Bari, Decaro: “Emiliano non ricorda bene, mai stato dalla sorella del boss Capriati”

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Il sindaco del capoluogo pugliese ha smentito la ricostruzione del governatore, che aveva sostenuto di essere stato con lui dalla sorella di un boss mafioso venti anni fa. “Le cose non sono andate così: mi difese da un gruppo di ragazzi in piazza”, ha dichiarato il primo cittadino. A confermarlo anche Lina Capriati: "Decaro non è mai venuto". Andrea Crippa, vicesegretario Lega: “Dopo l’autodenuncia di Emiliano, il Viminale proceda quanto prima allo scioglimento del Comune”

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Decaro smentisce Emiliano. Il sindaco di Bari ha cercato di smorzare la polemica smentendo quanto detto dal governatore pugliese, che durante la manifestazione di solidarietà nei suoi confronti ieri nel capoluogo, aveva raccontato di averlo accompagnato a casa della sorella del boss Capriati venti anni fa. “È certamente vero che lui mi diede tutto il suo sostegno, davanti alle proteste di buona parte del quartiere, quando iniziammo a chiudere Bari Vecchia alle auto, ma Emiliano non ricorda bene. Non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella", ha dichiarato il primo cittadino di Bari. Parole che trovano conferma in quanto dichiarato da Lina Capriati, sorella del boss Antonio, in carcere da oltre 30 anni, che al Tg1 ha dichiarato: "Mai visto Decaro , non è mai venuto qui". Le parole di Emiliano hanno però ugualmente incendiato la polemica politica già rovente intorno al Comune pugliese, dopo che il Viminale (sollecitato da parlamentari pugliesi del centrodestra) aveva nominato una commissione per verificare eventuali infiltrazioni mafiose nel Comune a seguito dei 130 arresti avvenuti nelle ultime settimane, dopo l'indagine che ha svelato episodi di voto di scambio politico-mafioso e l'ingerenza del clan nella municipalizzata del trasporto urbano.

La storia

I fatti risalgono al 2004, quando l’ex magistrato Emiliano si insediò a Palazzo di Città e scelse come assessore al Traffico proprio Decaro che, come primo atto, si impegnò a pedonalizzare la zona vecchia del capoluogo barese, allora ancora frequentata da alcune famiglie malavitose. “Su queste cose bisogna essere assolutamente precisi. Innanzitutto, è bene ricordare il contesto. C'era un magistrato antimafia appena eletto sindaco in un quartiere, come quello di Bari Vecchia, abituato da sempre al parcheggio selvaggio nella totale illegalità. Immaginatevi quali potessero essere le reazioni davanti a un giovane assessore che si permetteva di entrare nel quartiere per rivoluzionare completamente le consuetudini, a partire dalla mobilità, pedonalizzando buona parte delle strade e installando le telecamere sui varchi di accesso", ha evidenziato Decaro, che sull’episodio raccontato dal suo ex sindaco ha un ricordo diverso. "Dopo qualche diverbio con alcuni residenti, un giorno, mentre entravamo nella Cattedrale, incontrammo alcuni ragazzi in piazza, anche loro parecchio 'scettici' sulle nuove regole, che cominciarono a inveire contro di me. Michele disse loro di lasciarmi in pace perché dovevo lavorare per i bambini del quartiere", ha dichiarato il primo cittadino di Bari. "La signora in questione invece, come raccontarono le cronache dell'epoca, la incontrai per strada, molto tempo dopo la chiusura al traffico, e ci litigai perché non si rassegnava all'installazione delle fioriere che impedivano il transito delle auto", ha concluso Decaro. La conferma arriva da Lina Capriati che, intervistata dal Tg1 tra i vicoli di Bari Vecchia, dove vive ancora, ha dichiarato: "Mai, mai è successo, mai visto Decaro con Emiliano, quando mai è venuto Decaro qui". Dalla casa esce anche un'altra donna della famiglia, che ha detto: "Noi se andiamo da Decaro manco ci accetta. Come fa a dire che questa persona ci conosce?".

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Le reazioni del centrodestra

Nonostante le precisazioni di Emiliano sulla vicenda e la smentita di Decaro, il centrodestra è andato all'attacco chiedendo, con il vicesegretario federale della Lega Andrea Crippa, "al Viminale di procedere quanto prima con lo scioglimento del Comune. Dopo l'autodenuncia di Emiliano è impossibile e intollerabile continuare ad avere in carica un presidente di Regione e un sindaco del capoluogo che si affidano alla sorella di un boss per portare avanti l'attività sul territorio". Lo stesso pensiero espresso dal vicepresidente della commissione antimafia, il pugliese Mauro D'Attis (FI), che ha chiesto che la commissione faccia approfondimenti sulle dichiarazioni di Emiliano e acquisisca tutti gli atti programmando anche "una serie di audizioni". Più articolato il pensiero del ministro degli affari regionali, Roberto Calderoli, che ha ribadito come la norma sullo scioglimento dei comuni per infiltrazioni per mafia vada cambiata ma la vicenda raccontata da Emiliano sia accostabile alla "trattativa Stato mafia". "La risposta per me è una sola, con la mafia non si tratta", ha concluso il ministro.

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