Nella sua informativa in Cdm la premier si mostra ottimista sul dossier migratorio: stanno arrivando "piccoli segnali di speranza", come il -41% di sbarchi registrato in queste settimane rispetto allo stesso periodo del 2023. Ma le sfide sono molte - le zone calde sono Tripolitania, Sudan e Niger - e Meloni esorta la sua squadra a mostrare agli interlocutori africani “la nostra vicinanza e il nostro reale spirito di solidarietà”
L’attenzione sul dossier migranti va tenuta “alta”. Gli sbarchi sono in calo ma contenere gli arrivi è una “rincorsa continua”. Per questo la premier Giorgia Meloni parla chiaramente: “Ho bisogno di tutto il governo". Durante la sua informativa in Consiglio dei ministri sulle politiche migratorie spiega di immaginare un “modello Caivano” per i Paesi del Nord Africa, in particolare per Tunisia e Libia, “ben consapevoli delle differenze tra Tripolitania e Cirenaica”. Alla sua squadra chiede di far sentire agli interlocutori africani “la nostra vicinanza e il nostro reale spirito di solidarietà”. Esorta i ministri non solo a organizzare “tavoli interministeriali” ma anche a farsi vedere di persona: “Andiamo tutti in Libia e Tunisia, sviluppiamo progetti, controlliamo l'esecuzione, coordinando le presenze, in modo che siano cadenzate e diano il senso della continuità". Tutto è parte di un quadro più ampio con cui si sta avviando il Piano Mattei, "prima con la Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni” e “poi con la conferenza Italia-Africa”. Mai dimenticare, evidenzia ancora una volta, che “non abbiamo in mente un modello di cooperazione predatorio con le Nazioni africane bensì collaborativo”. E che si rivendica – “tra i tanti diritti da tutelare” - anche quello “a non emigrare".
"Costante calo degli sbarchi negli ultimi 4 mesi"
Meloni ha le idee chiare sul da farsi. Bisogna insistere – dice - “con le Nazioni della regione del Mediterraneo allargato e dell'Africa Sub-Sahariana” con l’obiettivo di trovare “un metodo di lavoro condiviso che faccia contrastare insieme gli sbarchi sulle nostre coste, cooperando per colpire la rete dei trafficanti e aiutando le economie più fragili per rimuovere le cause che spingono a migrare". A spingere l’ottimismo sono i “piccoli segnali di speranza” che sono già arrivati. “Pensiamo - spiega la premier – al consistente calo degli sbarchi negli ultimi 4 mesi: comparando le settimane di inizio anno rispetto all'analogo periodo del 2023 siamo al -41%”.
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Occhi puntati su Tripolitania, Sudan e Niger
La strada però è ancora lunga: “Contenere gli arrivi lungo una rotta porta all'attivazione o riattivazione di un'altra direttrice”. E quindi, se cinque mesi fa la più grande preoccupazione erano gli arrivi dalla Tunisia, oggi gli occhi sono tutti sulla costa della Tripolitania “che sta facendo registrare un incremento di partenze”. Fra le nuove fonti di pressione Meloni parla poi degli arrivi dal Sudan, a causa del conflitto iniziato nell'aprile 2023. “I profughi sudanesi – sottolinea - non si fermano più in Egitto, ma giungono in Libia, e da lì vengono da noi”. Poi a preoccupare c’è “la decisione della giunta golpista in Niger di decriminalizzare in traffico di migranti, con conseguente aumento dei movimenti migratori da quell'area".