
Sondaggio: per 60% crisi climatica è causa alluvioni, ma mancano norme a tutela territorio
La maggior parte dei cittadini, come la maggioranza della comunità scientifica, individua nei cambiamenti ambientali il motivo principale di eventi estremi come quello che nelle scorse settimane ha messo in ginocchio l'Emilia-Romagna. Secondo l'84% ci sarebbero però stati meno danni con "regole più attente". Non convincono del tutto le modalità di protesta di movimenti come Ultima Generazione. È quanto emerge dall'ultima rilevazione Quorum/YouTrend per Sky TG24

L’alluvione che ha messo in ginocchio l’Emilia-Romagna nelle scorse settimane ha fatto tornare al centro del dibattito pubblico il discorso sul problema della gestione del territorio, del dissesto idrogeologico e più in generale anche del cambiamento climatico, di cui queste violente alluvioni e fenomeni simili sarebbero diretta manifestazione. Così la pensano molti italiani, come emerge dall’ultimo sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend per Sky TG24
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CAMBIAMENTO CLIMATICO E ALLUVIONI – Il 60% del campione di intervistati segue quindi la maggioranza della comunità scientifica e individua proprio nel cambiamento climatico il motivo di eventi estremi come la recente alluvione che si è abbattuta sull’Emilia-Romagna. Non è d’accordo invece il 35%, mentre soltanto il 5% dichiara di “non sapere”
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L’attenzione alle tematiche ambientali sembra essere più forte nelle fasce d’età più giovani. Il 69% di chi ha tra i 18 e i 34 anni considera il cambiamento climatico come il responsabile delle alluvioni. Le percentuali – pur rimanendo alte anche con il salire dell’età anagrafica – scendono: risponde di sì il 59% di chi ha tra i 35 e i 59 anni e il 56% degli over 55. E se soltanto il 29% dei più giovani non pensa che ci sia una connessione tra alluvioni e cambiamento climatico, i numeri salgono fino al 40% tra chi ha più di 55 anni
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Anche il titolo di studio sembra influire sulla risposta. Il 72% degli intervistati laureati non ha dubbi sul collegamento tra alluvioni e crisi ambientale. La cifra scende al 61% tra i diplomati e al 53% tra chi ha la licenza media. Al contrario, soltanto il 26% dei laureati non vede alcun nesso tra cambiamento climatico e alluvioni, mentre così la pensa il 34% di chi si è fermato al diploma e il 42% di chi non è andato oltre la licenza media
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Ci sono poi molte diversità di vedute tra gli elettori dei vari partiti politici. Se solamente il 44% di chi supporta Fratelli d’Italia collega l’alluvione al cambiamento climatico, la percentuale schizza all’81% tra chi vota Partito Democratico (72% tra gli elettori dei Cinque Stelle e 63% tra quelli delle forze di centrodestra diverse da FdI). Così, le percentuali si invertono tra chi non osserva alcun nesso
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L’alluvione è stata causata principalmente dall’esondazione di fiumi e canali. Al di là del più ampio discorso sui cambiamenti che tutto il mondo sta attraversando, l’84% degli intervistati è convinto che “una regolamentazione più attenta alla tutela del territorio” avrebbe potuto minimizzare i danni, limitando le esondazioni dei corsi d’acqua più grandi. Per l’11% un evento del genere era invece “imprevedibile e totalmente fuori controllo”

La paura, per l’83% del campione che ha partecipato al sondaggio, è che adesso quanto successo in Emilia-Romagna possa ripetersi anche in altre regioni d’Italia

LE PROTESTE DI ULTIMA GENERAZIONE – Dividono invece l’opinione pubblica le azioni di disobbedienza civile contro il cambiamento climatico di movimenti come Ultima Generazione. O meglio, non convincono del tutto (48% dei casi) le modalità con cui si protesta, come l'imbrattamento (con vernici lavabili) di monumenti e siti di valore storico-culturale. Il 14% si dice invece d’accordo senza muovere critiche. Il 32% condanna le proteste

Le percentuali più alte di supporto alle proteste (22%) sono tra chi ha tra i 18 e i 34 anni. Al contrario, la percentuale più alta di chi non è d’accordo con le proteste si riscontra tra gli over 50 (40%)

PNRR - Il sondaggio di Quorum/YouTrend ha poi toccato altri temi di attualità. Tra questi il Pnrr: negli ultimi due anni l’Italia ha utilizzato circa il 73% delle risorse che aveva previsto di spendere. Qualche settimana fa il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato che, essendo quelli del Pnrr soldi in prestito (per quanto a condizioni molto vantaggiose), l’Italia non dovrebbe prendere tutti i soldi previsti, ma solo quelli che si è sicuri di spendere. Il 56% degli intervistati è d'accordo con il ministro, il 29% no

Condivide la posizione di Crosetto il 77% degli elettori di FdI, partito politico dello stesso ministro. Le percentuali si abbassano al 52% tra chi vota Cinque Stelle e al 50% tra gli elettori dem. Di conseguenza, il 44% di chi supporta Pd e il 42% di chi punta sul MoVimento si dice in disaccordo con Crosetto

Capitolo aperto in tema Pnrr sono poi i disaccordi tra governo e Unione Europea sulle modalità e gli obiettivi di investimento dei fondi. L'esecutivo, in particolare, lamenta un eccessivo controllo da parte dell’Ue sulle proprie decisioni. Per il 56% degli intervistati è invece "giusto" che ci sia non solo una verifica ma anche un giudizio su come si spendono i fondi. Secondo il 34% l'Europa "esagera" con le sue pretese di controllo della capacità di spesa

Restando dentro i confini nazionali, l’altro organismo di controllo sul Pnrr è la Corte dei Conti, che ha il compito di verificare come vengono investiti i fondi. Il 63% degli intervistati pensa che i giudici contabili debbano controllare con il "massimo rigore" la correttezza delle spese. C'è invece un 21% secondo cui si rischia che la Corte così diventi d'intralcio, visti i tempi stretti del calendario del Pnrr

Chiede il "massimo rigore" da parte della Corte dei Conti l'82% di chi vota Pd, il 70% di chi sceglie i Cinque Stelle, il 65% degli elettori di Fratelli d'Italia e il 54% di quello degli altri partiti di centrodestra

LA FIDUCIA NEGLI ESPONENTI POLITICI - Guardando invece alla fiducia negli esponenti politici, al di là dell'ampio consenso che continua a riscuotere il capo dello Stato Mattarella, dal 22 maggio a oggi bisogna sottolineare come la premier Meloni sia salita del 5%, arrivando così al 43% e staccando di nove punti il secondo leader di partito di cui si fidano di più gli italiani, Conte (34%, -2%). Segue Schlein (26%, -1%), pari merito con Berlusconi (26%, +2%). Poi ci sono Salvini (25%, +4%); Calenda (18%, +5%) e Renzi (14%, +1%)

IL GIUDIZIO SUL GOVERNO MELONI - La maggior parte degli intervistati (47%) continua però a dare un giudizio negativo sul governo Meloni, anche se cresce il numero di quelli che hanno invece un giudizio positivo (41%, +3%). Questo riflette l'aumento del gradimento di tutti i leader politici di destra

NOTA METODOLOGICA - Sondaggio svolto con metodologia CAWI tra il 31 Maggio e l’1 Giugno 2023 su un campione di 801 intervistati rappresentativi della popolazione maggiorenne residente in Italia, indagata per quote di genere ed età uauincrociate stratificate per titolo di studio e ripartizione ISTAT di residenza. Il margine d’errore è del +/- 3,4% con un intervallo di confidenza del 95%
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