Lo hanno dimostrato alcuni test sugli animali malati, compiuti dai ricercatori dell'Università di Rochester, negli Stati Uniti, grazie al trapianto di particolari cellule progenitrici del cervello umano, dette cellule gliali
Un nuovo ed importante passo nell’ambito delle cure legate alla sclerosi multipla è stato compiuto attraverso alcuni esperimenti sui topi condotti dai ricercatori dell'Università di Rochester, negli Stati Uniti, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Cell Reports”. In sostanza nei roditori malati il cervello è stato “riparato” e i movimenti sono stati ripristinati grazie al trapianto di particolari cellule progenitrici del cervello umano, che hanno favorito una nuova linfa al rivestimento isolante dei neuroni, migliorandone la funzionalità. La sperimentazione continuerà e potrebbe aprire la strada ai primi test clinici sull'uomo, non solo per la sclerosi multipla, ma anche per altre malattie, come la leucodistrofia dei bambini e i danni da ictus che colpiscono la materia bianca del cervello.
Le fasi dello studio
"Questi risultati dimostrano che attraverso il trapianto di cellule gliali umane, possiamo effettivamente ottenere la rimielinizzazione nel cervello adulto", ha spiegato Steve Goldman, professore di Neurologia e Neuroscienze presso l’University of Rochester Medical Center (URMC) e autore principale dello studio. "Gli esiti dei test effettuati hanno implicazioni terapeutiche significative e rappresentano una prova importante per futuri studi clinici sulla sclerosi multipla e su potenziali altre malattie neurodegenerative", ha detto. Tra l’altro, come si legge proprio all’interno di un articolo pubblicato sul portale dell’ateneo americano, tali risultati sono il culmine di oltre 15 anni di ricerca degli stessi scienziati per comprendere come le cellule gliali si sviluppano e funzionano e quale sia il loro ruolo nei disturbi neurologici. Proprio Goldman ed il suo team hanno sviluppato alcune tecniche per manipolare la segnalazione chimica delle cellule staminali embrionali e per creare così cellule gliali. Un sottotipo di queste, chiamate cellule progenitrici gliali, dà origine proprio alle principali cellule di supporto del cervello, chiamate astrociti e oligodendrociti, che svolgono un ruolo importante nella salute e nelle funzioni principali delle cellule nervose.
Il ruolo delle cellule gliali
Nella sclerosi multipla, spiegano gli esperti, le cellule gliali si perdono nel corso della malattia. In particolare, il sistema immunitario attacca gli oligodendrociti. Queste cellule producono una sostanza chiamata mielina, che a sua volta produce una sorta di “isolamento" che consente alle cellule nervose vicine di comunicare tra loro. Man mano che la mielina si perde nel procedere della malattia, i segnali tra le cellule nervose vengono interrotti, con conseguente perdita di funzione riflessa nei deficit sensoriali, motori e cognitivi. Nelle prime fasi della malattia, indicata come sclerosi multipla recidivante, la mielina persa viene reintegrata dagli oligodendrociti. Tuttavia, nel tempo queste cellule si esauriscono, non possono più svolgere questa funzione e la malattia diventa progressiva e irreversibile. Nel nuovo Goldman ha dimostrato che quando le cellule progenitrici gliali umane vengono trapiantate nei topi adulti malati, le cellule migrano dove serve, creano nuovi oligodendrociti e sostituiscono la mielina persa.