Coronavirus, tra gli esperti una preoccupazione è l'Africa

Salute e Benessere

Dopo il primo caso confermato di contagio, avvenuto in Egitto, è Alberto Mantovani, direttore scientifico della clinica Humanitas di Rozzano, nel Milanese, ad esprimere i timori diffusi tra la comunità scientifica 

Di fronte all'epidemia del nuovo coronavirus cinese, una tra le più grandi preoccupazioni per molti medici ed esperti è che Sars-Cov-2 possa diffondersi anche in Africa. A confermare questo timore è stato anche l'immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico della clinica Humanitas di Rozzano, nel Milanese. "La mia grande preoccupazione è l'Africa: per questo c'è bisogno di strumenti diagnostici affidabili sul campo e a basso costo", ha spiegato. (LA DIFFUSIONE GLOBALE IN UNA MAPPA ANIMATA)

Una task force già operativa

Ciò che per ora si sa è che un primo caso confermato è già stato segnalato, in Egitto: anche per questo motivo e per prepararsi così al rischio concreto di un'epidemia, i vertici politici e sanitari africano hanno già istituito una task force. A confermarlo è stato, alcuni giorni fa, il direttore dell'Africa Centers for Disease Control and Prevention (Africa Cdc), John Nkengasong. L’unità operativa, che comprende esperti in materia di vari Stati e vede anche la collaborazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è coordinata nello specifico da cinque Paesi, ovvero Senegal, Kenya, Marocco, Nigeria e Sudafrica.

Non abbassare le guardia

In questa fase, ha continuato ancora Mantovani, "la linea di difesa è rappresentata dalla diagnosi più veloce possibile, seguita dalla sfida di sviluppare nuovi strumenti diagnostici semplici e a basso costo, fondamentali per i paesi poveri". Con un focus importante da non perdere mai di vista: “Se abbassiamo la guardia della ricerca scientifica, ci troveremo disarmati", è l’appello dell’esperto. Un altro obiettivo da perseguire contro questa minaccia è poi lo sviluppo di farmaci e di un vaccino, che però, come già detto ampiamente anche da altri specialisti, ha bisogno di diversi mesi prima di diventare realtà. “Ci sono infatti gli strumenti per identificare il bersaglio del vaccino in poco tempo, ma per svilupparlo e sperimentarlo servirà qualche anno". Quanto alle misure di contenimento, poi, ecco che la speranza del direttore scientifico di Humanitas è che queste abbiano davvero successo. “Se c'è una cosa su cui è facile sbagliare in epidemie di questo genere sono le previsioni. Indubbiamente questo tipo di contenimento che si sta approntando contro il virus è qualcosa di epocale, non c'è mai stata nella storia una quarantena così grande", ha poi concluso Mantovani.  (DOMANDE E RISPOSTE DEL MINISTERO DELLA SALUTE)

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