Governo Draghi a un passo dalla crisi, ecco come è maturata la scelta del M5s al Senato
PoliticaIl Movimento 5 stelle ha annunciato che non voterà la fiducia sul dl Aiuti a Palazzo Madama nonostante alcune voci contrarie come quella del ministro D'Incà. La decisione può diventare decisiva per le sorti dell’esecutivo. Ma potrebbe anche portare a nuovi strappi interni ai 5 stelle
Il M5s oggi non vota la fiducia al decreto aiuti. Lo ha annunciato il leader Giuseppe Conte e ora il governo Draghi è a un passo dalla crisi (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI). Ieri non sono bastate le promesse di un nuovo patto sociale e di nuove misure contro i bassi salari a convincere il Movimento che adesso si trova diviso su una decisione che potrebbe essere la miccia per altri "strappi" interni al M5s, sancendo la rottura netta con l'esecutivo.
Come si è arrivati alla decisione
Quella di ieri per Giuseppe Conte è stata una giornata lunghissima. Per ore il leader del M5s è rimasto in collegamento su zoom con i vertici del partito, in un delicato esercizio di equilibrismo tra il tentativo di evitare il capolinea del governo Draghi e scongiurare nuove spaccature nel Movimento. Dopo settimane di fibrillazioni, l'ex premier ha cercato in ogni modo di mediare tra le richieste di quei parlamentari che da giorni spingono per non votare la fiducia all’esecutivo. E non più facile è stato il confronto telefonico con Mario Draghi, in una sorta di ultimo tentativo per evitare lo strappo, prima della decisione finale. Il Consiglio nazionale non ha intravisto da parte di Draghi chiari segnali di discontinuità. Così emersa la linea prevalente: uscire dall'Aula al momento del voto. Come già avvenuto lunedì alla Camera. Ma a Palazzo Madama il voto è unico, e non sdoppiato come a Montecitorio, dove il M5s ha votato la fiducia ma non il provvedimento.
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Cosa può succedere
Gli effetti potranno essere potenzialmente molto più pesanti, perché Palazzo Chigi considera lo scenario un punto di non ritorno o quasi, e perché nel frattempo Matteo Salvini ha bruciato sul tempo le mosse dei pentastellati, annunciando che se loro non voteranno il dl aiuti per la Lega sono inevitabili le elezioni anticipate. Conte ora non ha sponde fra gli alleati di governo. Letta e Di Maio chiedono una verifica sulla tenuta del governo.
La possibile nuova spaccatura nel M5s
La rottura della maggioranza e una nuova spaccatura del Movimento non sono più due scenari alternativi. La strategia intrapresa rischia di avere effetti collaterali che molti nel partito temono da quando Conte ha ingaggiato il duello con Draghi sulle presunte pressioni su Beppe Grillo. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà ha chiarito di non condividere la scelta del Movimento di non votare sulla questione di fiducia. È diffuso il timore di altri parlamentari in uscita, almeno una decina, incluso Francesco Berti, che lunedì alla Camera è stato l'unico a violare l'ordine di scuderia e ieri ha annunciato il passaggio a Ipf. Altri decidono che comunque oggi al Senato non si presenteranno proprio, a prescindere. Emerge un nuovo orientamento: tentare di interpretare la conferenza del premier Draghi come un'apertura, senza andare allo strappo.