Lo ha sottolineato uno studio nazionale della Società Italiana di Cardiologia (SIC) che ha riguardato 54 ospedali. I dati emersi, rilevati a marzo 2020 in piena emergenza Covid-19, sono stati confrontati con gli stessi riguardanti l’anno prima
"Se questa tendenza dovesse persistere e la rete cardiologica non sarà ripristinata, ora che è passata questa prima fase di emergenza, avremo più morti per infarto che di Covid-19": è questo l’allarme della Società Italiana di Cardiologia (SIC), nelle parole del suo presidente, Ciro Indolfi, ordinario di cardiologia presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro, a seguito di uno studio nazionale in 54 ospedali che ha rilevato un forte aumento delle morti per infarto, con valori triplicati. I dati, dicono gli esperti, parlano di una mortalità per infarto che è passata dal 4.1% al 13.7% a causa della mancanza di cure. Sono stati ridotti del 60% i ricoveri e sono aumentati i ritardi negli interventi, coi i tempi che sono si dilatati fino al 39%, causati dalla paura del contagio. Lo studio, ha spiegato Indolfi, è stato effettuato nella settimana 12/19 marzo, durante la pandemia di Covid-19 e i dati emersi sono stati confrontati con lo stesso periodo dello scorso anno.
I dati dello studio
"Il calo più evidente ha riguardato gli infarti con occlusione parziale della coronaria ma è stato osservato anche in ben il 26,5% dei pazienti con una forma più grave d'infarto”, ha spiegato, entrando nel dettaglio, Salvatore De Rosa, coautore dello studio. La riduzione dei ricoveri per infarto, sottolineano i cardiologi, è stata maggiore nelle donne rispetto agli uomini e non solo i pazienti con infarto si sono fatti ricoverare meno ma quelli che lo hanno fatto hanno aspettato più tempo del normale. Un altro dato emerso riguarda la territorialità. “Nonostante la pandemia Covid 19 si sia concentrata nel Nord Italia, la riduzione dei ricoveri per infarto è stata registrata in modo omogeneo in tutto il Paese: Nord e Sud 52,1% e 59,3% al Centro, hanno precisato gli esperti.
Le altre patologie cardiache
Dati simili riguardano poi anche lo scompenso cardiaco, causato dall'incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione contrattile di pompa e di soddisfare il corretto apporto di sangue a tutti gli organi."Una riduzione simile a quella dei ricoveri per infarto è stata registrata anche per lo scompenso cardiaco, con un calo del 47% nel periodo Covid rispetto al precedente anno”, ha sottolineato Pasquale Perrone Filardi, Presidente eletto SIC. In questo caso, la riduzione dei ricoveri è stata simile tra gli uomini e le donne. In linea le statistiche che riguardano la fibrillazione atriale, l'aritmia più diffusa nella popolazione generale, con una diminuzione dei ricoveri di oltre il 53 % rispetto alla settimana equivalente del 2019: lo stesso dicasi per malfunzione di pace-makers, defibrillatori impiantabili e per embolia polmonare: per questi casi è stata registrata una riduzione del 29,4% di ricoveri. "L'organizzazione degli ospedali e del 118 in questa fase è stata dedicata quasi esclusivamente al Covid-19”, ha detto ancora Indolfi. “Molti reparti cardiologici sono stati utilizzati per i malati infettivi e per timore del contagio i pazienti ritardano l'accesso e arrivano in condizioni sempre più gravi, con complicazioni, che rendono molto meno efficaci le cure salvavita come l'angioplastica primaria".