E’ stato progettato, dopo quattro anni di studi, da un gruppo di chirurghi, biologi e ingegneri dell’università di Zurigo e promette di mantenere nelle sue funzioni vitali l’organo per una settimana, contro le poche ore delle tecnologie attuali
Un’importante novità nell’ambito dei trapianti arriva dalla Svizzera, in particolare da un gruppo di esperti dell'ospedale universitario di Zurigo, del politecnico federale di Zurigo e dell'università di Zurigo, coordinato da Pierre-Alain Clavien e Philipp Rudolf von Rohr. Gli esperti coinvolti hanno infatti messo a punto una macchina in grado di favorire la rigenerazione del fegato, mantenendo l’organo in tutte le sue funzioni anche fuori dall'organismo, per il tempo massimo di una settimana.
Un sistema di perfusione
Descritta anche in un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Biotechnology”, questa macchina promette di sovvertire le attuali tecnologie disponibili in ambito medico che permettono di conservare il fegato fuori dal corpo solo per poche ore. Sviluppata in quattro anni di studio da chirurghi, biologi e ingegneri nell'ambito del progetto 'Liver4Life', la macchina lavora secondo un complesso sistema di perfusione del fegato, che mima quello dell'organismo garantito dalla circolazione sanguigna. La speranza degli esperti, si legge sul sito dell’ateneo di Zurigo, è questa macchina possa “aumentare il numero di organi disponibili per i trapianti su pazienti con gravi malattie al fegato o forme di cancro".
Nuove implicazioni nei trapianti
Si tratta dunque, dicono gli specialisti, di un importante passo avanti nella medicina dei trapianti, che potrebbe permettere di aumentare il numero di organi disponibili per il trapianto e salvare molte vite in più di quello che già oggi è possibile fare. Questo anche pensando al fatto che i fegati delle persone decedute, inizialmente non adatti all'uso dei trapianti, possono riguadagnare la piena funzionalità mentre sono perfusi nella nuova macchina messa a punto in Svizzera. "Il successo di questo esclusivo sistema di perfusione apre la strada a molte nuove applicazioni nella medicina dei trapianti e dei tumori aiutando i pazienti che non possono usufruire di innesti epatici", ha spiegato il professor Clavien, presidente del dipartimento di chirurgia e trapianti dell'ospedale universitario di Zurigo (USZ). Quando il progetto è iniziato nel 2015, dicono ancora gli esperti, i fegati potevano essere tenuti nella macchina solo per 12 ore. La perfusione di sette giorni, anche su organi di scarsa qualità, consente adesso un'ampia gamma di strategie, come la riparazione di lesioni preesistenti, la pulizia dei depositi di grasso nel fegato o persino la rigenerazione dell’organo deteriorato.
Primi test positivi
I primi segnali positivi sono stati già riscontrati. Infatti sei fegati su dieci di scarsa qualità perfusi, rifiutati per il trapianto da tutti i centri in Europa, sono tornati al pieno funzionamento entro una settimana dalla permanenza nella macchina. Il prossimo passo sarà quello di usare questi organi per il trapianto.