Coronavirus, Crisanti a Sky TG24: "Contagi di rientro e focolai: testare tutti i contatti"

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Il professore ordinario di microbiologia all'Università di Padova: "La strategia è molto semplice, occorre testare tutti i contatti delle persone contagiate, tutti i familiari, gli amici, i vicini e i colleghi di lavoro". E aggiunge: "Bisogna accettare il fatto che in questa situazione i focolai scoppieranno e saranno anche più frequenti in ottobre e novembre"

“L’Italia non è in una bolla. Questa settimana ci sono stati in media circa duecentomila casi al giorno nel mondo. È chiaro che siamo esposti a un contagio di rientro o alla riattivazione di focolai di trasmissione che non è stata completamente eliminata. Questa dinamica era abbastanza prevista, sta accadendo in Israele, Cina e Australia. La cosa più importante è verificare se abbiamo la capacità di individuare questi focolai e di spegnarli rapidamente. Penso che al momento il sistema abbia abbondantemente dato dimostrazioni di saperlo fare”. A dirlo, ai microfoni di Sky Tg24 è Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova. “La strategia è molto semplice - ha aggiunto -, bisogna testare tutti i contatti delle persone contagiate, tutti i familiari, gli amici, i vicini e i colleghi di lavoro. Se si fa questo si intercettano le persone a cui eventualmente è stata trasmessa l’infezione. Questa è la ricetta che funziona”  (CORONAVIRUS, LO SPECIALE - AGGIORNAMENTI LIVE).

 "Focolai più frequenti in ottobre e novembre"

Secondo il professore, “non si possono mettere in coercizione sessanta milioni di italiani. Bisogna accettare il fatto che in questa situazione i focolai scoppieranno e saranno anche più frequenti in ottobre e novembre. La cosa più importante - ha sottolineato - è dare messaggi chiari agli italiani senza dire bugie. Bisogna dire che il rischio c’è, che non siamo in una bolla e che i comportamenti di distanziamento sociale e l’uso delle mascherine non devono essere abbandonati”.

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"Tso necessario per chi mette in pericolo salute degli altri"

Per Crisanti, “se una persona è positiva al coronavirus deve essere messa nelle condizioni di non trasmettere l’infezione ad altri, se non lo fa spontaneamente è evidente che non può mettere in pericolo la salute degli altri. Ogni volta che si mette in pericolo la salute degli altri prevale il bene pubblico, quindi penso che il Tso in questi casi debba essere necessario, estenderlo al caso del Covid non è una cosa negativa. Il Tso - ha ribadito il microbiologo - dovrebbe applicarsi in tutti i casi in cui vengono rifiutate le cure o si dimostra che la persona non si adegua alle misure”.

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"Mi preoccupa rientro in Italia di persone infette"

“La cosa che mi preoccupa di più in questo momento è la possibilità che rientrino in Italia, senza poterle intercettare, delle persone infette che possano riaccendere i focolai. La seconda cosa che mi preoccupa di più è che le persone pensino che il rischio è finito”, ha aggiunto Crisanti. ”Si possono mettere sotto sorveglianza le persone che provengono da aree in cui la trasmissione del virus è particolarmente esplosiva come, ad esempio, Cina, India, Brasile e Stati Uniti. Ci sono i mezzi per tracciare gli spostamenti e le persone che arrivano devono essere monitorate, non soltanto con la temperatura che non serve a niente”, ha concluso il professore.

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