Sparatoria ad Ardea, con guanti e pistola il killer puntava le vittime

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Questo è quanto accertato finora dagli investigatori che stanno ricostruendo i terribili attimi della strage

Andrea Pignani è uscito di casa ieri mattina intorno alle 11 con felpa, zainetto e guanti e avrebbe percorso con la pistola in pugno alcune strade del comprensorio di Colle Romito ad Ardea. Poi ha puntato la pistola contro le prime persone che ha incontrato, i due bambini e l'anziano. Questo è quanto accertato finora dagli investigatori che stanno ricostruendo i terribili attimi della strage di Ardea. Da quanto è emerso, le prime persone che l'uomo ha incontrato sono stati dunque i fratellini Fusinato a cui, secondo quanto si è appreso, avrebbe sparato un colpo ognuno. Poi è passato in bicicletta Salvatore Ranieri, a cui avrebbe sparato due colpi. A quel punto è tornato a casa dove, si è barricato sembrerebbe dopo aver fatto uscire la madre. Dalle indagini dei carabinieri non risulterebbero altre persone scampate agli spari né liti o dissidi con le famiglie delle vittime. (LE IMMAGINI) Secondo gli inquirenti, lo scorso 11 maggio, dopo un litigio con la madre, Pignani fu accompagnato "volontariamente" in ospedale con un ambulanza e sottoposto a "consulenza psichiatrica" per uno "stato di agitazione psicomotoria". L'uomo non era in cura "per patologie di carattere psichiatrico".

Le indagini

Nel frattempo, la Procura di Velletri ha avviato un'indagine per omicidio in relazione alla strage avvenuta ieri, come si apprende da fonti legali. I magistrati hanno affidato l'indagine ai carabinieri che hanno già nella giornata di ieri cominciato ad ascoltare testimoni. Domani sarà affidato incarico per effettuare le autopsie sulle vittime, che verranno svolte presso l'istituto di medica legale del policlinico di Tor Vergata. L'indagine, tra le altre cose, dovrà in primo luogo chiarire perché Andrea Pignani avesse in casa la pistola appartenuta al padre, guardia giurata, morto nel novembre scorso. 

I familiari del killer: "Non trovavamo pistola"

"Non trovavamo la pistola". Questa la giustificazione dei familiari del killer. Come detto, l'arma era regolarmente detenuta dal padre di Pignani. L'uomo fino al 1986 era stato una guardia giurata, poi aveva continuato a detenere regolarmente la pistola. La famiglia si era trasferita nel comprensorio di Colle Romito nel 2019.

Il testimone: “Ho visto killer dopo la strage”

"Ho visto il killer dopo la strage, fermo davanti casa come se nulla fosse" ha detto a Fanpage Roberto, il testimone arrivato sul posto cinque minuti dopo gli omicidi. L'uomo racconta di aver incrociato lo sguardo del killer davanti alla sua abitazione. "Ci siamo guardati e ho pensato 'è quello dell'altra volta', perché qualche giorno fa avevamo avuto una discussione. Non mi ero accorto che aveva una pistola in mano. Qualche secondo e abbiamo cominciato a sentire le sirene". Roberto non sapeva ancora cosa fosse accaduto. Poi, racconta, "mi si è avvicinata una macchina chiedendomi se avevo visto una persona con uno zainetto. Gli ho detto di sì e mi sono girato per indicargli il ragazzo, ma era già entrato in casa. Credo lo abbia fatto non appena ha sentito le sirene". Di Pignani il testimone dice: "Era strano ma non avevo mai pensato potesse essere pericoloso. Era un ragazzo timido, con gli occhiali, sempre con lo zainetto, il classico tipo a cui non presti attenzione. Non si vedeva quasi mai, tranne ogni tanto quando usciva di casa per fare una passeggiata". Ancora: "Non l'ho mai visto sparare in aria, se l'abbia fatto da altre parti non so, ma qui non mi sembra sia successo. Non mi era mai sembrato pericoloso - ripete Roberto - altrimenti non ci sarei mai andato a discutere a brutto muso. Qualche tempo fa abbiamo avuto un alterco perché seguiva me e mia moglie, allora gli ho chiesto duramente cosa volesse. Mi ha risposto in modo strano, un po' minaccioso, dicendo 'io abito qui, devi stare calmo, quindi stai attento a come parli'. Mia moglie si è accorta che aveva dei problemi, quindi mi ha tirato via dicendo di lasciare stare".

Un momento dell’operazione di intervento dell’Aliquota API dei Carabinieri presso la casa dove si è barricato l’uomo che ha sparato e ucciso due bambini e un signore anziano ad Ardea, 13 giugno 2021. ANSA/CLAUDIO PERI
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Il legale dei genitori dei bimbi: "Per killer solo un giorno Tso"

"Ci auguriamo che la Procura di Velletri faccia chiarezza su tutto, anche per quanto riguarda i soccorsi che secondo alcuni testimoni sarebbero arrivati dopo 40 minuti dalla sparatoria. Si chiarisca anche il ruolo della madre e della sorella di Pignani, perché l'uomo aveva la pistola del padre morto a novembre? Perché dopo avere minacciato la madre con un coltello, nel maggio scorso, è stato sottoposto a un Tso e rilasciato dopo appena un giorno, mentre sembra che fosse stato disposto per 15 giorni", ha affermato l'avvocato Diamante Ceci, legale dei due bambini uccisi ieri ad Ardea.

"Nessuna lite con l'omicida"

"Prima di quanto avvenuto - ha dichiarato ancora l'avvocato Ceci - non c'è stata alcuna lite tra i miei assistiti e Andrea Pignani. Tra loro non c'era alcun legame, non si conoscevano. Le vicende giudiziarie legate a Domenico Fusinato non c'entra nulla con quanto accaduto. Attendiamo ancora le condoglianze del sindaco di Ardea. Le sue dichiarazioni fatte a caldo non corrispondo a verità tanto che già ieri sera è stato ascoltato dagli inquirenti. Ho la sensazione che siano state rilasciate per allontanare da se tutte le responsabilità di quanto accaduto. Il sindaco non è stato in grado di tutelare due bambini che giocavano in strada".

Il sindaco: "Mai firmato Tso"

Il sindaco di Ardea, Mario Savarese, è intervenuto ribadendo di non aver mai firmato un Tso per l'uomo: "Una tragedia inevitabile, imprevedibile. Quei due bambini non meritavamo una fine atroce e improvvisa. Non mi sono mai state fatte segnalazioni dirette sul killer né a me né alla polizia locale. Se ho firmato un Tso per quest'uomo? Il Tso è una cosa molto grave e delicata. Passa dalla mia firma, me lo ricorderei se lo avessi firmato. Non è che ne firmo uno al giorno. In quattro anni ne ho disposto solo uno e non è nei confronti di questa persona. Ho saputo che è stato in cura ma senza il coinvolgimento di questa amministrazione".

Sul Tso a Pignani ha rilasciato dichiarazioni anche l'azienda sanitaria locale che afferma: “Non è mai stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio presso le nostre strutture aziendali e non era in carico ai servizi territoriali di salute mentale", ha scritto in una nota la Asl Roma 6.

Ares 118: "Soccorsi arrivati in 11 minuti"

"Nessun ritardo, i soccorsi sono arrivati dopo 11 minuti", ha invece precisato in una nota l'Ares 118. "La prima telefonata di soccorso al 112 è delle ore 10:57,32, immediatamente è stata trasferita ai carabinieri perché erano stati segnalati degli spari, e al 118 – spiega l'Ares – Ci siamo allertati inviando subito la prima ambulanza con medico a bordo, che è giunta sul posto esattamente dopo 11 minuti dalla telefonata. Successivamente, sono giunti anche gli altri mezzi di soccorso. Nonostante i ripetuti tentativi di rianimazione effettuati la situazione si è subito presentata compromessa, stante i danni irreversibili provocati dai colpi d'arma da fuoco. I nostri operatori hanno fatto di tutto ma purtroppo il quadro era irrecuperabile – aggiungono dall'Ares 118 – L'Azienda ha reso disponibile per il proprio personale impegnato nelle procedure di soccorso il servizio di psicologi del lavoro di cui dispone per aiutarli a superare l'importante stress derivante da un evento così tragico".

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"La madre ha visto i figli nel sangue"

"La madre è intervenuta pochi instanti dopo i colpi esplosi da Andrea Pignani. Ha trovato i figli in una pozza di sangue, ancora respiravano, e ha chiamato il marito", ha raccontato l'avvocato Cenci. "La famiglia aveva deciso di vivere in quel comprensorio perché era un posto tranquillo dove crescere i bambini. Si erano trasferiti in quella casa da circa un anno e mezzo. Ho avuto modo di sentire i miei assistiti questa mattina, sono distrutti ma chiedono rispetto per questo dramma assurdo che stanno vivendo. Il controllo dei carabinieri è avvenuto quando i due piccoli si trovavano già al campetto con le biciclette. La madre era in casa e ha sentito i colpi, pensava che fossero dei petardi o degli spari di cacciatori. La donna ha poi capito cosa era avvenuto e ha cominciato a urlare. La pattuglia è tornata nel comprensorio perché allertata dalla centrale operativa". E sull'omicida il legale della famiglia precisa “di non avere mai parlato di esecuzione. La famiglia vuole il massimo rispetto per questo immenso dolore che sta vivendo".

Un fiore e un pallone sul luogo dell'omicidio

Intanto, ci sono mazzi di fiori, peluche e un pallone sul luogo dell'omicidio. "Quando un'anima innocente viene uccisa dalla mano di un adulto, siamo tutti colpevoli! Perdonateci piccoli, se potete. Che la terra vi sia lieve, Daniel, David, Salvatore", si legge in uno dei messaggi. Su un muretto vicino al campetto di calcio è stato lasciato anche un pallone, proprio per ricordare la passione di uno dei due bimbi, giovane portiere promessa dell'Ostiamare che presto avrebbe firmato con la Lazio.

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