Il rapporto del Censis "Vivere con l'emicrania" racconta di una malattia che non allarma troppo seppur molto diffusa, che colpisce l’11,6% della popolazione, in modo più frequente le donne
L’emicrania è una patologia invalidante ma purtroppo ancora sottovalutata. È il dato sostanziale che emerge dal rapporto "Vivere con l’emicrania", condotto dal Censis (Centro Studi Investimenti Sociali, un istituto di ricerca socioeconomica italiano fondato nel 1964) con il sostegno di Ely Lilli, Novartis, e Teva. La ricerca ha permesso di interpellare un campione di 695 pazienti, con età variabile dai 18 ai 65 anni, tutte con diagnosi di emicrania.
Un problema "femminile"
I numeri emersi ben raccontano la dinamica della patologia. L’emicrania colpisce l’11,6% della popolazione italiana, ma è molto più frequente (tre volte di più) tra le donne che tra i maschi. Il rapporto dice che ne soffre il 15,8% delle prime, contro il 5% dei secondi. L’emicrania cronica (ovvero quel tipo di patologia che colpisce per più di 14 giorni in un mese) viene riscontrata soprattutto tra le persone più anziane (il 42,2% dei pazienti nella fascia di età 55-65 anni) e tra le donne (il 36,3% contro il 29,9% degli uomini).
Insorgenza in giovane età
Per la maggior parte dei pazienti intervistati l’insorgenza dell’emicrania è avvenuta in epoca giovanile: l’età media dei primi sintomi può attestarsi intorno ai 22 anni. L’esordio precoce è di nuovo sfavorevole alle donne: lo ha riscontrato il 42,1%, rispetto al 26% degli uomini. Nel complesso, quindi, la malattia appare più condizionante per le donne, che definiscono "scadente" il proprio stato di salute nel 34,1% dei casi contro il 15% degli uomini.
Diagnosi ritardata
Un altro aspetto emerso dalla ricerca è la difficoltà con cui i pazienti segnalano la patologia ai medici. Il ricorso agli specialisti non sempre è immediato. Il 41,1% dei pazienti ha aspettato più di un anno (oltre il 20% ha aspettato 5 anni o più), il 18,8% tra 6 e 12 mesi, il 26,5% fino a 6 mesi. Solo il 13,6% ha consultato il medico appena i sintomi si sono palesati. Il ritardo, spesso, sembra essere causato dalla tendenza a minimizzare il problema, legata alla difficoltà di associare al mal di testa un potenziale pericolo per la propria salute. L’informazione a proposito non è sempre chiara. Se è vero che i pazienti coinvolti hanno dichiarato in larga maggioranza (oltre l’80%) di essere molto o abbastanza informati sull'argomento, lo stesso non può dirsi sulla qualità delle informazioni in possesso dei pazienti. Molti esprimono un giudizio positivo sulle informazioni in loro possesso, ovvero il 45,2%. Ma molti di più, il 49,1%, dichiarano insoddisfazione.
Alcuni numeri sulla patologia
Quanto dura un attacco di emicrania? La durata media, se la patologia non è debitamente trattata, nel 46% dei casi è pari a 24/48 ore. Nell'ultimo mese prima dello studio il 44,3% dei pazienti ha contato tra i 6 e i 15 giorni di dolore. Il 69,9% non riesce a fare nulla durante l’attacco, il 58% vive quasi nella paura aspettando l’insorgenza dei sintomi. Per quasi il 28% dei pazienti (il 26% degli uomini, il 28,4% delle donne, il 38,1% dei cronici) l’emicrania ha chiaro riflessi sull'attività professionale, per il 18% sul percorso di studi.