Migranti, Meloni: “L’Ue ci ha dato le prime risposte, è tempo di agire non di discutere”

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Il presidente del Consiglio in un’intervista a Il Foglio traccia il bilancio dei primi sei mesi di governo: "L’immigrazione va regolata, non possiamo permettere che siano i trafficanti a scegliere chi arriva in Italia". E sul ruolo dell’Europa: "Nell’ultimo Consiglio europeo", "non solo ho trovato ascolto, ma piena collaborazione". Poi aggiunge: "La situazione in Tunisia mi preoccupa, i servizi ci dicono che una potenziale ondata di 900mila persone si prepara a sbarcare in Europa"

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“L’immigrazione è un fenomeno che va regolato, non possiamo permettere che siano i trafficanti a scegliere chi arriva in Italia. Sono loro i primi nemici di chi può trovare accoglienza e ricostruire la propria vita in Italia”. A dirlo è il presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, in un’intervista a Il Foglio a sei mesi da quando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella le conferì l’incarico di formare il governo, parla del ruolo dell’Italia e dell’Europa nella questione migranti, ma anche di Pnrr, Mes e guerra in Ucraina.

“Non è più tempo di discutere, ma di agire”

“L’immigrazione - dice Meloni - non è un tema ‘a parte’ rispetto al quadro geopolitico che ho cercato di descrivere. Il conflitto in Sudan, la presenza del gruppo Wagner in Africa, come ha ricordato il presidente Mattarella, sono un altro capitolo della ‘lunga guerra’ tra potenze vecchie, nuove, emergenti. Nell’ultimo Consiglio europeo questo dato di realtà è emerso con chiarezza e abbiamo accolto con soddisfazione il dibattito per la qualità e le decisioni che sono maturate. Ho informato i partner europei e non solo ho trovato ascolto, ma piena collaborazione. Tutti ora sanno quali sono i problemi e le dimensioni della sfida. Non è più tempo di discutere, ma di agire”. “Il problema della frontiera sud non è solo dell’Italia - aggiunge - ma dell’intera Europa. La situazione in Tunisia mi preoccupa ogni giorno che passa, ha bisogno di una risposta urgente, i servizi ci dicono che una potenziale ondata di 900mila persone si prepara a sbarcare sulle coste dell’Europa”.

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“Abbiamo chiuso l’era in cui l’Italia taceva”

“La nostra diplomazia è impegnata con determinazione in tutte le sedi diplomatiche - dice ancora Meloni - va sbloccato il finanziamento di 1,9 miliardi del Fondo monetario internazionale alla Tunisia, devono muoversi l’Unione europea e la Banca mondiale. Visti i soggetti coinvolti, è chiaro che serve una collaborazione che va oltre i confini dell’Ue: l’Africa ha bisogno di un’azione anche degli Stati Uniti, degli alleati”. “L’Unione europea - prosegue il presidente del Consiglio - ha dato una prima risposta alle nostre analisi e proposte: in soli due Consigli a Bruxelles, quello del 9 febbraio e quello del 23 marzo, siamo riusciti a far cambiare paradigma. Noi abbiamo chiuso l’era in cui l’Italia taceva: rivendichiamo il nostro ruolo attivo e chiediamo che anche gli altri stati costruiscano con noi una nuova politica migratoria europea”.

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I tre punti per l’Ue

“Con queste basi - spiega Meloni - i tre punti in cui l’Unione europea deve impegnarsi sono una conseguenza logica. Primo punto: l’Ue deve dar vita a un’operazione navale e aerea per la sorveglianza del Mediterraneo centrale e orientale e il contrasto dei trafficanti di esseri umani, in stretto coordinamento e appoggio con i paesi di partenza, che a loro volta devono essere dotati di tutti i mezzi necessari per stroncare la tratta. A questa nuova politica di messa in sicurezza delle frontiere esterne dovrà accompagnarsi una gestione comune dei rimpatri delle centinaia di migliaia di irregolari presenti sul territorio europeo”. Poi “l’Ue deve disporre di una robusta capacità finanziaria per gli investimenti economici nel continente africano, i finanziamenti dovranno essere erogati sulla base di accordi vincolanti, misurabili per obiettivi e risultati, prima di tutto con gli stati che sono oggi le basi di partenza dei migranti e con i paesi più poveri che hanno bisogno di aiuto immediato: cooperazione virtuosa in cambio di impegno a combattere l’immigrazione illegale. Terzo punto: una presenza capillare dell’Europa nella formazione, istruzione e ricerca per i giovani del continente africano, l’apertura concreta alla partecipazione delle donne alla vita delle istituzioni, la crescita culturale e consapevole dei diritti (penso anche al grande tema della libertà religiosa in Paesi in cui ancora si muore perché cristiani) e dei doveri di ogni essere umano che costituisce il patrimonio più grande dell’Africa”.

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