Salario minimo, fondi per le alluvioni, extraprofitti: i nodi del governo Meloni
PoliticaA pochi giorni da Ferragosto la premier è impegnata su tre fronti: i fondi per gli alluvionati, il salario minimo e la tassazione degli extraprofitti delle banche. Sul primo punto uno scontro con Bonaccini che accusa il governo di non avere fondi per la ricostruzione dopo l'alluvione. Il Pd raccoglierà firme per una legge sul salario minimo a 9 euro alle feste di partito. Meloni attende confronto con il Cnel. Sugli extraprofitti Tajani annuncia emendamenti di Fi per difendere i piccoli istituti
La politica non si ferma neanche a Ferragosto. L’esecutivo Meloni in queste ore deve affrontare diversi fronti caldi: i fondi per gli alluvionati, il salario minimo e la tassazione degli extraprofitti delle banche. Sul primo punto ieri c’è stato uno scontro con il presidente dell'Emilia-Romagna Bonaccini che accusa il governo di non avere fondi per la ricostruzione dopo l'alluvione. La premier replica: "Il governo ha già stanziato 4,5 miliardi". Bonaccini di rimando: "Finora gli unici contributi li ha dati la Regione". Intanto il Pd raccoglierà firme per una legge sul salario minimo a 9 euro alle feste di partito e la presidente del Consiglio attende il confronto con il Cnel. Sugli extraprofitti tensione nella maggioranza: Tajani annuncia emendamenti di Fi per difendere i piccoli istituti.
Salario minimo, raccolta di firme alle feste del Pd
Dopo il confronto con Giorgia Meloni e nell'attesa che il governo concretizzi una contro-proposta per "dare una speranza ai quasi 4 milioni di lavoratori che l'aspettano", i partiti di opposizione sfidano l'ssecutivo serrando le fila a difesa del progetto di legge che punta a fissare a 9 euro l'ora il salario minimo: il testo che hanno sottoscritto (ad eccezione di IV) e il cui esame alla Camera venne sospeso a inizio agosto su richiesta della maggioranza. I Dem annunciano l'allestimento di banchetti per raccogliere firme in favore della pdl in tutte le feste dell'Unità, che solo in Emilia Romagna sono oltre 100. Con la speranza per il momento sussurrata di poter arrivare a quota un milione. La segretaria Elly Schlein in un'intervista a Repubblica dice: “Il Cnel non è la Terza Camera, rivedo Meloni solo se ha proposte serie.Per ora nessuno ci ha invitato, il Cnel è un'istituzione prestigiosa ma non può essere né la Terza Camera, né un governo ombra. Noi saremo sempre disponibili al confronto nel merito, ma non arretriamo di un centimetro sui pilastri della nostra proposta”. Invece l'idea del M5S è quella di attivarsi sia online, sia attraverso gli oltre 150 gruppi territoriali, consapevoli che la partita non si chiuderà ad agosto, ma si dovrà giocare con risolutezza da ora ai prossimi mesi.
Meloni sul salario minimo
Mantiene il punto anche la premier Giorgia Meloni che, in una lettera a Il Corriere della Sera, rivendica la scelta di coinvolgere il Cnel e assicura di voler lavorare a una "proposta unitaria" da mettere in campo già con la legge di Bilancio. Il tema di un salario giusto per gli italiani sta molto a cuore anche al governo, osserva, pur indicando altre strade per affrontarlo come la crescita economica del Paese e il rafforzamento della contrattazione collettiva.
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Scontro Meloni-Bonaccini su fondi alluvione
A quasi tre mesi dall'alluvione che ha sconvolto l’Emilia Romagna è scontro aperto fra governo e Regione, fra Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini. La premier ha mandato una lettera di spiegazioni al governatore, che da settimane lamenta, insieme ai sindaci, l'esiguità delle risorse messe a disposizione, “Non ho avuto modo - scrive la premier - di leggere da parte sua alcuna parola di sostegno" all'azione del governo sull'alluvione, "anzi. Ho letto che Lei, nella Sua veste di presidente di Regione nonché di sub commissario alla ricostruzione, ha ripetutamente affermato che sul territorio non sarebbe arrivato sino ad oggi neanche un euro. Non bisogna cedere alla fretta ed alla frenesia che pare rispondere al desiderio di qualcuno di avere un po' di visibilità, alimentando polemiche inutili". Immediata la replica di Bonaccini: "La fretta che Meloni mi imputa in realtà, è quella dei nostri concittadini. Che tutto meritano fuorché polemiche sterili tra istituzioni o il fatto che non debbono lamentarsi perché molto sarebbe già stato fatto. Purtroppo non è così, la premier può senz'altro chiedere direttamente a famiglie e imprese", rinnovandole l'invito a un confronto allo stesso tavolo, per fare il punto sulle risorse e individuare soluzioni.
Scontro sulle cifre
Lo scontro è però anche sulle cifre: il governo, dice Meloni nella sua lunga lettera, ha già stanziato 4,5 miliardi per la ricostruzione delle zone alluvionate e questa iniziativa non si esaurisce qui. Uno degli obiettivi che l'esecutivo ribadisce è anche quello, oltre alla messa in sicurezza e alla ricostruzione delle infrastrutture, di risarcire tutti i privati che hanno subito danni. Per questo motivo non sarebbe corretta - secondo Meloni - l'informazione secondo la quale non si sarebbe visto un euro. Una lettura che però, secondo Bonaccini, non corrisponde alla realtà. "A oggi - è la sua replica - gli unici contributi arrivati ai cittadini sono quelli decisi da Regione e Protezione civile nazionale, mentre famiglie e imprese attendono gli indennizzi. I due Decreti adottati dal Governo hanno definito una serie di misure che però, lo si chieda ai cittadini, in questo momento non risultano funzionare, né per il ritorno alla normalità delle famiglie, né per la ripartenza positiva delle imprese". Questione, quest'ultima, che secondo Bonaccini rischia di abbattersi con effetti pesanti su una delle aree più produttive del Paese: "la stragrande maggioranza delle imprese - prosegue - non solo non ha ricevuto un euro di indennizzo, ma neppure sa come approntare le perizie necessarie per ottenere in futuro il pieno risarcimento dei danni. E non sapere ancora, dopo tre mesi, come richiedere i rimborsi è semplicemente incredibile".
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Tassa extraprofitti agita la maggioranza
Infine c’è il nodo della tassa sugli extraprofitti bancari ad agitare la maggioranza, che sta creando tensioni con Forza Italia. Non è solo una questione di contenuti, ma anche di metodo, come chiarisce il segretario di FI e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Mentre Matteo Salvini parla di “giustizia sociale” e di totale accordo con il ministro dell'Economia Giorgetti. Sulle ragioni della tassa siamo tutti d'accordo, spiega il capogruppo azzurro alla Camera, Paolo Barelli, ma ci sono forti perplessità sulle modalità tecniche e di approccio. A cominciare dal fatto che l'intervento sarebbe stato deciso da Palazzo Chigi a insaputa di Bankitalia - si ragiona in ambienti della coalizione - e senza apparenti contatti con le banche. Tant'è che si starebbe già pensando di correre ai ripari introducendo l'opzione della deducibilità, che poi dovrà essere studiata approfonditamente per definire tutte le possibili varianti, anche e soprattutto a tutela dei piccoli istituti.
L’affondo di Tajani
"Mi auguro onestamente che in Consiglio dei ministri una cosa come quella avvenuta con la norma sugli extraprofitti delle banche non accada più", dice Tajani che poi affonda: "Le cose potevano essere fatte meglio, ora dobbiamo preservare la nostra credibilità internazionale e rassicurare gli investitori". "Presenteremo emendamenti, ne valutiamo uno per escludere i piccoli istituti dalla norma”, prosegue il leader di FI rimarcando che le misure varate lunedì scorso dal Cdm "non erano stata concordate, invece doveva esserci una discussione prima e non un dibattito successivo all'approvazione. Il pacchetto andava annunciato a mercati chiusi".Le modifiche a cui lavora Forza Italia puntano anzitutto a 'tutelare le piccole banche, quelle più vicine ai cittadini', afferma il vicepremier. Da qui la necessità di ascoltare l'Abi e tutti gli altri soggetti, anche se sarà poi la politica a decidere. Uno degli obiettivi di FI è dunque quello di tutelare le piccole realtà. E questo fa ipotizzare, in ambienti della maggioranza, la possibilità di un aggiustamento sia sul tetto alla tassa, lo 0.1% dell'attivo che potrebbe essere ridotto per i piccoli istituti, se non abolito del tutto, per esempio. Con un meccanismo di gradualità che potrebbe essere applicato anche per la deducibilità, sempre favorendo - in percentuale - le piccole banche. Tutte ipotesi che dovranno trovare ovviamente riscontri concreti alla ripresa dell'attività parlamentare, a settembre.