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Rachele Mussolini lascia Fratelli d’Italia e passa a FI: “Lo faccio per i diritti"

Politica
©Getty

La consigliera più votata di FdI a Roma alle ultime comunali ha detto addio al partito di Giorgia Meloni e si unisce a quello di Tajani. Nipote del Duce, ha preso le distanze dal passato fascista e ha criticato l'uso della fiamma nel simbolo e la posizione di chiusura nei confronti dello Ius scholae

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Rachele Mussolini, consigliera comunale di Roma e nipote di Benito Mussolini, ha annunciato il suo addio a Fratelli d'Italia per unirsi a Forza Italia, il partito guidato da Antonio Tajani. Parlando con Repubblica, Mussolini, che alle ultime elezioni comunali ha raccolto 8.640 preferenze diventando la consigliera più votata del partito di Giorgia Melondi a Roma, ha spiegato al quotidiano la sua decisione con una divergenza di opinioni e "una diversa sensibilità sui diritti" rispetto alla linea di Fratelli d’Italia .

"Avrei già tolto il simbolo della fiamma dal simbolo del partito"

Nata nel 1974, figlia di Romano Mussolini e sorella di Alessandra, Rachele ha sempre tenuto a precisare di non condividere nostalgie legate al passato fascista della sua famiglia. In particolare, ha dichiarato: "Io la fiamma l’avrei tolta dal simbolo", riferendosi al simbolo di Fratelli d’Italia che richiama quello del Msi. Ha inoltre sottolineato di non aver mai appoggiato gesti come il saluto romano, affermando che persino suo padre Romano non li gradiva: "Io ho 50 anni. A me non è mai venuto in mente di farlo".

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"Lo ius scholae era la linea di FdI fino a qualche anno fa"

La sua posizione sui temi dell'integrazione è altrettanto chiara. Sullo ius scholae,  una proposta di riforma della cittadinanza per i figli di immigrati natinel nostro Paese e molto sponsorizzata nelle ultime settimane da Forza Italia, ha ricordato che "era la linea del mio partito fino a qualche anno fa", sottolineato così la sua distanza crescente con le attuali posizioni di Fratelli d'Italia. Il passaggio di Mussolini a Forza Italia potrebbe mettere in discussione la regola non scritta tra i principali alleati di centrodestra, secondo la quale non dovrebbero esserci "traslochi" tra partiti della stessa coalizione, come sottolineato da Repubblica.

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