Parlamento, bagarre al Senato sul premierato. Alla Camera Fontana annuncia sanzioni. VIDEO

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Dopo la rissa a Montecitorio lite per la bocciatura della proposta dell'opposizione di modificare nel verbale della seduta il termine "disordini" con "aggressione nei confronti del deputato Donno". Il presidente dell'Assemblea: "No a comportamenti che minano la credibilità dell'istituzione". A Palazzo Madama i senatori sventolano il Tricolore e i colleghi della maggioranza rispondono intonando l'Inno di Mameli. Seduta sospesa in entrambe le Aule. Opposizioni in piazza a Roma martedì

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Non scende la tensione nelle aule del Parlamento. Dopo quanto accaduto ieri fra i deputati Leonardo Donno (M5s) e Igor Iezzi (Lega), oggi alla Camera ancora bagarre per la bocciatura della proposta dell'opposizione di modificare nel processo verbale della seduta il termine "disordini" con "aggressione nei confronti del deputato Donno". Il presidente di Montecitorio Lorenzo Fontana ha annunciato sanzioni. A Palazzo Madama invece - durante il voto degli emendamenti al premierato - i senatori delle opposizioni hanno sventolato in Aula il Tricolore e in risposta i colleghi della maggioranza hanno intonato l'Inno di Mameli: la seduta è stata sospesa fino al primo pomeriggio. Pd, M5s, Avs e Più Europa hanno annunciato che le opposizioni saranno in piazza martedì a Roma con lo slogan "Difendiamo unità nazionale": "Dopo le aggressioni fisiche della maggioranza in Parlamento non possiamo accettare che anche il Paese sia ostaggio di questo clima di intimidazioni continue. Non permetteremo che vengano compromesse l'unità e la coesione nazionale. Per questo invitiamo la cittadinanza, le forze politiche e sociali, quelle civiche e democratiche di questo Paese ad unirsi alla nostra mobilitazione. Ci vediamo a Roma alle 17.30 di martedì 18 giugno, in piazza Santissimi Apostoli". "Non importa la colpa di chi è ma quello che sottolineo è che, anziché cercare di far vedere in questi giorni l'Italia conscia del proprio ruolo e della propria importanza, con le dovute differenze", mentre c'è il G7 "stiamo dando un'immagine peggiore di quella che diamo normalmente. Mi sembra un harakiri", ha commentato il presidente del Senato Ignazio La Russa.

Fontana in Aula: "No a comportamenti che minano la credibilità"

Durante la seduta odierna il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha annunciato provvedimenti disciplinari nei confronti dei deputati protagonisti della rissa di ieri. "Il confronto politico tra posizioni diverse non può mai trascendere nello scontro fisico e nella lesione delle istituzioni", ha affermato Fontana in Aula richiamando tutti i deputati alla responsabilità oltre "a evitare parole e comportamenti che minino la credibilità di questa istituzione". Secondo quanto stabilito dall'Ufficio di presidenza di Montecitorio per il deputato Igor Iezzi (Lega) scatta una sospensione di 15 giorni, il massimo della sanzione prevista in questi casi dal regolamento. Si fermeranno 7 giorni i deputati di Fratelli d'Italia Federico Mollicone, Gerolamo Cangiano e Enzo Amich, il leghista Domenico Furgiuele e il dem Nico Stumpo. Leonardo Donno (M5S), al centro aggressione dopo essersi avvicinato al ministro Roberto Calderoli con la bandiera tricolore, riceve una sospensione di 4 giorni. Stop di 3 giorni per i deputati Enzo Amendola (Pd) e Stefano Candiani (Lega). Due giorni di fermo per Arturo Scotto e Claudio Michele Stefanazzi, entrambi del Pd. 

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Cos’è successo al Senato

A Palazzo Madama la tensione ha iniziato a salire durante le votazioni degli emendamenti sul premierato elettivo, a causa del contingentamento dei tempi. Quando mancavano un centinaio di votazioni i gruppi di opposizione hanno esaurito i tempi a disposizione, ma il presidente di turno, Gianmarco Centinaio, ha comunque concesso un minuto ulteriore per le dichiarazioni. Centinaio ha poi interrotto il deputato del Pd Dario Parrina che stava superando il minuto: "Senatore i vostri tempi sono esauriti, il minuto che concedo è appunto una concessione". Poi il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo è intervenuto invitando le opposizioni "a non tirare la corda", visto che in capigruppo è stato concordato che per martedì prossimo ci sarà comunque il voto finale sul ddl, affermazione a sua volta contestata dal capogruppo di M5s, Stefano Patuanelli: "La dichiarazione di voto non è una concessione, è nel nostro diritto, e ce lo prendiamo". Dopo interventi dai toni sempre più alterati, i senatori delle opposizioni hanno sventolato il Tricolore e in risposta i senatori della maggioranza hanno intonato l'Inno di Mameli. Inoltre le senatrici dei gruppi di opposizione hanno occupato i banchi del governo impedendo la ripresa dei lavori e delle votazioni. In questa circostanza il senatore del M5S Pietro Lorefice, a seduta d'Aula sospesa, è salito verso lo scranno della presidenza e si è seduto. I commessi si sono avvicinati per farlo scendere ma lui non ha voluto sentire ragioni "aggrappandosi sempre di più alla sedia". Alla fine, dopo un bel po', sono intervenuti i capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco Boccia per farlo desistere dall'impresa.

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Anche Casellati intona l'Inno di Mameli

Anche la ministra delle riforme Maria Elisabetta Casellati è stata tra le protagoniste del parapiglia in aula del Senato allorché i senatori dell'opposizione hanno esposto i Tricolori. La ministra - da quello che si vede nei video girati da alcuni senatori d'opposizione - era seduta ai banchi del governo al momento dell'inizio della protesta. I senatori d'opposizione, oltre a tenere in mano in alto, dei fogli in formato grande (A3) con il tricolore, ne hanno lanciati alcuni nell'emiciclo. La ministra si è alzata e ne ha raccolto uno, tornando quindi al proprio posto ed esponendolo a sua volta. Quando i senatori di centrodestra hanno intonato l'inno di Mameli, la ministra si è unita al coro. A questo punto si è avvicinata una commessa che ha tolto anche a Casellati il Tricolore, ma il senatore del M5s Marco Croatti si è a sua volta posizionato alle spalle della ministra tenendolo in alto per impedire ai commessi di sottrarglielo.

La ripresa del voto e l'abbandono del M5S

Quando è ricominciata la seduta. la vicepresidente del gruppo M5S al Senato Alessandra Maiorino ha spiegato che le senatrici di diversi gruppi di opposizione hanno accettato di interrompere l'occupazione dell'Aula e dei banchi del governo se ci fosse stata la condanna da parte di tutti della violenza avvenuta ieri alla Camera: "I lavori non possono riprendere - ha aggiunto - finché non ci sono parole di ferma condanna verso la violenza inaudita verso un deputato già bloccato dai commessi, una violenza squadrista". A questo punto ha preso la parola Lucio Malan, capogruppo di FdI: "È ovvio che tutti noi condanniamo tutti i gesti violenti, inclusi gli atti violenti accaduti alla Camera. Alla Camera c'è un ufficio di presidenza che prenderà le misure adeguate verso chi si è comportato in modo scorretto. Se permettete - ha tuttavia aggiunto rivolgendosi a Maiorino -il modo giusto per chiedere giustizia non è quello di compiere atti contro il regolamento", come l'occupazione dell'aula. Francesco Verducci del Pd ha espresso parole di "apprezzamento per le parole nette di Malan". Si è quindi ripreso il voto degli emendamenti. Poi i senatori del M5s hanno abbandonato l'aula del Senato. "Per un'ora - ha spiegato Barbara Floridia - abbiamo chiesto che la maggioranza condannasse quell'atto di violenza avvenuto ieri alla Camera e non lo avete fatto. Non ci sono più le condizioni per rimanere in quest'aula".

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Cos’è successo alla Camera

Anche a Montecitorio la seduta è stata sospesa fino al termine dell'ufficio di presidenza. Dopo la bocciatura della proposta di modifica del verbale, le opposizioni hanno iniziato a urlare "Vergogna". Il Pd con Federico Fornaro ha chiesto poi una votazione sull'intero processo verbale che è passata per 41 voti di scarto. "Questa è peggio della nipote di Mubarak", ha urlato qualcuno dai banchi dell'opposizione all'indirizzo della maggioranza. A questo punto il vice presidente di turno, Sergio Costa (M5s) ha firmato il verbale. "Non firmare! ", gli ha urlato qualcuno dai banchi delle minoranza. In precedenza Costa aveva evidenziato che "la presidenza firma sulla base della richiesta dell'Aula". In seguito ancora urla e cori dalle opposizioni che hanno anche cantato "Bella Ciao" dopo che il deputato M5s Ricciardi ha attaccato il numero due della Lega Crippa il quale avrebbe detto che la canzone è peggio della Decima. Battibecco poi fra la vicepresidente del Pd, Chiara Gribaudo, e Crippa. Insieme a Mauro Berruto, la deputata ha detto al leghista: "Sei un ignorante, antistorico e anche un po' cog****e". "Io la penso in maniera diversa da voi, e ne sono fiero", ha replicato Crippa. Dopo la sospensione dell'Aula si è sentito il coro "Fuori i fascisti dal Parlamento".

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Nessuna riappacificazione fra Donno e Iezzi

Intanto stamattina i deputati Leonardo Donno (M5s) e Igor Iezzi (Lega), protagonisti ieri di una rissa nell’Aula della Camera, si sono confrontati a L’Aria che tira. Alla domanda se volesse chiedere scusa al collega, Iezzi ha risposto che "neanche Calderoli ha ricevuto una manifestazione di solidarietà dal M5s". Nonostante all'inizio dica di non avere "giustificazioni per quella aggressione", poi Iezzi ribadisce che "Donno ha compiuto un'aggressione nei confronti di un ministro e, se ha un minimo di onestà intellettuale, ammetterà che io non l'ho colpito. Ristabiliamo prima la verità dei fatti". A quel punto, interviene Donno: "Chiedo scusa io ai cittadini italiani perché c'è gente del genere che rappresenta anche loro - ha detto - È come se uno esce per strada con una pistola, spara a una persona, non la colpisce ma dice 'non l'ho colpito!'". Quando il deputato pentastellato chiede "se non ci fossero stati i commessi a proteggermi, Iezzi mi prendeva a pugni in faccia e mi lasciava per terra? Ti devi vergognare, ti devono sbattere fuori dal parlamento", il leghista risponde con "se non ci fossero stati i commessi a fermarti tu avresti aggredito Calderoli? Ma vergognati te".

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