Aumenta la collaborazione da parte delle autorità tunisine e libiche, fra le strategie ci sarà l’applicazione del progetto di sviluppo con questi Paesi. Già nelle prossime settimane saranno aperti due nuovi centri di trattenimento e identificazione che porterebbero a sei il numero di strutture già attive per i rimpatri
- Apertura effettiva dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) e rimpatri di profughi, ai quali non sarà riconosciuta la richiesta di asilo: questa è la base del piano del governo Meloni per contrastare i flussi migratori
- Si stima che il 90% delle domande siano state presentate da persone che provengono da Paesi considerati sicuri, in base alle norme europee. Queste verrebbero rimpatriate
- Il Governo conta anche sul Patto europeo che potrebbe segnare una svolta a favore dei Paesi di primo approdo, come l’Italia appunto, anche con una più efficace ed equa redistribuzione a livello Ue, combinata con l’entrata in servizio dei due centri di identificazione e accoglienza sul territorio albanese
- Nell’ultimo trimestre del 2023 si è registrato un calo degli sbarchi, ma a livello annuale si calcola un aumento del 50% rispetto al 2022. I flussi ridotti dell’ultimo periodo sarebbero dovuti alle condizioni meteo marine e all’aumento della collaborazione da parte delle autorità tunisine e libiche di contrastare le partenze verso l’Italia con maggiore efficacia rispetto al passato. Tenendo presente che solo a settembre proprio dalla Tunisia era arrivato il 360% di profughi in più
- Il Governo nel 2024 punta all’applicazione del progetto di sviluppo con Tunisia e Libia, nell’ambito del nuovo Piano Mattei in Africa e nel Mediterraneo, per contenere gli sbarchi e stabilizzare il sistema di accoglienza nazionale che, al 15 dicembre scorso, assisteva oltre 140 mila migranti, solo 35 mila dei quali inseriti nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), a fronte di più di 155 mila persone sbarcate nel 2023
- Nelle prime settimane del 2024 dovrebbero essere aperti due nuovi centri di trattenimento e identificazione, dai quali far scattare espulsioni veloci, sull’impronta di quello in funzione da quattro mesi a Pozzallo (Ragusa), ma anche di almeno quattro Cpr in altrettante regioni
- L’idea del Viminale è di dotare ogni regione di una struttura per il rimpatrio e all’appello oggi mancano Liguria, Veneto, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Campania e Calabria
- Con il decreto Cutro si prevede uno snellimento delle procedure anche se quanto previsto dal testo, in autunno, si era scontrato con le decisioni di alcuni giudici
- Altro obiettivo dell’esecutivo è il riconoscimento dell’Unione Europea di un Paese terzo sicuro, come l’Albania, nel quale trasferire i profughi e sulla riduzione da 24 a 12 mesi della responsabilità di uno Stato di primo approdo per i migranti salvati in mare che si allontanano senza permesso verso altri Stati membri
- Secondo le cifre fornite dal Viminale, riferite fino allo scorso 29 dicembre, le persone che in un anno hanno raggiunto il nostro Paese sono state 155.754 (oltre 17mila i minori stranieri non accompagnati) mentre nello stesso periodo di riferimento nel 2022 erano state 103.846. Il picco di sbarchi, 25.673 in un mese, è stato raggiunto ad agosto. Il piano del Governo mira a ridurre questi numeri