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Cucchi, Cassazione: “Carabinieri consapevoli delle conseguenze delle percosse”

Lazio
©Ansa

La Corte ha respinto i ricorsi dei militari autori del pestaggio di Cucchi che sostenevano il “decorso anomalo” della sua morte: “La questione della prevedibilità dell’evento è certamente fuori discussione, date le modalità con le quali gli imputati hanno percosso la vittima”

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La Cassazione ha respinto i ricorsi dei carabinieri autori del pestaggio di Stefano Cucchi che sostenevano il "decorso anomalo" della sua morte (LA SENTENZA DI CASSAZIONE - I DUE CARABINIERI CHE SI SONO COSTITUITI - IL VERDETTO SUI DEPISTAGGI) dichiarando "fuori discussione" la "questione della prevedibilità dell'evento" delle lesioni e poi del decesso.

La decisione della Cassazione

"La questione della prevedibilità dell'evento - dice la Cassazione - è certamente fuori discussione, date le modalità con le quali gli imputati hanno percosso la vittima, con colpi violenti al volto e in zona sacrale, ossia in modo idoneo a generare lesioni interne che chiunque è in grado di rappresentarsi come prevedibile conseguenza di tale azione".

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Il legale della madre: “Riconosciuto nesso tra pestaggio e morte"

"La sentenza ha recepito quanto sostenuto fin dall'inizio da questa difesa in tema di nesso di causalità tra il pestaggio subito da Stefano ed il suo decesso", ha affermato l'avvocato Stefano Maccioni, legale della mamma di Stefano Cucchi, Rita Calore, commentando le motivazioni della sentenza della cassazione in relazione al pestaggio del trentenne morto nel 2009. "Unico rammarico è il tempo trascorso che alla fine rappresenta il vero nemico di tutte le vittime del reato", ha concluso il penalista che rappresenta anche Cittadinanzattiva.

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Anselmo: “Dedichiamo la sentenza a chi ha gettato fango”

"È scritto, nella sentenza della Cassazione, esattamente quello che abbiamo sostenuto per dodici anni. e fin dal primo processo, sulle cause della morte di Stefano Cucchi: le motivazioni che parlano del pestaggio da parte di due carabinieri avvenuto nella caserma Casilina e che ha aperto la strada all'esito drammatico della morte di Stefano, le dedichiamo a quanti in questi anni hanno gettato fango sulla famiglia Cucchi e su Stefano sostenendo che era morto non di botte ma perché non mangiava, o per altre falsità dello stesso genere. Dedichiamo questo verdetto a Salvini, a Giovanardi e a Gianni Tonelli, sindacalista del Sindacato autonomo di polizia", ha detto l'avvocato Fabio Anselmo, il legale di Ilaria Cucchi che ha combattuto con lei per cercare la verità sulla morte di Stefano, commentando le motivazioni depositate oggi dalla Cassazione. 

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L'accusa di falso ideologico in atto pubblico, aggravato, come contestato a due dei carabinieri coinvolti nel processo per la morte del geometra romano Stefano Cucchi, si prescrive il prossimo 25 luglio. Lo afferma la Cassazione nelle motivazioni che hanno disposto l'appello bis nei confronti dei militari dell'Arma Roberto Mandolini e Francesco Tedesco, condannati dalla Corte d'Assise di Appello di Roma il 7 maggio 2021 rispettivamente a quattro anni di reclusione il primo, e a due anni e mezzo il secondo per aver falsamente attestato, nel verbale di arresto di Cucchi, la rinuncia da parte del giovane romano alla nomina del difensore di fiducia. "Soprattutto", ricorda il verdetto degli 'ermellini', avevano omesso "di menzionare quanto realmente accaduto durante il tentativo fallito di effettuare i rilievi fotosegnaletici" e in particolare avevano taciuto sulla "partecipazione del Di Bernardo e del D'Alessandro alle operazioni di arresto". Secondo i giudici di merito, Mandolini - che era il superiore di Tedesco - "è stato l'autore materiale della condotta, mentre il Tedesco, nella consapevolezza del contenuto mendace del verbale, lo ha fatto proprio accettando di sottoscrivere l'atto come richiestogli da suo superiore". Per la Cassazione invece l'appello bis dovrà riesaminare se c'è stato, o meno, un "presunto disegno del Mandolini di non far apparire il nominativo dei due colleghi" che è "esattamente ciò che doveva essere provato". Quindi è da riesaminare la "natura dolosa delle menzionate omissioni". Ma sarà una lotta contro il tempo, la prescrizione è veramente alle porte.

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