
Social media, Azione e Italia Viva propongono il divieto per i minori di 15 anni
Il gruppo parlamentare di Carlo Calenda e Matteo Renzi ha proposto un disegno di legge che vuole innalzare l’età per esprimere il consenso su Internet e vietare qualunque piattaforma per coloro che non hanno compiuto i 13 anni. L’iniziativa prevede un processo di certificazione dell’età, che avverrebbe tramite Spid o Cie, e anche multe salatissime per i social network, pari al 4% del fatturato globale

Niente social fino ai 15 anni. È questa la proposta fatta dal gruppo parlamentare di Azione-Italia Viva, che ha presentato a Montecitorio il senso di questo disegno di legge, che vuole ricalcare in parte quanto già fatto all’estero, applicando più concretamente i dettami del GDPR
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I DATI – Le statistiche non mentono: i ragazzi passano sempre più tempo sui social: l’81% degli adolescenti è attivo su Instagram e l’età di iscrizione ai social sta diminuendo, attestandosi attorno agli 11 anni. Le statistiche evidenziano come oltre la metà dei giovani utilizzi gli smartphone per più di 3 ore al giorno. Sono segnalati in forte crescita i casi di dipendenza, depressione giovanile, disturbi alimentari e la diminuzione della qualità del sonno
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COSA DICONO GDPR E CODICE DELLA PRIVACY – Il regolamento europeo Gdpr prevede che si possano fornire i propri dati online soltanto dai 16 anni, un limite leggermente abbassato dal Codice della privacy, che lo ha portato a 14. Le piattaforme a questo proposito prevedono un’età di 13 anni che però può essere facilmente elusa, falsificando l’autocertificazione
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GLI ESEMPI STRANIERI – Alcuni Paesi hanno già varato alcune leggi restrittive in tal senso: a marzo l’Assemblea nazionale francese ha approvato a larghissima maggioranza un disegno di legge che prevede un’età minima di 15 anni e controlli più severi sull’età degli utenti (con pesanti multe per i social media). Negli Usa lo Utah è il primo Stato a vietare i social media per gli under 18 dalle 22:30 alle 6:30 del mattino, mentre al Congresso un gruppo di senatori vorrebbe vietare i social ai minori di anni 13 e vietare l’uso di algoritmi speciali per gli under 18
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LA PROPOSTA ITALIANA – Quello che propongono Azione e Italia Viva è di innalzare l’età per esprimere il consenso al trattamento dei dati da 14 a 15 anni; vietare i social agli under 13 e stabilire un processo di certificazione dell’età che permetta all’utente di verificare i propri requisiti anagrafici. In caso di violazioni le piattaforme sarebbero punite con multe fino al 4% del fatturato globale
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IL VALORE DI SPID E CIE – Il processo di certificazione dell’età passerebbe inevitabilmente da Spid o Cie, che eventualmente confermerebbe il requisito anagrafico per poi lasciare l’ultima decisione allo stesso social media, che alla fine decide se avvallare o negare l’accesso
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LE CAMPAGNE DI SENSIBILIZZAZIONE – Inoltre, Azione e Italia Viva propongono azioni di sensibilizzazione e consapevolezza destinate ai giovani e alle famiglie, sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri e con il supporto di media, organi di comunicazione e soggetti privati

NESSUN RISCHIO PER I MINORI – Una domanda a questo punto sorge spontanea: ma quindi i minori non potranno più navigare? Nelle intenzioni dei proponenti la navigazione su Internet resta sempre consentita ma verrebbero escluse alcune piattaforme, soprattutto quelle a carattere commerciale e quelle fondate su condivisione dei contenuti, interazioni e classificazione dei profili. In caso di violazioni non ci sarebbero multe per i minori (o le famiglie)

QUALI SOCIAL SAREBBERO LIMITATI – La distinzione a questo proposito non è semplice: TikTok, Instagram e Facebook verrebbero certamente colpite, mentre altre, per esempio Wikipedia, no. Ci sono però alcuni ibridi, come Whatsapp, che fa parte della galassia Meta, che resta nel limbo e in attesa di una più precisa collocazione: non è un social in senso stretto ma una piattaforma di messaggistica, sebbene ne presenti alcuni elementi tipici. Per i proponenti deve essere l’esecutivo a decidere, non “non fermandosi ovviamente ai social network”
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