Papa Francesco al Policlinico Gemelli: "Grazie per cure e affetto"

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Nella ricorrenza del Sacro Cuore di Gesù, il Pontefice ha incentrato la sua riflessione su tre parole: "ricordo, passione e conforto"

"Io vorrei rinnovare oggi il mio 'grazie' per le cure e l'affetto che ho ricevuto qui. Credo che in questo tempo di pandemia ci faccia bene fare memoria anche dei periodi più sofferti: non per intristirci, ma per non dimenticare, e per orientarci nelle scelte alla luce di un passato molto recente". Lo ha detto papa Francesco nell'omelia della messa celebrata stamane al Policlinico Gemelli - dove è stato operato al colon il 4 luglio scorso -, in occasione del 60/o anniversario dell'inaugurazione della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. 

"Ricordo, passione e conforto"

Nella ricorrenza del Sacro Cuore di Gesù, il Pontefice ha incentrato la sua riflessione su tre parole: "ricordo, passione e conforto". "Nella fretta di oggi - ha sottolineato -, tra mille corse e continui affanni, stiamo perdendo la capacità di commuoverci e di provare compassione, perché stiamo smarrendo questo ritornare al cuore, il ricordo, la memoria". "Senza memoria si perdono le radici e senza radici non si cresce - ha osservato -. Ci fa bene alimentare la memoria di chi ci ha amato, curato, risollevato". "Possiamo coltivare anche tra di noi 'l'arte del ricordo', facendo tesoro dei volti che incontriamo - ha proseguito Francesco -. Penso alle giornate faticose in ospedale, in università, al lavoro. Rischiamo che tutto passi senza lasciare traccia o che restino addosso solo tanta fatica e stanchezza". Secondo il Papa, "ci fa bene, alla sera, passare in rassegna i volti che abbiamo incontrato, i sorrisi ricevuti, le parole buone. Sono ricordi di amore e aiutano la nostra memoria a ritrovare sé stessa". "Quanto sono importanti questi ricordi negli ospedali! - ha esclamato - Possono dare il senso alla giornata di un ammalato. Una parola fraterna, un sorriso, una carezza sul viso: sono ricordi che risanano dentro, fanno bene al cuore. Non dimentichiamo la terapia del ricordo! Fa tanto bene".

"Appassionamoci dell'uomo"

Soffermandosi poi sulla "passione", Bergoglio ha spiegato che, "se vogliamo amare davvero Dio, dobbiamo appassionarci dell'uomo, di ogni uomo, soprattutto di quello che vive la condizione in cui il Cuore di Gesù si è manifestato: il dolore, l'abbandono, lo scarto. Soprattutto in questa 'cultura dello scarto' che noi viviamo oggi". "Quante parole diciamo su Dio senza far trasparire amore! - ha ammonito - Ma l'amore parla 'da sé', non parla 'di sé'. Chiediamo la grazia di appassionarci all'uomo che soffre, di appassionarci al servizio, perché la Chiesa, prima di avere parole da dire, custodisca un cuore che pulsa d'amore". A proposito infine del "conforto", Francesco ha constatato che "tante incertezze ci spaventano: in questo tempo di pandemia ci siamo scoperti più piccoli e fragili". "Nonostante tanti meravigliosi progressi, lo si vede anche in campo medico - ha detto -: quante malattie rare e ignote, quanta fatica a stare dietro alle patologie, alle strutture di cura, a una sanità che sia davvero come dev'essere, per tutti. Potremmo scoraggiarci. Per questo abbiamo bisogno di conforto". E 'a braccio' ha voluto sottolineare: "quando trovo nelle udienze persone, soprattutto bambini, bambine, e mi dicono 'ha una malattia rara'. Quante ce ne sono oggi!". "Incoraggiamoci con questa certezza, con il conforto di Dio. E chiediamo al Sacro Cuore la grazia di essere capaci a nostra volta di consolare", ha quindi aggiunto. "Vale anche per il futuro della sanità, in particolare della sanità 'cattolica': condividere, sostenersi, andare avanti insieme", ha concluso il Papa, affidando al Cuore di Gesù "la vocazione alla cura: facci 'sentire cara' ogni persona che si avvicina a noi nel bisogno".

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