Governo Meloni, la ministra Roccella: "Pari opportunità torneranno a occuparsi di donne"

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"Questo ministero è nato sulla spinta del movimento delle donne, poi l'ombrello si è allargato, diventando un titolo generico sotto il quale rubricare un po' di tutto. Vorrei tornare a occuparmi delle tante ingiustizie che subiamo", ha detto la neo ministra. Che sull'aborto precisa: "Non voglio cambiare la 194, ma non è un diritto"

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Impegno sui temi della Famiglia, della natalità ma anche delle Pari opportunità che saranno focalizzate "sulle tante ingiustizie che subiscono le donne": lo chiarisce la neo ministra Eugenia Roccella tracciando anche in questo settore la linea che intende seguire. "ll Ministero per le Pari opportunità è nato sulla spinta del movimento delle donne, ma poi l'ombrello si è allargato, diventando un titolo generico sotto il quale rubricare un po' di tutto. Io vorrei tornare a occuparmi delle tante ingiustizie che subiscono le donne, che mi sembra non siano affatto diminuite, anzi forse sono aumentate", ha detto Roccella in una dichiarazione all'ANSA.

Nessun passaggio di consegne con Bonetti

"L'abbinamento di Famiglia e Pari opportunità è stata un'intuizione lungimirante del Presidente Mattarella, non soltanto per favorire la conciliazione dei tempi di cura e lavoro, ma per intervenire a tutti i livelli sulle vecchie e nuove forme di oppressione ed esclusione femminile. Penso che il primo governo guidato da una donna - sottolinea Roccella - sia il luogo giusto per occuparsi di questo". Con il precedente governo il tema delle pari opportunità era stato esteso anche a tutto il mondo Lgbt. Uno degli ultimi atti della ministra Elena Bonetti era stata appunto la presentazione della nuova Strategia nazionale Lgbt+ 2022-2025. Con Bonetti, a quanto si apprende, non c'è stato un passaggio di consegne formale. Roccella ha iniziato a lavorare ieri al ministero e al momento del cambio c'era l'ex capo di gabinetto.

Sulla 194: "Non voglio cambiare la legge sull'aborto"

Rispetto alle polemiche sulle sue posizioni anti-abortiste, oggi la neo ministra in una lettera pubblicata su La Stampa ha fatto alcune precisazioni sul tema.  Giorgia Meloni "ha ripetuto fino alla nausea che non vuole cambiare la legge sull'aborto, e io non solo non ho nessuna volontà di farlo, ma non ne avrei nemmeno il potere, visto che dell'applicazione della legge 194 si occupa il ministero della Salute insieme alle Regioni", scrive Roccella. Delle battaglie negli anni '70 sull'aborto, condotte anche dalla ministra, "nessuno ha più memoria, e se oggi si parla di aborto è solo per usarlo come arma contundente e impropria contro un governo che non è di sinistra e non è nemmeno tecnico (un peccato assai grave), e bisogna agitare lo spauracchio dell'attacco ai diritti delle donne. La verità è complessa, "non si può ridurre a slogan" e "nemmeno a semplificazioni del tipo 'ha cambiato idea', o peggio, 'ha rinnegato il suo passato' - scrive la ministra. Non ho rinnegato proprio nulla. Anche allora l'aborto non era la nostra massima aspirazione, ma un male necessario, per non essere schiacciate in un ruolo che chiudeva le donne in una gabbia di oppressione e subalternità. Al di là del clima gioioso che c'è sempre nelle manifestazioni, l'aborto non era vissuto come una rivendicazione orgogliosa, piuttosto come una disperata via di fuga, non un diritto, ma un potere iscritto nel corpo. Non è al Mld (Movimento di liberazione della donna) che ho imparato che l'aborto non è un diritto, ma attraverso il femminismo della differenza".

Eugenia Roccella durante il convegno difendiamo i nostri figli all'interno del salone dei Piceni in Piazza San Salvatore in Lauro, 27 gennaio 2018 a Roma. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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