Mosa Meat, nata nel 2013 presso l’Università di Maastricht, sta mettendo a punto un sistema che prevede di produrre carne a partire dalle cellule della mucca, evitando così di macellare centinaia di migliaia di animali
La scommessa è rivoluzionaria: cercare di produrre 175 milioni di hamburger a partire dalle cellule di una sola mucca, invece di allevarne e macellarne ben 440mila. E senza alcuna modifica genetica. L’idea appartiene alla start up Mosa Meat, nata nel 2013 presso l'Università di Maastricht in Olanda e basata sul progetto di ricerca che ha portato il team guidato dal professor Mark Post a presentare al grande pubblico il primo hamburger creato totalmente in laboratorio e proveniente dalla coltura cellulare.
Una produzione sostenibile
Costato 250mila euro e finanziato da Sergey Brin, il co-fondatore di Google, il primo progetto presentato a Londra sei anni fa nasceva dall’idea di trovare un nuovo metodo per produrre carne vera, al fine di nutrire una popolazione in rapida crescita, ma in modo sostenibile, sano e rispettoso degli animali. Negli ultimi anni la start up ha fatto importanti progressi scientifici anche e soprattutto per ridurre notevolmente il prezzo della carne creata in laboratorio. L’impegno attuale è quello legato al potenziamento del processo di produzione e al lancio dei primi prodotti sul mercato nei prossimi anni. “Ma non si può parlare di date certe”, ha raccontato in un’intervista all'Ansa la direttrice operativa di Mosa Meat, Sarah Lucas. “Ci sono alcune incognite a livello scientifico e i tempi per l'autorizzazione per l'immissione in commercio non dipendono solo da noi", ha specificato.
I dettagli del processo di produzione
Il processo di produzione di carne coltivata è simile alla produzione di carne di bestiame, ad eccezione delle cellule che crescono all'esterno del corpo dell'animale. Il primo passo è quello di prelevare alcune cellule dal muscolo di un animale, come una mucca se si vuole produrre carne bovina, che viene eseguita con una piccola biopsia in anestesia. Le cellule che vengono prese sono chiamate cellule ‘miosatellite’ e sono in pratica le cellule staminali dei muscoli. La funzione di queste cellule staminali all'interno dell'animale è quella di creare un nuovo tessuto muscolare quando il muscolo è ferito. Questa capacità viene sfruttata dai ricercatori nella produzione di carne coltivata, così come si può leggere sul sito di Mosa Meat.
Fino a trilioni di cellule da un piccolo campione
Una volta prelevate, le cellule sono poste in un ambiente sterile contenente nutrienti e fattori di crescita presenti in natura e lasciate proliferare proprio come farebbero all'interno di un animale. Da questo processo si possono arrivare ad ottenere fino a trilioni di cellule, partendo da un piccolo campione. La crescita avviene in un bioreattore, che assomiglia ai bioreattori in cui fermentano birra e yogurt. Quando si vuole che le cellule si differenzino in cellule muscolari, gli scienziati smettono di alimentarle e impediscono che si differenzino da sole. Le cellule muscolari si fondono naturalmente per formare ‘miotubi’ (una fibra muscolare primitiva che non è più lunga di 0,3 mm). I miotubi vengono quindi inseriti in un gel composto al 99% da acqua, che aiuta le cellule a plasmare la forma delle fibre muscolari. La tendenza innata delle cellule muscolari a contrarsi fa sì che inizino a ingrossarsi, diventando un piccolo filamento di tessuto muscolare. Quando tutti questi fili sono stratificati insieme, si può iniziare ad ottenere la carne. Secondo le stime dei ricercatori di Mosa Meat, da un campione di una mucca, utilizzando questo procedimento, si possono produrre 800 milioni di strati di tessuto muscolare, sufficienti per produrre 80.000 quarti di libbre.
Nessuna modifica genetica
La carne può quindi essere lavorata utilizzando tecnologie alimentari standard, ad esempio inserendole in un tritacarne per produrre carne macinata. Un fattore importante che la start up tiene a precisare è che questo processo non comporta una modificazione genetica. “La modifica genetica non è necessaria per il processo. Le cellule, all’interno del processo, stanno facendo quello che farebbero normalmente all'interno dell'animale, quindi non devono essere riprogrammate in alcun modo” hanno specificato gli esperti.