Così Alessandro, il fratello maggiore di Gabriele e Marco: "Sono convinto, e confido che venga dimostrato, che il colpo mortale non l'abbiano sferrato loro. Ma se Gabriele e Marco hanno sbagliato, devono pagare fino in fondo"
"Io non ho colpe, ma chiedo perdono per la morte di Willy. Se servisse, se potesse restituire loro il figlio, andrei dai genitori di Willy e mi farei linciare. Darei la mia vita per quella di Willy". A dirlo, in due interviste a La Stampa e Il Messaggero, è Alessandro Bianchi, il fratello maggiore di Gabriele e Marco, accusati dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte, il 21enne ucciso tra sabato e domenica a Colleferro, cittadina tra le province di Roma e Frosinone. (IL POST DI ZINGARETTI)
"Se hanno sbagliato, devono pagare"
Il 33enne di si dice "convinto, e confido che venga dimostrato, che il colpo mortale, forse un calcio alla bocca, non l'abbiano sferrato loro. Ma se Gabriele e Marco hanno sbagliato, devono pagare fino in fondo. La cosa che mi ha fatto più male, quando mi ha chiamato l'avvocato per dirmi che c'era stato il morto, è stata l'immagine di quel ragazzino. Era così piccolo, non posso pensare che i miei fratelli lo abbiano menato mentre stava a terra, conoscendo la loro esperienza nelle arti marziali, un ragazzino che se lo avessero visto da qualche parte mentre qualcuno lo aggrediva, avrebbero massacrato gli altri per salvare lui", dichiara Bianchi.
Il racconto
"Gabriele e Marco avevano cenato nel mio locale con le loro compagne. Poi hanno ricevuto una telefonata dai loro amici, non ho capito se quando erano ancora al locale o dopo che erano già partiti per Colleferro. Credo che Pincarelli e Belleggia abbiano invocato il loro aiuto perché qualcuno li stava picchiando. E i miei fratelli sono corsi", racconta Bianchi. "Io sono sicuro dentro di me, come lo è mia madre, che non sono stati loro a dargli calci in faccia, pugni in testa. I miei fratelli sono intervenuti per dare una mano ai loro amici che avevano discusso dentro il locale, e quando hanno visto tutta questa gente ammucchiata e sono scesi dalla macchina. Ci sono le testimonianze". L'uomo difende i fratelli: "Ma quali mafiosi che terrorizzano il paese. I tatuaggi sono cose che fanno i ragazzi di oggi, le frasi che scrivono sono solo frasi di trapper", prosegue. "L'atteggiamento da spacconi ce l'hanno sempre avuto, ma sono persone di cuore, non sono come appaiono in quelle immagini. Quelli non sono davvero i miei fratelli".