Chi è Sami Modiano, superstite della Shoah nominato Cavaliere di Gran Croce da Mattarella

Cronaca
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Testimone diretto degli orrori di Auschwitz-Birkenau, il 18 luglio 2020 ha compiuto 90 anni e ha ricevuto il riconoscimento del capo dello Stato. Nel 1944 era a Rodi, all’epoca colonia italiana, quando i tedeschi deportarono tutti gli ebrei dell’isola nel campo nazista. Riuscì a sopravvivere, non senza sensi di colpa, e da allora ha dedicato la sua vita a raccontare ai ragazzi la sua storia: “La considero la mia missione, spesso sentire un sopravvissuto porta i giovani a cambiare idea”

Il 18 luglio 2020 Sami Modiano ha compiuto 90 anni. Durante la sua vita, è stato testimone diretto degli orrori di Auschwitz-Birkenau. Per omaggiarlo, il presidente Sergio Mattarella lo ha nominato Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica.

Chi è Sami Modiano

Samuel Modiano, detto Sami, è sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. È nato a Rodi il 18 luglio del 1930, quando l'isola era una colonia italiana. Dopo l'armistizio, i tedeschi invasero Rodi e il 23 luglio 1944 prelevarono tutti gli ebrei presenti sull'isola, senza che nessuno potesse sfuggire. Tra di loro c’erano anche Sami Modiano, la sorella 16enne e il padre. Caricarono tutti nella stiva di un vecchio mercantile in condizioni disumane. Il viaggio durò da Rodi fino al Pireo: lì, il 3 agosto 1944, gli ebrei vennero caricati sui treni, stipati nel buio soffocante dei vagoni piombati, diretti verso il campo nazista di Birkenau. Una volta arrivati, uomini e donne vennero separati. Nel campo morirono sia la sorella sia il padre di Sami Modiano. Lui fu uno dei pochi a sopravvivere a quell’orrore, anche aggrappandosi alle ultime parole del padre: “Tu sei forte Sami, tu devi farcela”. Dopo l’arrivo dei russi nel 1945 e la liberazione, cercò con fatica di riprendere in mano la sua vita. L’uomo negli anni, incoraggiato anche dalla moglie Selma Doulmar, si è dedicato a far conoscere la sua esperienza ai ragazzi nelle scuole medie e superiori italiane. Molte estati, invece, le ha trascorse a Rodi, per occuparsi dell'antica sinagoga e della piccola comunità ebraica presente nell'isola.

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“Quando mi chiedono se sono un sopravvissuto io rispondo di sì, ma in realtà sono ancora lì ad Auschwitz-Birkenau, non sono mai uscito da lì. Ero un ragazzo, come posso dimenticare quello che ho visto?”, ha raccontato Modiano. Non ha mai nascosto di aver provato sensi di colpa per essere uscito vivo dal campo (della comunità ebraica di Rodi rimasero solo 31 uomini e 120 donne). “Mi sono chiesto a lungo perché proprio io fossi uscito vivo da quella fabbrica di morte – ha detto –. L'ho capito dopo anni, soprattutto quando ho iniziato a parlare ai ragazzi e ad accompagnarli nei viaggi della memoria ad Auschwitz. Ero stato scelto per dare la mia testimonianza. La considero la mia missione. Se non avessi avuto riscontro mi sarei fermato, ma invece c’è, lo vedo tutte le volte nei loro occhi. Spesso sentire un sopravvissuto porta i giovani a cambiare le idee che avevano prima. E allora continuerò a raccontare finché Dio mi darà la forza, perché quello che è successo non si ripeta”. La sua storia è stata raccontata anche nel docu-film “Tutto davanti a questi occhi”, di Walter Veltroni e prodotto da Sky in collaborazione con Palomar, trasmesso in tv in occasione della Giornata della Memoria del 2018.

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