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Effetto Schlein, l'elezione anticipa la fusione tra Renzi e Calenda

Politica

Daria Paoletti

Per l’ex leader la vittoria della neo-segretaria cambia la pelle del PD: “Per chi crede nel riformismo anziché massimalismo, oggi lo spazio che si apre è fantastico". E dunque si accelera “insieme ad Azione sulla strada del partito unico”

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Elly Schlein e la sua elezione arrivano dentro al Partito Democratico con una forza che ancora non si è capito come e chi canalizzerà, travolgendo inevitabilmente soprattutto gli alleati o presunti tali. Terzo Polo, Renzi e Calenda in testa che rilanciano immediatamente, accelerando verso un partito unico che sia alternativa riformista perchè "se la sinistra si radicalizza abbiamo l’occasione per fare delle Europee 2024 una svolta strepitosa".

La speranza del Terzo Polo

 

Su Schlein, che ha vinto ripetendo “parte da noi” da dentro casa dem è tutto un piovere di "tocca a lei". Che poi è quello che le ripetono soprattutto coloro che non si aspettavano la sconfitta di Stefano Bonaccini. La prima reazione d'impeto l'ha avuta l'ex ministro Fioroni, andandosene da un partito in cui già non si sentiva più a suo agio.  Lui, il presidente dell’Emilia-Romagna dalla storia solidamente ancorata dento il PD non lascia spazio. Dopo qualche ora di silenzio torna a farsi sentire per rinnovare la disponibilità a dare una mano e aggiunge “chi esce sbaglia”. Come a dire, esattamente come fanno i vincitori dei gazebo, che la scissione sarebbe una sciagura.

Chi ha sostenuto Bonaccini, da Nardella a Guerini ad Alfieri, lo segue sulla linea, ma in quel ripetuto "ora sta a lei garantire il pluralismo e l’unità del Pd" c’è anche altro. C’è di certo che quelle percentuali, 53,75% a 46, 25% raccontano una frattura che da qui al 12 marzo bisognerà capire in che modo Schlein comincerà a sanare. La più diretta, ragiona più di un big, è affidare la presidenza proprio a Bonaccini, o a uno dei suoi.

 

"Avrà gli stessi problemi che avrebbe se avesse vinto Bonaccini: riformare i riformismi" Prevede chi del partito è stato padre, quel Romano Prodi che invece ritiene infondata la speranza del Terzo Polo di prendersi pezzi del Pd. La replica di Matteo Renzi, sfida tutti. Perché per l’ex segretario la vittoria di Schlein cambia la pelle del PD: “Per chi crede nel riformismo anziché massimalismo, oggi lo spazio che si apre è fantastico". E dunque si accelera “insieme ad Azione sulla strada del partito unico”. Insomma, praterie al centro per Renzi con un PD raccontato come incastrato nello spazio politico del Movimento Cinque Stelle.

 

Conte e i suoi sanno che se da un lato un dialogo appare più facile dall’altra il rischio potrebbe essere perdere terreno, e voti, conquistati sino ad oggi. Così qualcuno, leggi Roberto Fico, che potrebbe essere sulla carta tra i più aperturisti, mette un primo argine: "L'agenda di riferimento deve essere quella del Conte 2".

 

Il nuovo corso del Partito democratico lo studiano anche a destra: per ora la narrazione più ricorrente è simile a quella fatta dai renziani: il Pd di Schlein avrà una deriva di estrema sinistra e semi grillina. Giorgia Meloni, che con Schlein si è complimentata rischia di trovarsi un’opposizione più battagliera sui temi economici, difesa del lavoro, salario minimo e del sostegno ai più disagiati. L’invio di ulteriori armi per il sostegno a Kiev potrebbe invece essere per il Presidente del Consiglio un elemento di disturbo nei confronti di Schlein. Ad alto tasso di rischio però anche per la sua stessa maggioranza che sulla questione ha già diversi distinguo, pur votando sempre convintamente unita. Così per ora si è limita a dire che si aspetta opposizione dura, aggiungendo "ho sentito dire da Schlein che Il Pd sarà un problema per il governo. Per noi la democrazia non è stata un problema mai, semmai lo è stato per la sinistra".

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