Bimbo di tre anni ricoverato a Roma per sospetta epatite acuta sconosciuta

Lazio

Il caso si sarebbe verificato nelle scorse ore a Prato. A confermare la notizia è l'Asl Toscana Centro. Il piccolo si trova ora nell'ospedale Bambino Gesù di Roma

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Un caso di sospetta epatite acuta pediatrica di origine sconosciuta si sarebbe verificato nelle scorse ore a Prato. A confermare la notizia, diffusa dal sito Notizie di Prato, è l'Asl Toscana Centro. Il bambino che avrebbe contratto l'infezione ha tre anni ed è stato portato in ospedale ieri pomeriggio; in seguito è stato trasferito all'ospedale Bambino Gesù di Roma.  Altri due bambini con epatite a eziologia ignota sono stati segnalati dall'assessorato al Welfare di Regione Lombardia al Ministero della Salute. 

Escluso al momento il trapianto di fegato

Il bambino, ricoverato in rianimazione, era  stato ritenuto "candidabile al trapianto di fegato" vista la gravità della forma acuta che lo ha colpito, ma le condizioni del piccolo si sono poi stabilizzate e sono tornate sotto controllo quindi, si è poi appreso dall'ospedale, non c'è indicazione per il trapianto. Le analisi finora effettuate hanno escluso le origini note della malattia. Negativi anche i primi esami virologici per l'adenovirus. "L'episodio di epatite acuta resta quindi ancora di natura da definire, come ne capitano diversi ogni anno", specifica l'ospedale pediatrico.

Al Meyer di Firenze, ha spiegato l'epatologo Giuseppe Indolfi, "abbiamo fatto il percorso diagnostico e di assistenza, ma quando le caratteristiche della situazione clinica possono rendere necessario o ipotizzabile un trapianto di fegato, è previsto che il bambino venga avvicinato al più vicino centro trapianti di fegato. È un bambino che non ha nel proprio destino scritto un trapianto, ma a titolo cautelativo è stato avvicinato al centro di trapianti. È una forma di presentazione grave della malattia e questo ha reso necessario il suo trasferimento".

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Verifiche in corso

Alcuni casi di epatiti acute di origine non conosciuta si registrano ogni anno nella misura di poche unità. Si tratta di una patologia molto aggressiva che colpisce i bambini sotto i dieci anni, e della quale recentemente si sono verificati diversi casi in Europa (L'INTERVISTA A SKY TG24). Le verifiche in corso mirano a stabilire quanto questi episodi siano frequenti ora e se possano essere riconducibili a quanto sta accadendo nel resto d'Europa. "Sono arrivate alcune segnalazioni, su queste si sta indagando in maniera molto approfondita", ha spiegato Giovanni Rezza, direttore generale prevenzione del ministero della Salute.

L'epatologo Giuseppe Indolfi: "In Italia quattro possibili casi"

"In Italia per ora abbiamo dati parcellari, le indagini e i dati forniti dal ministero parlano di quattro possibili casi, stiamo cercando di capire se ci sono e quanti ce ne sono". Lo ha detto Giuseppe Indolfi, responsabile del reparto di epatologia del Meyer di Firenze, consulente dell'Oms e coordinatore del gruppo fegato della Società europea di gastroenterologia ed epatologia sui casi di sospetta epatite acuta pediatrica di origine sconosciuta. "Dobbiamo comunque avere - ha aggiunto - un livello di attenzione elevato perché nel caso in cui si dovesse verificare in Italia o in altri Paesi europei quello che si è verificato in Inghilterra la risposta dal punto di vista medico dovrebbe essere importante, dovremmo attivarci per capire come aiutare questi bambini, come identificarne la causa, come possono essere curati evitando di arrivare al trapianto di fegato". "È difficilissimo contare i casi - ha spiegato Indolfi - e quelli gravi che portano al trapianto di fegato solitamente in Italia sono inferiori a dieci all'anno, ma il denominatore è molto maggiore. Se nell'arco di qualche settimana arrivassimo a dimostrare che gli abituali 6-7 trapianti di fegato che abbiamo avuto negli ultimi anni si sono concentrati tutti nei primi quattro mesi dell'anno questo potrebbe essere indicativo per capire se è in corso un problema. Non è la malattia che ci fa allarmare, ma è l'eventuale incremento numerico".

L'allarme a livello europeo, spiega ancora l'esperto, è legato alla situazione del Regno Unito dove da inizio anno sono stati registrati 110 casi, di cui "nel 70% è stato identificato l'adenovirus, un virus molto comune, che solitamente dà raffreddore, mal di gola, ma raramente dà epatite acute così gravi. L'ipotesi è che si tratti di una forma virale perché ne ha tutte le caratteristiche".

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