Tensione nel centrodestra, Salvini: "Non è una coalizione, si è sciolto come neve al sole"
PoliticaIl segretario della Lega: “Alla prova dei fatti sono stato uno dei pochi a credere all'unità della coalizione”. Con la riforma della Giustizia si vedrà "chi avrà un atteggiamento liberale, moderno, conservatore europeista, atlantista e chi invece giocherà per la conservazione, di rimessa". Continua la guerra fredda in Liguria tra Toti e la Lega: “Se vogliono mandare Consiglio a casa, mi dimetto io”. Forza Italia dichiara che "vuole essere protagonista del rinnovamento del centrodestra alternativo alla sinistra”
"Mettiamo le mani nel piatto: il centrodestra è una coalizione in Italia? No, mi sembra evidente". Il segretario della Lega, Matteo Salvini, in collegamento con il convegno "Il Futuro della destra in Europa" a Marina di Carrara, non usa mezzi termini per certificare le tensioni nel centrodestra, scatenate dalla partita sulla corsa al Colle. "I referendum sulla Giustizia saranno un banco di prova per il cosiddetto centrodestra, permettetemi di usare il 'cosiddetto', perché alla prova dei fatti sono stato uno dei pochi a credere all'unità della coalizione che si è sciolta come neve al sole". Secondo Salvini, "se ci sarà l'ok della Corte costituzionale sui quesiti referendari sulla giustizia si andrà a votare, credo in primavera, si parla di aprile e lì sarà un banco di prova perché una riforma della Giustizia che ci porta sul modello occidentale con la responsabilità civile diretta dei magistrati, con la separazione delle carriere, la riforma del Csm, lì vediamo chi avrà un atteggiamento liberale, moderno, conservatore europeista, atlantista e chi invece giocherà per la conservazione, giocherà di rimessa".
Salvini: qualcuno preferisce logica singolo a squadra
"Quando la settimana scorsa una candidata della presidenza della Repubblica, espressione del centrodestra e altissima carica dello Stato contava, almeno sulla carta, su 450 voti ma alla prova dell'aula 70 voti di presunto centrodestra sono scomparsi, di cui più di 40 di Forza Italia, evidentemente in questo momento e da un po' di tempo e temo ancora per qualche settimana, alla logica di squadra qualcuno preferisce la logica del singolo”, ha spiegato il segretario della Lega. "Il centrodestra si deve chiedere quale sia la sua anima, gli obiettivi e i punti cardinali. Io ce li ho ben chiari in testa: il lavoro con meno Stato possibile e più libertà possibili, uno Stato sociale che c'è e non viene smantellato, la libertà dell'educazione con scuole paritarie con la stessa dignità delle statali, una giustizia giusta e no a 6 milioni di processi in arretrato".
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"La Lega rimane. Questo è certo”, garantisce Salvini. “Tutto più nascere se c'è una Lega forte, orgogliosa e radicata. Cambia la situazione esterna e quindi ha il dovere di cambiare anche la politica. La Lega è e sarà. Semplicemente penso che abbiamo il diritto e dovere di mettere a disposizione il nostro patrimonio e la nostra comunità pensante e militante" perché siamo "disponibili non a evaporare ma a dar vita, insieme a chi ci sta, a un progetto più grande, ambizioso e visionario”. Il segretario leghista spiega che “una coalizione per essere compatta deve avere un'anima, un obiettivo. Leggo che qualcuno sta cercando l'obiettivo con Renzi e Mastella, non giudico ma penso che gli obiettivi comuni di giustizia, tassazione, difesa delle libertà non sono con vecchi esperimenti, che invece hanno l'unica ambizione la ricandidatura e la rielezione. Guardiamo un po' oltre. Mi auguro che non ci sia qualcuno che ambisca a essere il più forte dei perdenti. Io le partite gioco con entusiasmo. A me interessa vincere ma non una vittoria fine a stessa o andare al governo, il governo per me non è un fine ma un mezzo per cambiare le cose ingoiando i rospi prova a governarci tu con Lamorgese o con Speranza".
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Intanto, mentre Forza Italia afferma di volere essere “protagonista del rinnovamento del centrodestra alternativo alla sinistra”, in Liguria continua la guerra fredda tra Giovanni Toti e la Lega che non ha digerito i franchi tiratori nascosti tra le fila di 'Cambiamo' che avrebbero affossato la candidatura di Elisabetta Casellati al Colle e le fughe in avanti del governatore, sempre più determinato a costruire un terzo polo di centro con i renziani. Adnkronos svela che Toti, forse anche preoccupato dai rumors su possibili fuoriuscite dal suo movimento verso Fratelli d'Italia e il Carroccio, avrebbe anche paventato le sue dimissioni da presidente della Regione e chiesto ai suoi consiglieri di offrire le loro, se necessario. Le fibrillazioni nazionali si sarebbero trasferite sulla chat interna dei 'totiani liguri', poi girata via whatsapp ad altri addetti ai lavori, aprendo un dibattito sulla linea politica da tenere di fronte agli ultimi attacchi dei leghisti che accusano Toti di pensare più al suo futuro politiche che a quello della Liguria. “Se vogliono mandare a casa il Consiglio regionale, faccio molto prima e senza chiederlo, se non a me stesso”, si sarebbe sfogato il cofondatore di 'Coraggio Italia' con i suoi consiglieri, assicurando di essere pronto a fare un passo indietro.