Coronavirus, Crisanti a Sky TG24: "Discoteche chiuse? Mossa coraggiosa e coerente"

Salute e Benessere

Il professore ordinario di microbiologia all'Università di Padova: "In Italia, se andiamo a guardare rispetto a due o tre settimane fa, i casi si sono triplicati”. E aggiunge: “Non credo che l'epidemia si sia modificata, penso che le persone anziane stanno molto più attente e sicuramente c'è molta più cura nella gestione delle case  di riposo”

La chiusura delle discoteche "penso che sia un provvedimento coraggioso e coerente, che mette fine alla babele di voci e di provvedimenti e che sicuramente dà un segnale ai giovani. Penso abbia anche un impatto sulle trasmissioni perché le discoteche sono un luogo in cui sicuramente è favorita la diffusione del virus, perché si entra involontariamente in contatto con persone che non si conoscono, aumenta la respirazione e chiaramente sono condizioni in cui si facilita l’infezione”. È questa la posizione di Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova, che in un intervento a Timeline, su Sky TG24, ha affrontato alcuni dei temi più caldi legati alla pandemia di Covid-19.

"Ci sono state dichiarazioni forse dettate da un eccessivo ottimismo e sicuramente non da un'analisi approfondita. Penso che molti di coloro che hanno fatto queste dichiarazioni ora sono in fase di ripensamento. Sicuramente hanno generato un senso di falsa sicurezza che non ha aiutato”, ha precisato l’esperto. 

“Nelle ultime settimane in Italia i casi sono triplicati”

 

Nel corso del suo intervento Crisanti ha fotografato la situazione attuale nel nostro Paese in rapporto alla diffusione del nuovo coronavirus. 

"In Italia, se andiamo a guardare rispetto a due o tre settimane fa, i casi si sono triplicati. Sono casi che originano principalmente da trasmissione endogena, e sono sicuramente importati. L'Italia non sta in una bolla impermeabile rispetto a quanto succede nel resto del mondo, dove ci sono stati due o trecento mila casi al giorno e chiaramente l’Italia non poteva rimanere esente da questa problematica”, ha dichiarato Crisanti, sostenendo che l’epidemia non si è modificata.  

“Si dice che l’epidemia adesso colpisca di più i giovani, ma se vediamo l'analisi pubblicata dell'Istat - ha aggiunto Crisanti - vediamo che anche nell'epidemia passata la maggior parte delle persone positive aveva un'età compresa tra 19 e i 50 anni, il problema è che prima arrivano alla nostra attenzione prevalentemente persone malate che erano persone tra i 55 e gli 85 anni. Non credo che l'epidemia si sia modificata, penso che le persone anziane stanno molto più attente e sicuramente c'è molta più cura nella gestione delle case  di riposo".

 

Crisanti: “Asintomatici hanno carica virale paragonabile a sintomatici”

 

“Sugli asintomatici abbiamo recentemente condiviso con la comunità scientifica uno studio che è stato pubblicato su Nature, la più prestigiosa rivista internazionale, nel quale si chiarisce una volta per tutte che gli asintomatici hanno una carica virale paragonabile a quella dei sintomatici e che sono in grado di trasmettere. Su questo tutta la comunità scientifica concorda”, ha dichiarato Crisanti commentando la richiesta del Governatore del Veneto Luca Zaia alla comunità scientifica di avere più chiarezza sulla contagiosità degli asintomatici. “Rimango sorpreso che vengano fatte queste domande alla comunità scientifica, forse sarebbe opportuno che invece di fare domande alla comunità scientifica si leggessero i contributi scientifici”, ha aggiunto il professore ordinario di microbiologia all'Università di Padova. 

“Sì ai test per i passeggeri che arrivano da Paesi a rischio” 

 

Quanto ai nuovi focolai italiani causati dal rientro dall'estero di giovani dalle vacanze, secondo l’esperto “concentrare i test al rientro negli aeroporti non è gestibile nel lungo periodo”. La soluzione sarebbe che “prima di mettersi in viaggio per l’Italia dai Paesi considerati a rischio, i passeggeri si facciano il test all’origine e che le compagnie non accettino passeggeri che non hanno un test negativo. Questo risolverebbe tutto e subito e sarebbe la cosa più gestibile”, precisa l’esperto.  

Ribadendo l’importanza del vaccino antinfluenzale per riuscire ad ottimizzare l’identificazione dei casi di coronavirus, Crisanti ha poi aggiunto: “È fondamentale che quante più persone possibile si vaccinino contro l’influenza. A questo punto si apre una grossa domanda: quanti vaccini, che vanno ordinati tra aprile e maggio, sono stati ordinati dalle nostre Regioni? Nessuno lo sa”.

 

Scuola: “Le misure adottate non impediscono che diventi un moltiplicatore di infezione”

 

Quanto all’ormai prossima riapertura delle scuole, Crisanti ha commentato: “Sulla scuola ho una visione leggermente diversa dalla via che si è seguita, perché penso che la soluzione che è stata trovata è un soluzione che privilegia fondamentalmente la sollevazione di responsabilità da parte dei presidi e non è una misura che avrà un impatto importante sulla trasmissione del virus”. 

“Sulla scuola ci sono tre livelli: dobbiamo impedire che le persone che lavorano nella scuola si infettino, dobbiamo fare in modo che la scuola non diventi un focolaio o un moltiplicatore di infezione e dobbiamo proteggere i presidi dalla responsabilità”, ha aggiunto l’esperto, precisando che per ottenere questi risultati è fondamentale “impedire che gli infetti entrino a scuola. Perché se una persona infetta dovesse entrare a scuola non penso che le misure adottate possano impedire che la scuola diventi un moltiplicatore di infezione”, ha aggiunto.

“Possiamo tenere i bambini o gli adolescenti con la mascherina o mettere i banchi con le rotelle, ma quanto escono da scuola fanno quello che gli pare. Questo non è un modo per affrontare un problema. Altro aspetto ridicolo è quello della misura delle temperatura a casa, non si può pensare che otto milioni di famiglie misurino la temperatura con metodi e termometri diversi, inoltre abbiamo stabilito una soglia della temperatura di 37,5 che è quella per gli adulti. La temperatura va misurata a scuola. Vedo grande confusione sulla scuola”, ha concluso Crisanti.

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