Neonati, dormire con mamma e papà fa bene alla salute: lo dice uno studio

Salute e Benessere
Neonati (Getty Images)
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Un team di ricercatori dell'Università del Maryland e della Radboud University ha realizzato il primo studio longitudinale sul sonno infantile e le conseguenze nei primi anni di vita 

I bebè che dormono nella camera da letto dei genitori beneficerebbero di una migliore qualità del sonno e svilupperebbero un comportamento più favorevole alla socializzazione. Questo è quanto è emerso da uno studio condotto dall'Università del Maryland e dalla Radboud University, pubblicato sulla rivista scientifica Child Development.
La ricerca fa parte del progetto Bibo, realizzato per esaminare l’impatto degli accorgimenti prenatali sullo sviluppo e sulla salute dei bambini.
Ci sono molti pareri contrastanti in questo ambito.
Molti adulti scelgono di far dormire il proprio figlio nella sua camera perché ritengono che possa aiutarlo sviluppare una maggiore indipendenza. Altri genitori, invece, credono che la condivisione delle stanze abbia effetti favorevoli sullo sviluppo comportamentale dei bambini.
Gli esperti consigliano di dormire con il proprio bambino per i primi sei mesi di vita. Questa sistemazione dimezzerebbe il rischio di Sids, la sindrome della morte improvvisa del neonato.
"Nonostante i numerosi punti di vista sulle possibili conseguenze negative o positive a lungo termine della condivisione delle stanze tra genitori e bambini, fino a ora nessuno studio ha mai analizzato le modalità di sonno dei bambini nella prima fase della vita e il loro collegamento con lo sviluppo comportamentoale”, spiega Roseriet Beijers, psicologa dello sviluppo infantile.

Monitorati più di 200 bambini

Per ovviare a questa mancanza e per incrementare le conoscenze in questo ambito, l’equipe della dottoressa Beijers ha realizzato il primo studio longitudinale sul sonno infantile e le conseguenze nei primi anni di vita.
Per farlo gli esperti hanno monitorato quasi 200 bambini e i loro genitori. A questi ultimi è stato chiesto di aggiornare quotidianamente un diario dei primi sei mesi di vita del bebè, indicando le modalità del sonno del proprio figlio. Hanno successivamente osservato, servendosi delle dichiarazioni degli insegnanti e dei genitori, il comportamento dei bambini fino all'età tra i sei e gli otto anni.
Sono riusciti così ad analizzare quanto influisse la sistemazione notturna dei bambini nello sviluppo di problemi del sonno, di disturbi comportamentali e nell’insorgenza di problematiche legate all’ambito sociale.

Risultati della ricerca

I risultati dimostrano che la condivisione della stanza nella prima fase della vita è correlata a un grande numero di risultati positivi, quali una migliore qualità del sonno infantile e minori difficoltà nell’instaurare relazioni sociali.
“Questo studio non rivela alcun effetto negativo della condivisione della stanza nei primi sei mesi di vita sullo sviluppo del bambino”, spiega la dottoressa Beijers.
Verranno condotte delle successive ricerche al fine di approfondire le conoscenze sul tema.

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