Punta alla revisione del Reddito di cittadinanza e all'estensione dell'equo compenso alle imprese con oltre 50 dipendenti. Nata in Sardegna, a Bonorva (vicino Sassari), è stata nel Cda di Finmeccanica – ora Leonardo – ed è promotrice del Festival del Lavoro
Marina Calderone è la nuova ministra del Lavoro e delle Politiche sociali del governo Meloni. Arriva alla guida del ministero di via Veneto dopo un impegno di 30 anni nel mondo delle libere professioni. Sarda, nata a Bonorva (Sassari), classe 1965, ha una laurea in Gestione aziendale internazionale. È consulente del lavoro dal 1994 e dal 2005 è presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, categoria che conta circa 26mila professionisti. Dal 2009 è anche al vertice del Comitato unitario permanente degli Ordini e dei Collegi professionali (Cup). (LO SPECIALE DI SKY TG24 SUL NUOVO GOVERNO).
Il Festival del Lavoro
Negli anni ha ricoperto diversi incarichi. Dal 2014 al 2020 ha fatto parte del Cda di Finmeccanica, oggi Leonardo. È inoltre promotrice del Festival del lavoro, l'appuntamento annuale organizzato dai consulenti che affronta le novità legislative (e non solo) che riguardano il mondo del lavoro. Si tratta di un evento itinerante (l'edizione 2022 si è tenuta a Bologna), che da 12 anni fa incontrare professionisti, politici, economisti, manager e sindacati sui temi del diritto e dell'attualità.
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Revisione del Reddito di cittadinanza
Calderone è in prima fila da tempo per l'affermazione dell'equo compenso per i professionisti. Il ddl, a prima firma proprio di Giorgia Meloni, era atteso per l'approvazione definitiva in Senato a luglio scorso nei giorni in cui è poi scoppiata la crisi di governo. Prevede l'estensione dell'equo compenso alle imprese dai 50 dipendenti in su. Da tempo convinta della necessità di intervenire per ridurre il cuneo fiscale e contributivo che pesa su imprese e lavoratori, tra le questioni sul tappeto è chiamata a rivedere il Reddito di cittadinanza, per rafforzare il collegamento con l’occupazione: "Non c'è dubbio - aveva detto - che la riforma varata nel 2019 sia rimasta incompleta, non tanto nella parte relativa alle politiche passive, dove ha svolto un importante ruolo assistenziale, quanto per quella relativa alle politiche attive". Aperta è anche la riforma delle pensioni, per superare la legge Fornero o comunque dare maggiore flessibilità per l'uscita.