Giorno della Memoria, Mattarella: “C’è ritorno antisemitismo, Repubblica non lo tollererà”
PoliticaIl presidente alla cerimonia al Quirinale: “Non dimenticare che l’Italia adottò durante il fascismo le ignobili leggi razziste”. Sulla strage del 7 ottobre: “Replica degli orrori della Shoah”. Su Israele: "Chi ha sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sa che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno stato”. Ancora: “Cresce l’angoscia per gli ostaggi nelle mani crudeli di Hamas e per le vittime tra la popolazione civile palestinese nella striscia di Gaza”. Presente Meloni
Al Quirinale si è celebrato il Giorno della Memoria. Presenti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni. Il titolo della celebrazione era: “I Giusti tra le Nazioni”. Nel salone dei Corazzieri c'erano anche, tra gli altri, il presidente del Senato Ignazio La Russa, quello della Camera Lorenzo Fontana, i ministri Antonio Tajani, Guido Crosetto, Matteo Piantedosi, Gennaro Sangiuliano e Andrea Abodi. In prima fila anche i vertici della comunità ebraica, tra cui il presidente Victor Fadlun, Antonella Di Castro e Mario Venezia alla guida del museo ebraico di Roma. Accanto a loro Sami Modiano, superstite dell'Olocausto.
Il discorso di Mattarella
Nel suo discorso, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha citato Primo Levi: "La storia della deportazione e dei campi di concentramento non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: ne rappresenta il fondamento condotto all'estremo, oltre ogni limite della legge morale che è incisa nella coscienza umana". "Con queste parole", ha spiegato Mattarella, "Levi scolpiva il giudizio sulle radici e sulle responsabilità prime del più grave sterminio, organizzato e programmato ai danni di donne e uomini definiti di razze inferiori, il più grave compiuto nella storia dell'umanità". La Shoah, ha detto ancora il presidente, è stato "il più abominevole dei crimini, per gravità e per dimensione - il genocidio di milioni di persone innocenti - commesso a metà dello scorso secolo nel cuore della civile Europa, dove già da molto tempo gli ideali di libertà, di rispetto dei diritti dell'uomo, di tolleranza, di fratellanza, di democrazia si erano diffusi, venivano proclamati e largamente praticati".
I “virus micidiali” citati dal presidente
"Il senso di incredulità registrato di fronte a quanto accaduto in quegli anni sventurati, accanto al pudore dei sopravvissuti, rinchiusisi, in un primo momento, nel silenzio, traeva la sua origine anche da una concezione ottimistica della Storia e della natura dell'uomo – ha sottolineato Mattarella –. L'uomo del Novecento - immerso nel tempo della ragione, della fiducia incondizionata nel progresso della scienza, della cultura, della tecnica - mai avrebbe pensato di trovarsi di fronte a un tornante così tragico; mai avrebbe concepito la possibilità di una simile regressione: mentre si confidava - come veniva conclamato - in un'alba radiosa per l'umanità, si trovò improvvisamente precipitato nelle tenebre più fitte". Poi il presidente ha elencato alcuni “virus micidiali”: "Le ideologie di superiorità razziale, la religione della morte e della guerra, il nazionalismo predatorio, la supremazia dello Stato, del partito, sul diritto inviolabile di ogni persona, il culto della personalità e del capo, sono stati virus micidiali, prodotti dall'uomo, che si sono diffusi rapidamente, contagiando gran parte d'Europa, scatenando istinti barbari e precipitando il mondo intero dentro una guerra funesta e rovinosa". Mattarella ha poi di nuovo citato Primo Levi: "Siamo uomini - ammoniva ancora Primo Levi - apparteniamo alla stessa famiglia umana a cui appartennero i nostri carnefici", dimostrando "per tutti i secoli a venire quali insospettate riserve di ferocia e di pazzia giacciano latenti nell'uomo dopo millenni di vita civile".
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“Auschwitz spalanca i suoi cancelli su un abisso oltre ogni immaginazione”
In un altro passaggio, Mattarella ha detto: “Auschwitz spalancava - e spalanca tuttora - i suoi cancelli su un abisso oltre ogni immaginazione. Un orrore assoluto, senza precedenti - cui null'altro può essere parificato - ideato e realizzato in nome di ideologie fondate sul mito della razza, dell'odio, del fanatismo, della prevaricazione. Un orrore che sembrava inconcepibile tanto era lontano dai sentimenti che normalmente si attribuiscono al genere umano". "Eppure Auschwitz e tutto il meccanismo di sterminio - che ha inghiottito milioni di ebrei, e anche appartenenti al popolo Romanì, omosessuali, dissidenti, disabili, testimoni di Geova - sono stati concepiti e realizzati da menti umane. Menti che, per quanto perverse, hanno sedotto, attratto e spinto alla complicità centinaia di migliaia di persone, trasformate in 'volenterosi carnefici' secondo la lucida definizione di Daniel Goldhagen", ha aggiunto Mattarella.
Il ricordo degli 800 Giusti in Italia e il pensiero a Segre
Ma ha ricordato: "Nel buio più fitto, nella lunga e oscura notte dell'umanità, prendendo a prestito un'immagine di Elie Wiesel, tante piccole fiammelle hanno indicato una strada diversa dall'odio e dalla oppressione. Sono stati i 'Giusti', secondo una terminologia cara al popolo ebraico perseguitato. Persone che, per motivazioni diverse, hanno rischiato la propria vita e talvolta l'hanno anche perduta per mettere in salvo cittadini ebrei dalla furia omicida nazifascista". E ha aggiunto: "Un lungo elenco di nomi, quasi ottocento quelli finora accertati in Italia, una costellazione di luci e di speranza che continua a rassicurare sul destino dell'umanità. Persone tra le più disparate: donne e uomini, laici e religiosi, partigiani e appartenenti alle forze dell'ordine, funzionari dello Stato, intellettuali, contadini. Accomunati dal coraggio, dalla rivolta contro la crudeltà, dal senso di umanità. C'è chi ha nascosto e protetto, chi ha falsificato documenti e liste, chi ha aiutato a espatriare. Migliaia di gesti, grandi e piccoli, di rivolta contro il conformismo e l'ideologia imperante. Abbiamo ricordato quest'oggi qualche nome: da Giorgio Perlasca a Gino Bartali e gli altri che, nel video e nelle letture, sono stati riproposti alla nostra riconoscenza. Desidero citarne alcuni altri che hanno condiviso il tragico destino della deportazione delle persone che hanno tentato di aiutare. Odoardo Focherini, amministratore del giornale cattolico Avvenire d'Italia; Torquato Fraccon, partigiano, morto a Dachau insieme al figlio; padre Giuseppe Girotti, domenicano; Calogero Marrone, capo ufficio anagrafe del comune di Varese, Giovanni Palatucci, reggente della questura di Fiume; Andrea Schivo, agente di custodia nel carcere San Vittore di Milano. Scoperti e arrestati dai nazifascisti hanno concluso la loro vita nei lager tedeschi. Di fronte alla barbarie, di fronte all'ingiustizia, tutte queste persone non hanno girato la testa, non hanno volto lo sguardo altrove". I Giusti "hanno sconfitto, innanzitutto dentro loro stessi, la paura, l'inerzia complice, l'indifferenza che, come ci ricorda spesso Liliana Segre - a cui rivolgo un pensiero affettuoso a ottant'anni della sua deportazione - è la più perniciosa delle colpe", ha detto ancora il presidente. "I Giusti hanno dimostrato, a rischio della propria vita e di quella dei loro familiari, che il senso di umanità, se rettamente coltivato, resiste in ogni condizione e supera persino i confini del tempo e della morte. Ci hanno insegnato, anche di fronte alle tragedie immani, il valore salvifico dei gesti di coraggiosa solidarietà. Perché, per ripetere il celebre detto del Talmud, 'chi salva una vita salva il mondo intero'. L'esempio dei Giusti rischiara la nostra via. E consente di ritessere quella trama di fiducia nel genere umano che con la costruzione dei campi di sterminio sembrava per sempre distrutta. Tuttavia, di fronte a questi esempi di altruismo, di coraggio, di abnegazione, risaltano ancor di più i crimini commessi da altri uomini e da altre donne, in nome di regimi dittatoriali e brutali".
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“Italia adottò ignobili leggi razziste”
Poi il monito del presidente della Repubblica: "Celebrare doverosamente i Giusti non deve far dimenticare i tanti, troppi ingiusti: i pavidi, i delatori per denaro, per invidia o per conformismo; i cacciatori di ebrei; gli assassini; gli ideologi del razzismo. Non c'è torto maggiore che si possa commettere nei confronti della memoria delle vittime che annegare in un calderone indistinto le responsabilità o compiere superficiali operazioni di negazione o riduzione delle colpe, personali o collettive". Poi Mattarella ha aggiunto: "Non si deve mai dimenticare che il nostro Paese, l'Italia, adottò durante il fascismo - in un clima di complessiva indifferenza - le ignobili leggi razziste: il capitolo iniziale del terribile libro dello sterminio; e che gli appartenenti alla Repubblica di Salò collaborarono attivamente alla cattura, alla deportazione e persino alle stragi degli ebrei. Un portato inestinguibile di dolore, di sangue, di morte sul quale mai dovremo far calare il velo del silenzio". "I morti di Auschwitz", ha detto ancora Mattarella, ci "ammoniscono continuamente: il cammino dell'uomo procede su strade accidentate e rischiose. Lo manifesta anche il ritorno, nel mondo, di pericolose fattispecie di antisemitismo: del pregiudizio che ricalca antichi stereotipi antiebraici, potenziato da social media senza controllo e senza pudore". "Le comunità ebraiche italiane sanno che l'Italia è la loro casa e che la Repubblica, di cui sono parte integrante, non tollererà, in alcun modo, minacce, intimidazioni e prepotenze nei loro confronti. La nostra Costituzione dispone con chiarezza: tutti cittadini sono portatori degli stessi diritti. La presenza ebraica è stata fondamentale per lo sviluppo dell'Italia moderna e nella formazione della Repubblica", ha ribadito.
“Siamo di fronte a un nuovo crinale apocalittico"
Guardando ai giorni nostri, Mattarella ha aggiunto: "Anche ai nostri giorni, la ruota della storia sembra talvolta smarrire la sua strada, portando l'umanità indietro, a tempi e a stagioni che mai avremmo pensato di rivivere. Le conquiste della pace e delle libertà democratiche sono esaltanti e vanno salvaguardate di fronte a risorgenti tentazioni di risolvere le controversie attraverso il ricorso alla guerra, alla violenza, alla sopraffazione. Siamo di fronte a un nuovo ‘crinale apocalittico’, per usare un'espressione cara a Giorgio La Pira. In alcune zone del mondo, in un'epoca così travagliata come la nostra, sembra divenuta impossibile non soltanto la convivenza, ma persino la vicinanza". "Parole d'ordine, gesti di odio e di terrore sembrano di nuovo affascinare e attrarre, nel nostro Continente ma anche altrove. Su questo occorrerebbe compiere una approfondita riflessione: indagando le motivazioni che spingono numerose persone a coltivare in modo inaccettabile simboli e tradizioni di ideologie nefaste e minacciose, che hanno portato all'umanità soltanto dolore, distruzione e morte – ha aggiunto Mattarella –. Va richiamata, a questo riguardo, la decisiva importanza della cultura, dell'istruzione. Di quanto - ad esempio - sono preziose le collaborazioni di studio e ricerca tra le Università, sempre positive; sempre fonte di avanzamento di civiltà, al di sopra di ogni frontiera. Sempre affermazione del carattere della cultura, che unisce e non può separare. Il fanatismo, religioso o nazionalista, che, mosso da antistoriche e disumane motivazioni, non tollera non soltanto il diritto ma neppure la presenza dell'altro, del diverso, ritiene di poter imporre la sua visione con la forza, la guerra e la violenza, violando i principi fondamentali del diritto internazionale e della civiltà umana".
Il passaggio sulla situazione in Medio Oriente
Infine, Mattarella ha parlato della situazione in Medio Oriente. "Assistiamo, nel mondo, a un ritorno di antisemitismo che ha assunto, recentemente, la forma della indicibile, feroce strage antisemita di innocenti nell'aggressione di terrorismo che, in quella pagina di vergogna per l'umanità, avvenuta il 7 ottobre, non ha risparmiato nemmeno ragazzi, bambini e persino neonati. Immagine di una raccapricciante replica degli orrori della Shoah. Siamo convinti che i giacimenti di odio siano stati ingigantiti da parole e atti spietati, persino blasfemi", ha detto. "Il sogno di una pace, sancita dal reciproco riconoscimento e rispetto delle tre religioni monoteiste figlie di Abramo, appare lontano - forse come non è mai stato in tempi recenti - ma resta l'orizzonte necessario di un riscatto di questa parte del mondo, e non soltanto di questa", ha aggiunto. "Guardiamo a Israele come Paese a noi vicino e pienamente amico, oggi e in futuro, per condivisione di storia e di valori. Siamo e saremo sempre impegnati per la sua sicurezza”, ha assicurato il presidente. Ma ha aggiunto: "Sentiamo crescere in noi, di giorno in giorno, l'angoscia per gli ostaggi nelle mani crudeli di Hamas. L'angoscia sorge anche per le numerose vittime tra la popolazione civile palestinese nella striscia di Gaza. Tante donne e bambini. Anzitutto per l'irrinunziabile rispetto dei diritti umani di ciascuno, ovunque. E anche perché una reazione con così drammatiche conseguenze sui civili, rischia di far sorgere nuove leve di risentimenti e di odio". "Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno stato", ha detto ancora Mattarella. E ha concluso: "Ci ostiniamo a restare fiduciosi nel futuro dell'umanità. Nella convinzione profonda che un futuro intriso di intolleranza, di guerra e di violenza, non sia il desiderio iscritto nelle coscienze delle donne e degli uomini. I Giusti, con il loro coraggio, la loro speranza e il loro sacrificio ci indicano la direzione e ci spronano ad agire, con determinazione e a tutti i livelli, contro i predicatori di odio e i portatori di morte. I Giusti italiani sono tra le radici migliori della nostra Repubblica. Per questo li celebriamo e li onoriamo, tutti insieme, come popolo italiano e come comunità, nel Giorno della Memoria".
La celebrazione del Giorno della Memoria
Ad aprire la cerimonia al Quirinale è stato un filmato a cura di RaiStoria. Poi gli interventi di Simonetta della Seta, presidente del Gruppo di lavoro Memoriali e Musei dell’Ihra (International Holocaust Remembrance Alliance); Noemi Di Segni, presidente dell’Ucei; Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito. Le sorelle Andra e Tatiana Bucci, sopravvissute ad Auschwitz, hanno portato le loro testimonianze: sono state intervistate da due studenti di rientro dal “Viaggio della Memoria”, in ricordo delle vittime della Shoah, organizzato in Polonia dal ministero dell’Istruzione. Inoltre, l’attore Alessandro Albertin ha letto alcuni brani di testimonianze. Nel corso della cerimonia, Gabriele Coen, compositore e interprete della nuova musica ebraica, accompagnato da Alessandro Gwis al pianoforte e dalla voce di Barbara Eramo, ha eseguito intermezzi musicali.
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Il discorso di Valditara
Questo l'intervento del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara.
Signor Presidente, autorità, studenti, signore e signori presenti o che ci seguono a distanza, mi sono posto spesso una domanda che mi porto dietro da quando ho visitato l’inferno di Auschwitz e ancor prima, da quando da ragazzo andai in visita al campo di Dachau. Come spiegare la tragedia suprema, la tragedia non riscattabile? L’unica risposta che sono riuscito a darmi è che questa prima ancora che una tragedia dell'Umanità è stata una tragedia di uomini. Di madri, di padri, di figli, di uomini, di donne, di bambini, di milioni di persone ognuna delle quali custodiva un universo, milioni di milioni di possibilità mai esplorate, di progetti mai avverati, di incontri mai avvenuti, di sogni mai rincorsi.
La Shoah è stata la negazione della persona. Persona: concetto cardine della civiltà occidentale che venne calpestato proprio nel cuore dell'Occidente. Persona valore costituzionale sommo per la nostra Carta.
Sta qui, forse, il segreto della terrificante eccezionalità dell'Olocausto, nella cancellazione della stessa nozione di persona, che ha portato alla cancellazione fisica di milioni di persone.
Al Memoriale di Auschwitz-Birkenau, tra i mille segni dell’orrore, c’è una gigantesca teca che contiene soltanto scarpe di bambini. Le guide indicano il loro numero in circa 80mila. Sono riuscito a fissarne alcune, immaginando la vita di chi le aveva indossate. Un volto, un sorriso, una storia, un progetto di donna e di uomo, un bambino. Un bambino la cui perdita è una perdita incommensurabile.
Ho provato a moltiplicare quella perdita per tutte le scarpe accatastate, ma il calcolo è impossibile, quel che avvenne ad Auschwitz e negli altri campi non è calcolabile, è una vertigine, la vertigine dell’assurdo puro che si fa realtà quotidiana, addirittura meccanismo spersonalizzante. Ma in questa tragedia non vi è niente di impersonale, la tragedia sta in tutte quelle persone cui abbiamo rinunciato, in nome dell’ideologia totalitaria, statolatrica, razziale.
Dobbiamo ricordarcelo anche noi italiani, perché non possiamo dimenticare che migliaia di ebrei furono internati e sterminati a causa del colpevole collaborazionismo del regime fascista, che favorì la loro deportazione. Non dobbiamo dimenticare l’infamia delle Leggi Razziali, ed è con questo spirito che abbiamo voluto inaugurare al Ministero dell’Istruzione e del Merito una targa in memoria degli studenti, dei docenti, di tutti i dipendenti scolastici espulsi dalla scuola italiana in quanto ebrei.
La persona, e questo è l’altro versante della Memoria, il miracolo della speranza pure nella tragedia più insondabile, può rappresentare anche lo scoglio residuo di senso a cui aggrapparsi di fronte alla marea dell’insensato, l’unico, estremo argine all’orrore dominante. Ce lo mostra definitivamente la storia dei Giusti tra le Nazioni, su cui molto opportunamente si sofferma la riflessione di questo Giorno. La storia di quegli uomini e quelle donne che non girarono lo sguardo, che misero in gioco tutto, compresa la loro vita, per salvare le vite che stavano per essere sommerse dalla barbarie.
Ogni donna, uomo, bambino, ogni famiglia ebrea strappata ai treni della morte grazie al coraggio di questi eroi silenziosi fu uno scacco contro l’odio, uno strappo nella trama bestiale della violenza e del genocidio. Per imprimere questo strappo, erano necessarie persone che non avessero abdicato a se stesse, che non avessero rinunciato ad incontrare l’Altro, erano necessari altrettanti Io che riconoscessero un Tu, per usare l’immagine del grande filosofo e teologo ebreo Martin Buber.
Questi, erano i Giusti: altrettanti Io che non si erano dissolti in collettività aberranti, nel Partito Unico, nel Reich ma che continuavano ad avere di fronte un Tu. Quella donna, quell’uomo, quel bambino. Quella persona. Come disse il Giusto Giorgio Perlasca a un intervistatore: “Ma lei, avendo la possibilità di fare qualcosa, cosa avrebbe fatto, vedendo uomini, donne e bambini massacrati senza un motivo se non l'odio e la violenza?”. È questa, la domanda che non dobbiamo cessare di farci, che dobbiamo ripeterci quando oggi qualcuno minimizza l’Olocausto, o perfino lo nega, o addirittura si prefigge l’obiettivo di realizzarne un altro.
Lo abbiamo visto, non sono più solo le cicatrici della storia, sono le ferite spalancate della cronaca odierna, è l’antisemitismo che ritorna, è la persecuzione e l’annientamento dell’ebreo in quanto ebreo che si ripresenta sotto nuova veste. E allora mai come oggi la chiamata alla coscienza individuale del Giusto deve farsi memoria comune, perché il nostro Io sia sempre in grado di scorgere nell’Altro un Tu prezioso, intangibile, irripetibile.