Dopo l’incontro a Palazzo Chigi con le opposizioni, la premier ha fatto il punto con una lettera al Corriere della Sera: "Ho proposto di avviare un serio confronto”, coinvolgendo il Cnel, “da concludersi in 60 giorni con una proposta concreta sul tema del 'lavoro povero’, non solo sul salario minimo, per arrivare a una pdl condivisa con le parti sociali, un testo efficace”
Governo e opposizioni si sono incontrati a Palazzo Chigi per confrontarsi sul tema del salario minimo, che dopo la pausa estiva sarà di nuovo al centro dell’agenda politica in autunno. Il vertice di venerdì 11 agosto è stato interlocutorio, con le parti ancora distanti ma diverse idee sul tavolo. La premier Giorgia Meloni ha fatto il punto con una lettera inviata al Corriere della Sera, in cui scrive: "Ho proposto alle opposizioni di avviare un serio confronto nella sede preposta a farlo per Costituzione e cioè il Cnel. Un confronto celere, da concludersi in 60 giorni con una proposta concreta sul tema del 'lavoro povero’, non solo sul salario minimo. Con questo metodo e una tabella di marcia certa, possiamo arrivare prima della legge di Bilancio a una proposta di legge condivisa con le parti sociali, un testo efficace, basato su dati reali, che possa veramente rispondere a chi cerca un lavoro e a chi ce l'ha ma non è sufficiente per una vita dignitosa”.
La lettera di Meloni
“Il governo fin dal suo insediamento ha dimostrato che la priorità della sua azione è la difesa dei salari e del reddito degli italiani”, scrive Meloni. “Abbiamo dedicato gran parte delle risorse disponibili al taglio del cuneo fiscale e a rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie. Sarà questa la linea che seguiremo nella prossima legge di bilancio alla quale stiamo già lavorando. Ogni proposta che va in questa direzione, quella del reddito e del lavoro, del merito e dell’equità, trova il nostro ascolto, non abbiamo pregiudizi ideologici, siamo pragmatici”. Poi entra nel dettaglio dell’incontro a Palazzo Chigi: “Ci siamo confrontati con i rappresentanti dei partiti dell’opposizione sulla loro proposta di salario minimo. Credo sia un segno di grande rispetto e lo dico ben conoscendo le liturgie dei governi precedenti: personalmente nei molti anni che ho passato all’opposizione non sono mai stata chiamata da un presidente del Consiglio per parlare di una proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia. Non è solo una questione di stile, ma di sostanza politica, è il mio modo di essere. Sono soddisfatta del confronto, è stato rispettoso e costruttivo”. Secondo la presidente del Consiglio “c’è una base comune dalla quale partire: tutti condividiamo la finalità di tutelare i lavoratori e chiudere una lunghissima era di salari bassi che oggi sono sforbiciati dall’inflazione. Sulla strada da seguire per centrare l’obiettivo ci sono delle divergenze. Da parte mia ho ribadito che la strada maestra per alzare i redditi è quella di una nazione che torna a crescere”.
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I dubbi sul salario minimo
“La svolta è il salario minimo? Molte forze sindacali e tanti esperti di lavoro nutrono delle perplessità”, prosegue nella lettera Meloni. “Il timore è che il salario minimo possa diventare un parametro sostitutivo e non aggiuntivo per i lavoratori, andando così, per paradosso a peggiorare la condizione di molti lavoratori. Sono dubbi che condivido, ma ripeto: non ho preclusioni ideologiche, la mia è solo la doverosa preoccupazione di non intervenire su una materia così delicata senza la certezza di aver vagliato tutti i pro e contro”. E conclude dicendo: “Non chiedo il ritiro della loro proposta sul salario minimo, la loro battaglia politica non si interrompe, ma possono arricchirla partecipando a un lavoro comune, senza steccati ideologici. Il lavoro, il buon lavoro pagato in modo dignitoso, è la nostra priorità”.
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Cosa è successo ieri
Nell’incontro di ieri a Palazzo Chigi, le opposizioni hanno presentato la propria proposta unitaria sul salario minimo. Meloni e il governo hanno preso tempo proponendo di dare al Cnel la regia di un lavoro approfondito per arrivare a una proposta di legge "che affronti una materia così ampia nelle sue complessità". I leader dei partiti di opposizione sono poco convinti che si arriverà a un risultato e continueranno anche con la raccolta firme. Lamentano inoltre che c'era tutto il tempo per studiare una controproposta da parte dell’esecutivo che secondo loro non è arrivata.
Conte: Meloni confusa. No compromessi al ribasso
Tra i più critici per l'esito dell'incontro è Giuseppe Conte (M5s): "Siamo entrati a Palazzo Chigi con una proposta chiara per alzare gli stipendi a quasi 4 milioni di lavoratori. A fine incontro da Meloni non sono arrivate però proposte o idee. Perché il governo non ne ha. Ho trovato una Meloni irriconoscibile rispetto a quella dell'opposizione, che aveva soluzioni facili e pronte per tutto. Ora che sono al governo buttano la palla in tribuna, al Cnel presieduto da Brunetta. Faremo una raccolta firme sul salario minimo legale", aggiunge. "Abbiamo trovato Giorgia Meloni in gran confusione, vedo un governo in grande difficoltà che rinvia perché non sa cosa fare. Il M5s non fa compromessi al ribasso".
Calenda: incontro importante ma Meloni sbaglia
Più ottimista Carlo Calenda, leader di Azione: "È stato un incontro importante. Nessuno ha sbattuto la porta in faccia agli altri", dice in un'intervista a La Stampa. "Non è assolutamente detto che si riesca a chiudere sul salario minimo, ma siamo all'inizio di un metodo importante, che può farci fare molti passi avanti". Calenda dice di aver "difeso a spada tratta le ragioni per le quali a mio avviso le posizioni della presidente del Consiglio non sono fondate".