
Elezione diretta del presidente della Repubblica, le regole per cambiare la Costituzione
La riforma presidenziale è uno dei punti del programma del centrodestra, in vista delle Politiche del 25 settembre. Ma per cambiare la Carta è necessario un cosiddetto “procedimento aggravato”, spiegato dall’articolo 138. Ecco cosa prevede

Uno dei punti del programma del centrodestra, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre, è l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Una svolta in senso presidenziale all'assetto istituzionale del Paese, comunque, presupporrebbe una riforma della Costituzione. Ecco quali sono le regole
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Al momento il presidente della Repubblica viene eletto dal Parlamento in seduta comune (con anche i delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale). Il centrodestra chiede invece che a eleggerlo siano i cittadini. Per cambiare la Costituzione è necessario un cosiddetto “procedimento aggravato”. È l’articolo 138 della Carta a spiegare quali sono le regole da seguire
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"Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera - Camera dei Deputati e Senato - con due successive deliberazioni a intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti", si legge
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La maggioranza assoluta è composta da almeno la metà più uno dei parlamentari votanti di ciascuna Camera
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Ma il procedimento, come specifica ancora l'articolo 138, può essere soggetto a una ulteriore verifica dopo l’approvazione delle Camere: può essere chiesto, infatti, un referendum popolare
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"Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali", spiega la Costituzione
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La possibilità di ricorrere al referendum, però, non c’è "se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti". Una eventualità che, alla luce delle prospettive elettorali che si vanno manifestando in questi giorni, è da tenere in considerazione

Secondo i sondaggi, infatti, il centrodestra sembra indirizzato verso la vittoria delle elezioni, ma ci sarebbe da valutare l'ampiezza dell’eventuale successo dopo il voto del 25 settembre. È qui, infatti, che entra in gioco il fattore dei due terzi dei parlamentari eletti: un risultato certamente difficile da raggiungere

I sondaggi al momento non arrivano a pronosticare una vittoria così larga, anche se a livello puramente accademico non si può escludere. Una vittoria così larga, eventualmente, permetterebbe all'alleanza di centrodestra di non dover sottoporre la riforma alla verifica referendaria

Al momento questa ipotesi sembrerebbe lontana. Anche il senatore di Fratelli d'Italia Ignazio La Russa, parlando con l'Ansa, ha detto: "Non credo che avremo i due terzi dei parlamentari. Credo che al 99% la parola finale sulle riforme toccherà ai cittadini"