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M5S, Conte chiede Tfr a Di Maio e agli altri scissionisti

Politica
©Ansa

Il Movimento vuole trattenere circa due terzi del Tfr, pari a circa 30 mila euro, che spetta agli ex deputati e senatori non più iscritti al Movimento. La replica dei fuoriusciti:  "Il M5S a cui aderimmo nel 2018 non esiste più. Quello di oggi è il partito di Conte, perché dovremmo restituire i soldi?"

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E' scontro all'interno del Movimento 5 stelle, questa volta economico. Il M5s vuole infatti trattenere circa due terzi del Tfr, pari a circa 30 mila euro, che spetta agli ex deputati e senatori non più iscritti al Movimento. Uno dei punti caldi del nuovo regolamento che Giuseppe Conte e il vertice del patito stanno mettendo nero su bianco punta il dito (senza citarlo direttamente) verso Luigi Di Maio e i parlamentari che scelsero di seguire l'ex ministro degli Esteri lasciando il Movimento. Intanto gli scissionisti, guidati dall’ex vicecapogruppo al Senato Vincenzo Presutto, replicano: "Il M5S a cui aderimmo nel 2018 non esiste più. Quello di oggi è il partito di Conte, un soggetto totalmente diverso e giuridicamente distinto da quello attuale: quindi perché dovremmo restituire a Conte questi soldi?".

Netta distinzione tra chi è rimasto iscritto al Movimento e chi no

Fonti vicine  a Di Maio precisano che ad oggi l'ex ministro non ha ricevuto alcuna somma relativa al suo Tfr, e che quando gli verrà inviato deciderà le modalità con cui aiuterà la collettività. Da capire se alla fine si finirà in una contesa in tribunale come è già accaduto su altri fronti nella storia del Movimento. Certo è che il leader pentastellato non sembra intenzionato a cambiare idea. Nella bozza del testo, quando si parla del trattamento economico, si mira a fare una netta distinzione tra chi è rimasto iscritto al Movimento e chi no. In particolare sul Tfr si prevede che chi è ancora iscritto restituisca al partito il 20% della somma totale, che in media si aggira intorno ai 45 mila euro lordi. Un caso che riguarderebbe esponenti che non sono stati eletti ma restano nel Movimento, come Roberto Fico e Paola Taverna. Chi invece non è più parte del M5s potrà - in base alle nuove regole - trattenere per sé al massimo 15mila euro (come avveniva anche nel regolamento del 2021).

Ipotesi indennità fino al 25% per chi ricopre incarichi 

Il regolamento non prevede azioni di recupero per chi non salda perché, sottolineano fonti M5s, per quello è possibile rifarsi alle leggi vigenti. L'obiettivo più generale è comunque quello destinare i soldi che sono restituiti dai singoli parlamentari per fini sociali: ogni esponente M5s dovrà versare 2500, di cui una parte (500 euro) per onlus e progetti simili, gli altri 2 mila euro andranno nelle casse del partito. Tra le novità del nuovo regolamento ci potrebbe essere l'ipotesi per chi ricopre degli incarichi (ad esempio i capigruppo delle commissioni, oppure i segretari d'aula) di ricevere un'indennità fino al 25% in più rispetto a quella base.

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