Dalla musica un aiuto contro la demenza e la depressione
Salute e BenessereEsercitando un’azione profonda sul cervello, le note musicali riescono ad alleviare le sofferenze associate a varie patologie e aiutano a rafforzare la ‘riserva cognitiva’
Oltre a essere piacevole da ascoltare, la musica ha anche degli effetti positivi sulla salute. Il suo potere terapeutico può alleviare le sofferenze di chi soffre di disturbi dell’umore, disagio psichico, depressione, demenza, malattie neurodegenerative e altro ancora. A spiegarlo è Alice Mado Proverbio, docente di psicobiologia e psicologia fisiologica presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca. "La musica conforta il paziente, ne migliora l'umore e stimola la memoria autobiografica, facendo riaffiorare ricordi personali e rafforzandone l'identità", spiega l’esperta. Inoltre, la pratica musicale come hobby o sotto forma di musicoterapia aiuta a rafforzare la ‘riserva cognitiva’, la resilienza del cervello allo sviluppo della demenza.
Le proprietà terapeutiche della musica
Le proprietà terapeutiche della musica sono state dimostrare nel corso di numerosi studi. I risultati di una ricerca condotta nel 2014 dai ricercatori dell’Università della California del Sud su 435 coppie di gemelli indicano che suonare uno strumento riduce le probabilità di sviluppare una demenza senile, a prescindere dal sesso, dalla salute o dalla forma fisica degli individui. Nei pazienti con Parkinson, abbinare i passi a stimoli ritmici esterni può portare a dei miglioramenti motori a lungo termine, come una camminata più veloce o dei passi più lunghi e sicuri. Suonare uno strumento rappresenta un’utile terapia riabilitativa anche per le persone che hanno subito lesioni motorie. Nel corso di uno studio è stato osservato che suonare il pianoforte ha permesso ad alcuni pazienti con paresi della mano o del braccio di riacquistare le proprie abilità motorie fini più rapidamente rispetto alla terapia riabilitativa tradizionale.
Ma da cosa dipende l’efficacia terapeutica della musica? Alice Mado Proverbio spiega che deriva dai meccanismi cerebrali compensatori messi in atto dalle note musicali. L’esperta aggiunge che numerose ricerche hanno dimostrato l’efficacia del canto terapeutico nel recupero di pazienti affetti da afasia e Parkinson, oltre che nel trattamento della balbuzie e di altri disturbi del linguaggio.