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Scoperto farmaco che blocca malattia simile a quella del piccolo Alfie

Salute e Benessere

Lo studio, cui ha partecipato anche l'ospedale Bambin Gesù di Roma, ha coinvolto 23 bambini con rara patologia neurodegenerativa. Ai pazienti è stato dato l'enzima mancante e la malattia ha smesso di progredire

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Una rara malattia neurodegenerativa della stessa famiglia di quella che ha colpito il piccolo Alfie Evans può essere bloccata da un farmaco. Si tratta della ceriodolipofuscinosi neuronale di tipo 2 (CLN2), una patologia che porta alla distruzione del sistema nervoso centrale dei bambini e che può essere fermata rimpiazzando l'enzima di cui questi pazienti sono carenti. A questa conclusione arriva una sperimentazione condotta su 23 bambini in quattro diversi Centri internazionali, tra cui il Bambino Gesù di Roma al quale i genitori del piccolo Alfie avevano chiesto che venisse trasferito il figlio per continuare a somministrargli le cure. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine

Sperimentazione mondiale

Lo studio, durato tre anni, ha coinvolto in fase 1 (la prima somministrazione di un farmaco negli umani) 23 bambini di varie nazionalità affetti da CLN2 allo stadio iniziale o al massimo intermedio. I piccoli erano ricoverati nell’ospedale di Roma, nel Centro medico universitario Hamburg-Eppendorf di Amburgo (Germania), nell'Ospedale Great Hormond Street di Londra (Regno Unito) e nel Nationwide Children's Hospital della Ohio State University a Columbus (Usa).

La terapia

A tutti i bambini dello studio è stato infuso, direttamente nel cervello, il farmaco contenente un principio attivo chiamato "cerliponase alfa", che sostituisce l'enzima carente nelle persone colpite da CLN2. L'87% dei bambini che hanno completato il trial non ha subito il declino motorio e del linguaggio atteso nella naturale evoluzione della malattia. Questa patologia degenerativa del sistema nervoso centrale inizia a manifestarsi nei bambini di 2 o 3 anni di età. Appartiene alla famiglia delle ceroidolipofuscinosi neuronali, una decina di forme che in Italia riguardano circa una persona ogni 100mila nuovi nati. Alfie, spiegano i medici, era colpito da una di queste forme: per questo i genitori avevano chiesto il trasferimento a Roma. La terapia ha ottenuto l'approvazione della Food and Drug Administration (Fda, l'ente Usa che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) e dell'Agenzia europea per i medicinali (Ema).

"Blocca la malattia ma non guarisce"

"Abbiamo documentato che questo farmaco può arrestare la progressione della malattia, ma non ristabilire le condizioni neurologiche originarie del bambino - dice Nicola Specchio, responsabile del reparto Epilessie rare e complesse del Bambino Gesù e fra gli autori dello studio -. Per garantire ai pazienti una qualità di vita ottimale è quindi fondamentale la diagnosi precoce".