Inchiesta mascherine, turbativa d’asta gara Consip: Ieffi condannato a 2 anni e mezzo

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La gara riguardava l’acquisto e forniture di 3 milioni di mascherine mai arrivate in Italia. La pena per l’imprenditore è stata decisa dal giudice monocratico di Roma, che ha assolto l’imputato dal reato di inadempimento di contratti nelle pubbliche forniture perché il fatto non sussiste

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Condannato a 2 anni e mezzo di carcere l'imprenditore Antonello Ieffi, accusato di turbativa d'asta in una gara indetta da Consip per l'acquisto e forniture di 3 milioni di mascherine mai arrivate in Italia. Lo ha deciso il giudice monocratico di Roma che ha assolto l'imputato dal reato di inadempimento di contratti nelle pubbliche forniture con la formula “perché il fatto non sussiste”. È la prima sentenza legata ad una indagine nata durante l'emergenza coronavirus (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LA SITUAZIONE NEL LAZIO E A ROMAMAPPE E GRAFICI DEI CONTAGI).

La vicenda

Ieffi era stato arrestato il 9 aprile scorso nel pieno del lockdown e scarcerato circa un mese dopo. A lui il pm Alberto Pioletti contesta di avere illecitamente interferito in una gara Consip, per un valore complessivo di 15,8 milioni di euro. Il pm aveva sollecitato una condanna a 5 anni di carcere affermando che l'indagine è nata in "un momento in cui l'Italia era a terra, in emergenza, c'erano le file fuori dalle farmacie per cercare le mascherine e sarebbe stato davvero importante riuscire ad averle in quel momento ma il vero scopo dell'operazione portata avanti da Ieffi era ottenere un anticipo di pagamento da Consip, che però da accordo non poteva essere chiesto". Dal canto loro, i difensori dell'imprenditore mettono in risalto l'assoluzione dal secondo capo di imputazione, arrivata con la formula "perché il fatto non sussiste".

Gli avvocati di Ieffi: "Mascherine c'erano"

"Ieffi, dipinto come il truffatore che, in spregio delle esigenze dei cittadini, avrebbe fatto finta di avere le mascherine, facendosi dare i soldi dalla Consip, è stato assolto proprio da questa accusa, perché evidentemente le mascherine c'erano", hanno commentato gli avvocati Andrea Coletta e Ivano Chiesa, aggiungendo che il loro assistito "non ha mai preso un euro. Resta la turbativa d'asta perché non era stato dichiarato che c'erano dei debiti fiscali che impedivano all'azienda di partecipare alla gara" . Nel corso del processo l'imprenditore si è difeso affermando che il suo operato era finalizzato a "fare del bene al Paese in un momento drammatico". Per l'accusa Ieffi non aveva alcun tipo di credenziali per potere accedere a quel bando di gara.

L'indagine

L'indagine era partita da una denuncia di Consip in cui si faceva riferimento ad una serie di anomalie riscontrate nell'ambito della procedura di una gara bandita d'urgenza per garantire l'approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale e apparecchiature elettromedicali. La società riconducibile a Ieffi, con la sottoscrizione di apposito Accordo Quadro con Consip, si era impegnata, tra l'altro, alla consegna dei primi 3 milioni di mascherine entro 3 giorni dall'ordine. Mascherine mai giunte dalla Cina in Italia.

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