Omicidio Sara Di Pietrantonio, ergastolo per Paduano: pena aumentata per stalking

Lazio

L’uomo, che uccise e diede alle fiamme l'ex fidanzata il 29 maggio del 2016, era stato condannato in appello a trent’anni. La Cassazione aveva disposto un nuovo processo di secondo grado. La madre della vittima: "Spero che la sentenza possa aiutare altre ragazze"

Era stato condannato a 30 anni. Ora, la Corte di Appello ha disposto l’ergastolo. Pena aumentata quindi per Vincenzo Paduano, ex guardia giurata che strangolò e diede alle fiamme l'ex fidanzata Sara Di Pietrantonio, studentessa di 22 anni, il 29 maggio del 2016 in via della Magliana a Roma. Per l’omicidio Paduano era stato condannato prima all'ergastolo e poi, in appello, a trent’anni di reclusione. Successivamente la Cassazione aveva disposto, nell'aprile scorso, l'istruzione di un nuovo processo di secondo grado ritenendo che Paduano dovesse essere condannato per due reati distinti, l'omicidio pluriaggravato e lo stalking. I giudici d’Appello avevano invece considerato il reato di stalking come un’aggravante dell’omicidio.

Lo stalking e il delitto

Durante le indagini, completate in pochi mesi, la Procura di Roma aveva ricostruito un quadro di minacce e pedinamenti che da tempo la 22enne subiva per opera dell'ex fidanzato. Paduano pretendeva di controllare a distanza la ragazza, monitorando ogni suo movimento e ogni sua frequentazione. Sette giorni prima dell'omicidio, la ragazza ebbe un acceso diverbio con Paduano che arrivò a strattonarla ripetutamente per un braccio perché lei non aveva risposto ad alcuni suoi messaggini. L'uomo non riusciva ad accettare la fine della relazione con la vittima, che aveva anzi iniziato a frequentare un'altra persona. Il giorno del delitto Paduano pedinò la ragazza, che si era incontrata col nuovo fidanzato, tendendole un agguato mentre lei, rimasta sola, tornava verso casa. Quando vide l'auto della ex la speronò costringendola a fermarsi. Poi il femminicidio e il tentativo di disfarsi del cadavere usando della benzina acquistata prima. 

Il commento della madre della vittima

"Sara non ce la riporta più nessuno, nemmeno dieci ergastoli. Spero che tutto questo dolore possa servire per altre ragazze, altre donne che si trovano in questa difficile situazione dello stalking psicologico", dice Concetta Raccuglia, madre della vittima. "La Corte ha fatto oggi qualcosa per gli altri, è stato riconosciuto lo stalking come reato autonomo dall'omicidio e punito in presenza di una violenza invisibile", ha concluso la donna lasciando il tribunale di Roma.

Ong: "Si conferma che abbiamo leggi idonee per punire femminicidio"

"La strada della libertà delle donne è ancora piena di ostacoli ma le sentenze ottenute in questo processo sono un tassello per cambiare la narrazione pubblica della violenza maschile contro le donne". Lo afferma Maria Teresa Manente, responsabile dell'ufficio legale di Differenza Donna, la ong che si è costituita parte civile. "La conferma della pena all'ergastolo ottenuta con rito abbreviato dimostra ancora una volta che il nostro ordinamento è fornito di leggi idonee a garantire la punizione di crimini efferati come il femminicidio. Ottenere sentenze giuste significa valutare in maniera rigorosa la gravità delle condotte criminose. E in questa terribile vicenda i giudici hanno applicato le leggi ed emesso una giusta sentenza", ha aggiunto. 

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