Decreto migranti, dopo caos su protezione speciale il Senato approva il dl Cutro
PoliticaPalazzo Madama ha approvato il decreto con 92 voti favorevoli e 64 contrari. Il provvedimento del governo passa alla Camera, che lo deve convertire entro il 10 maggio. Ieri tensione tra FdI e Lega sul testo: l'emendamento sulla stretta alla protezione speciale per i rifugiati - prima riformulato e poi accantonato - è stato approvato dopo una nuova modifica. Reintrodotto il riferimento al rispetto dei trattati internazionali a cui l'Italia è obbligata. Evitati i rischi di incostituzionalità
Il Senato ha approvato il decreto Cutro con 92 voti favorevoli e 64 contrari. Il provvedimento del governo passa ora alla Camera, che lo deve convertire entro il 10 maggio. A Palazzo Madama l'esame è ripreso in mattinata e sono stati approvati i due emendamenti del governo all'articolo 7 riguardanti i permessi speciali (LO SPECIALE MIGRANTI). "Guardate che la partita di calcio non è oggi", è stato il richiamo del presidente del Senato Ignazio La Russa all'assemblea subito dopo il voto sul dl. Infatti tra gli applausi di chi esultava e i cori di "buuuu" di chi manifestava il proprio dissenso al provvedimento si sono alzati un po' i toni in Aula al Senato. Ma ieri si sono registrate anche tensioni nella maggioranza. La Lega prima ha chiesto e ottenuto, dopo un braccio di ferro con FdI, di rimodulare l'emendamento sulla protezione speciale (LE VARIE FORME DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE) sopprimendo qualsiasi riferimento ai trattati internazionali firmati dall'Italia che sovrintendono a questa misura. Poi, però, è stata costretta a fare marcia indietro dopo un braccio di ferro con il partito di Giorgia Meloni. Una situazione che aveva messo in allarme il governo dopo le interlocuzioni dei giorni scorsi a livello di uffici tra Palazzo Chigi e Quirinale - comunque nessun colloquio tra Sergio Mattarella e la premier - anche sulla necessità di non eliminare i riferimenti ai trattati internazionali che il nostro Paese ha firmato in materia, per evitare i rischi di incostituzionalità delle nuove misure. Un dato che porterebbe inevitabilmente il capo dello Stato - si spiega sempre in ambienti parlamentari - a non firmare il nuovo provvedimento. Una linea sottilissima che ha spinto Palazzo Chigi a intervenire - si spiega in ambienti della maggioranza - chiedendo la riformulazione dell'emendamento dopo il "pasticcio" che viene addebitato dall'esecutivo ai gruppi parlamentari.
La marcia indietro
Così, nel pieno della seduta del Senato, la maggioranza ha compiuto una parziale marcia indietro su uno dei punti più controversi del decreto varato dal Cdm a Cutro, reintroducendo il riferimento ai trattati internazionali. Il primo firmatario del nuovo emendamento unitario è Maurizio Gasparri, che aveva infatti chiesto di modificarlo pochi secondi prima che venisse posto ai voti. La gestazione di questo secondo emendamento non è stata semplice, anche perché le opposizioni si sono appellate a questioni di forma e procedurali costringendo il governo a intervenire una seconda volta con la richiesta di accantonare l'emendamento in questione che, solo dopo una attenta lettura e messa a punto, ha potuto avere il via libera.
Cosa è successo ieri
In mattinata la maggioranza appariva compatta, come dimostrava la firma di tutti i gruppi ad un "emendamento canguro", all'articolo 1, vale a dire un emendamento che una volta approvato avrebbe fatto decadere gli oltre 300 presentati dalle opposizioni. Il presidente Ignazio La Russa ha promosso una mediazione: la maggioranza ha ritirato il proprio maxiemendamento-canguro e le opposizioni si sono impegnate a evitare ostruzionismo, togliendo dal tavolo una cinquantina dei propri emendamenti e limitando gli interventi, così da concludere l'esame del decreto entro giovedì. Si è dunque iniziato ad esaminare il decreto e gli emendamenti in modo ordinato, anche se sui contenuti le distanze sono rimaste diametralmente opposte. Il centrodestra ha insistito nel dire che il decreto, contrasterà l'arrivo di immigrati regolari, perché i permessi speciali sono un "pull factor" che inducono a partire per l'Europa. Viceversa le opposizioni, a loro volta compattate dal centrodestra in questa battaglia parlamentare, hanno sottolineato che negare il permesso speciale a chi è già approdato in Italia, significa farli uscire dai Centri di accoglienza e renderli irregolari nelle strade delle nostre città.