Omicidio Mollicone, Evangelista: "Svolta indagini per porta rotta"

Lazio

Sul banco degli imputati siedono cinque persone: l'ex comandante della stazione dei Carabinieri di Arce, il maresciallo Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco. Gli altri due imputati sono l'ex vice comandante della caserma, il luogotenente Vincenzo Quatrale e l'appuntato Francesco Suprano

Un litigo tra giovani, della stessa comitiva e che si trascinava da giorni, degenerato e sfociato nell'aggressione mortale a carico di Serena Mollicone da parte di Marco Mottola, figlio dell'ex comandante della stazione dei Carabinieri di Arce. Questo il probabile movente dell'omicidio della studentessa avvenuto nel 2001 e che sta emergendo dal dibattimento. Il processo per l'omicidio di Serena Mollicone, la 18enne di Arce uccisa nel 2001, dopo la pausa estiva è tornato a svolgersi presso il tribunale di Cassino. (ARMA DEI CARABINIERI PARTE CIVILE)

Sul banco degli imputati

Sul banco degli imputati siedono cinque persone: l'ex comandante della stazione dei Carabinieri di Arce, il maresciallo Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco. Tutti e tre sono accusati, a vario titolo, di "omicidio volontario e occultamento di cadavere". Gli altri due imputati sono l'ex vice comandante della caserma, il luogotenente Vincenzo Quatrale, accusato di "concorso esterno morale di omicidio" e di "istigazione al suicidio" nei confronti del brigadiere Santino Tuzi, e l'appuntato Francesco Suprano che deve invece rispondere di favoreggiamento. Il primo ottobre, a deporre è stato il sottufficiale dell'Arma Gaetano Evangelista che subentrato al comando della caserma di Arce è riuscito a ricostruire quanto sarebbe accaduto nella struttura militare il 1  giugno del 2001 giorno in cui Serena Mollicone scompare da Arce per poi essere trovata morta due giorni dopo.

Il racconto del sottoufficiale

"Con l'assoluzione di Carmine Belli in Appello avvenuta nel 2006 in caserma - ha raccontato il sottoufficiale - il clima è cambiato e sembravano tutti impazziti. Il brigadiere Santino Tuzi e l'appuntato Francesco Suprano non si guardavano più in faccia e il clima era teso. Entrambi erano continuamente in malattia. Questo ha iniziato a insospettirmi e ho voluto approfondire alcune voci che giravano in paese: la nuova indagine sull'omicidio di Serena Mollicone è iniziata cosi', in sordina, piano piano, senza clamore perché nemmeno io potevo credere a quanto si vociferava in paese e cioé che quella ragazza fosse stata uccisa in caserma".

La svolta

A dare una volta al processo per l'omicidio di Serena Mollicone è stato proprio il maresciallo Evangelista che ha deposto come teste nell'accusa. Durante la nona udienza, il militare ha riferito gli esiti dell'informativa che riassume le indagini svolte a carico dei colleghi della stazione di Arce. Un'indagine che dopo 17 anni è riuscita a dare un nome e un volto ai presunti assassini di Serena. Il sottufficiale fino a pomeriggio inoltrato di venerdì primo ottobre, e per oltre cinque ore, ha riferito di come sia riuscito a ricostruire uno dei 'gialli' piu' complicati che la storia della cronaca nera italiana. Un'udienza che ha fatto emergere un contesto sociale difficile e omertoso, contesto che lo stesso militare ha fatto fatica a descrivere, malgrado le due informative presentate in Procura. "Marco Mottola era socialmente pericoloso. La sua personalità sono riuscito a ricostruirla attraverso le dichiarazioni di alcuni carabinieri in servizio nella caserma di Arce. La ricostruzione fatta attraverso le testimonianze agli atti che parlano di incontri, soprattutto di domenica pomeriggio quando il maresciallo Franco e la moglie tornavano a Teano dai parenti, organizzati nell'alloggio di servizio e durante i quali si faceva uso di droga. Testimonianze che parlano anche di atti di vandalismo, telefonate di scherno agli insegnanti e ricettazione di oggetti rubati". E ancora: "Nei primi due anni di servizio ad Arce (dal 2004 al 2006, ndr) non c'è stato nulla che potesse insospettirmi. I miei militari erano gli stessi in servizio nel 2001 quando la povera Serena è stata uccisa. Santino Tuzi e Francesco Suprano erano i carabinieri più attivi e in 24 mesi abbiamo dato un segnale importante al paese che da tempo aveva perso fiducia nell'Arma dei carabinieri". Evangelista riferisce alla Corte come, nelle settimane successive al suo arrivo in caserma, nel corso di un'ispezione abbia notato una porta rotta all'interno di un appartamento a "trattativa privata" e quindi in uso a tutto il personale. Alla richiesta di come si fosse danneggiata la porta gli viene risposto dall'appuntato Suprano "la rotta Marco Mottola mentre discuteva con il padre".

La ricostruzione dei fatti

Parole che inizialmente non lo avevano insospettito: "Poi, nel 2006, quando Carmine Belli è stato assolto anche in Corte d'Appello, il clima in caserma è improvvisamente cambiato - ha proseguito - Tuzi e Suprano non si parlavano quasi più e continamente erano in malattia. Come se avessero paura l'uno dell'altro, come se non si fidassero l'uno dell'altro e per questo ho deciso di iniziare un'attivitù di verifica che mi ha portato a vergare la prima informativa consegnata nel 2007". Da quel documento partono le denunce a suo carico da parte di Tuzi e Suprano che hanno come fine ultimo il suo trasferimento. Invece, ad essere spostati saranno loro due. "Tuzi era un uomo umile, preparato e buono ma succube di Suprano. Avevo capito che portava si portava dentro un peso e che lo tormentava. Per questo ho provato a parlargli ma senza riuscirci". La svolta arriva con il rinvenimento della porta rotta nell'alloggio di Suprano. "L'appuntato non e' riuscito a dare una spiegazione al motivo per cui la porta rotta situata nell'appartamento a 'trattativa privata' fosse finita nella sua abitazione. Sapevo che tutto ruotava attorno a quel danneggiamento ma non avevo le prove". Però, Evangelista riferisce ogni particolare nelle informative che scaturiscono nella richiesta di interrogatorio da parte del magistrato Maria Perna a carico del brigadiere Santino Tuzi e dell'appuntato Francesco Suprano che verranno ascoltati il 28 marzo del 2008. "Nel corso del suo interrogatorio Santino Tuzi, che ribadisco era un uomo umile e buono, ha detto la verità: la mattina del 1  giugno ha visto entrare Serena Mollicone in caserma e descrive perfettamente come fosse vestita. Unica cosa che non è riuscito a vedere sono state le scarpe perche' lui si trovava in guardiola". Evangelista parla di un 'Tuzi tormentato, spaventato dalle conseguenze che cerca anche di ritrattare" e per questo verrà nuovamente interrogato nei primi giorni di aprile del 2008. Il testimone si toglie la vita l'11 aprile. Il maresciallo Evangelista ha poi avuto parole di rammarico verso la sorte destinata al povero Carmine Belli. "Una persona umile, dignitosa che ad Arce conoscevano tutti e che mai avrebbe potuto fare del male a qualcuno e che sabato due giugno, da cittadino rispettoso, ha deciso di informare i carabinieri di aver visto Serena Mollicone litigare con un giovane al bar delle Chioppetelle. Descrive perfettamente la ragazza, l'abbigliamento indossato e la macchina del giovane che era con lei: la Lancia Y 10 bianca. La testimonianza di Belli, raccolta da Mottola, è stata però usata contro di lui".

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