
Covid: tutti i Dpcm del presidente del Consiglio Conte dal 23 febbraio a oggi
Erano stati appena scoperti i primissimi casi a Codogno quando il premier ha firmato il primo decreto d’emergenza relativo al coronavirus. Da lì una media di due provvedimenti al mese: all’inizio sempre più restrittivi fino al lockdown totale, poi più permissivi fino alle nuove chiusure per la seconda ondata. Ecco la cronologia di tutti i Dpcm del governo

Dal 23 febbraio, all'indomani della scoperta dei primi casi ufficiali di Covid in Italia, fino ad oggi sono 19 i Dpcm varati dal governo. Un acronimo che gli italiani hanno imparato a conoscere bene (decreto del presidente del Consiglio dei ministri) e che il premier Conte, quasi sempre, ha illustrato in conferenza stampa
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Sono stati firmati con una media di due al mese, concentrati soprattutto nel primo periodo, quando il nord Italia, in particolare la Lombardia, sono stati colpiti dall’epidemia, che da lì a poco sarebbe diventata una pandemia a livello mondiale
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Provvedimenti poi imitati dagli altri Paesi, come la Francia, che hanno assistito nelle prime settimane alla tragedia italiana per poi venire travolti a loro volta dalla pandemia
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Il primo Dpcm è datato 23 febbraio: dopo la scoperta di Mattia, il paziente 1 (che poi non è risultato essere il primo contagiato, ma questo si è scoperto molto più tardi), si corre ai ripari con la quarantena di oltre 50mila persone in 11 Comuni diversi del Nord Italia. Diventano zona rossa 10 Comuni del Lodigiano e il Comune di Vo' Euganeo, nel Padovano: chiuse le scuole, sospese tutte le iniziative, stop ai negozi, ai musei, ai luoghi di cultura. Non lo sapevamo, ma era il preludio del lockdown
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Il primo marzo un nuovo Dpcm: l'epidemia non si ferma, gli ospedali lombardi sono già vicini al collasso e i decessi aumentano in modo esponenziale. Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto e le province di Pesaro e Urbino e di Savona diventano zone rosse, con lo stop di scuola e Università, divieto di pubblico negli eventi sportivi e le prime raccomandazioni per favorire il lavoro da remoto
Nuovo Dpcm, cosa è previsto per le zone rosse
Mentre in Lombardia e nel Piacentino si inaspriscono le misure restrittive - con la sospensione delle attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali - il resto d'Italia è molto meno coinvolto dall’epidemia: il provvedimento stabilisce lo stop alle gite scolastiche e la raccomandazione allo smart working
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La situazione però evolve rapidamente: il 4 marzo è chiaro che l’epidemia è fuori controllo. Arriva un nuovo Dpcm: le scuole chiudono i battenti in tutta la penisola (riapriranno solo 9 mesi dopo), e con quelle anche gli stadi
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Vietate le visite ai parenti negli ospedali e nelle carceri. Nella notte tra il 7 e l'8 marzo, quando l'indice Rt è stimato addirittura tra 2 e 3 e i contagi (e i decessi) raddoppiano nel giro di tre giorni, arriva il Dpcm che prelude il lockdown. Si sceglie di chiudere sostanzialmente tutto in Lombardia e in 14 province del Centro-Nord, quelle più flagellate dal virus: Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell'Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia, per un totale di 16 milioni di persone

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Passano solo poche ore: con il Dpcm del 9 marzo si stabilisce che le misure restrittive sono allargate all'intero Paese, che diventa una gigantesca zona rossa. L'11 marzo è il giorno del lockdown, annunciato da un discorso di Conte in tv: non si può uscire se non con una "autocertificazione", per motivi di lavoro, di salute o per fare la spesa. Tutto il resto è chiuso: negozi, scuole, ristoranti, eventi pubblici di ogni tipo

Le città sono deserte, mentre la corsa dei contagi non accenna a rallentare. Tra metà e fine marzo è il momento più duro, con la sfilata dei camion dell'Esercito carichi di bare a Bergamo e il Papa che a piedi in una via del Corso spettrale invoca la protezione della Vergine, mentre le vittime sono quasi mille al giorno

Il 22 marzo arrivano nuove restrizioni: chiuse anche le attività produttive non essenziali o strategiche. Aperti solo alimentari, farmacie, negozi di generi di prima necessità e i servizi essenziali. Nessuno può spostarsi da un Comune all'altro se non per comprovate necessità

Il primo aprile arriva un nuovo Dpcm, ancora annunciato dal premier in tv: il lockdown è prorogato fino al 13 aprile. Il 10 aprile c’è però un’altra proroga: il lockdown finirà il 3 maggio

Intanto, finalmente, inizia la discesa: il Dpcm del 26 aprile istituisce la "Fase 2": ora si può andare a trovare i "congiunti" (con tanto di querelle sul significato di questo termine), andare al parco, dal parrucchiere, negli stabilimenti balneari e fare sport individuale liberamente

Il 16 maggio nuovo Dpcm e nuovo allentamento delle misure restrittive: "I risultati epidemiologici sono incoraggianti", assicura il premier. Si può uscire liberamente anche senza autocertificazione. Sono limitati solo gli spostamenti interregionali. Riaprono tutti i negozi, e anche le chiese
È il momento della ripresa, che culmina l'11 giugno con un nuovo provvedimento del presidente del Consiglio, che sancisce l'avvio di fatto della "Fase 3": aperti centri estivi per i bambini, sale giochi, sale scommesse, sale bingo, così come le attività di centri benessere, centri termali, culturali e centri sociali

Riprendono, inoltre, gli spettacoli aperti al pubblico, le sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e altri spazi anche all'aperto, e riparte lo sport professionistico, per ora a livello di allenamenti individuali. Misure che un altro Dpcm il 14 luglio proroga fino alla fine del mese, poi fino al 7 settembre e infine fino al 7 ottobre

Una fase che però dura poco: i casi a settembre iniziano a risalire, tornano a superare quota mille al giorno e in poche settimane si raggiunge quota 10mila

È il momento dei nuovi Dpcm. Il 13 ottobre si è già in piena seconda ondata: le mascherine tornano obbligatorie sia all'aperto che al chiuso, tranne che a casa propria. Si raccomanda di non fare feste, cene con al massimo sei persone, addio al calcetto e teatro e cinema a numero chiuso

Il 18 ottobre arrivano misure ancora più restrittive, che consentono ai sindaci di disporre la chiusura di strade e piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento dopo le 21. Si vietano attività convegnistiche o congressuali, sagre e fiere di comunità, si consente alle scuole superiori di organizzare attività di didattica a distanza e alle Università di organizzare le proprie attività in base alla situazione epidemiologica del territorio

Il 24 ottobre arriva un Dpcm più severo: non è ancora il lockdown ma è abbastanza per assistere a diverse manifestazioni di piazza, anche accese, nelle grandi città

Stop a palestre, piscine, centri benessere, teatri, cinema, centri natatori, centri benessere e termali; chiusura dei ristoranti alle 18, incremento della Dad alle superiori e l'invito a non spostarsi, se non per situazioni di necessità

Poi arriva il Dpcm numero 19, datato 3 novembre. Coprifuoco su tutto il territorio nazionale dalle ore 22 alle 5 del mattino successivo, dad obbligatoria nelle scuole superiori, stop ai centri commerciali nei weekend, riduzione del 50% della capienza dei mezzi pubblici

Nasce anche il sistema dei "colori", con le tre fasce di rischio gialla, arancione e rossa da assegnare settimanalmente alle Regioni in base agli indicatori di monitoraggio