Letta, Conte e Speranza bocciano la terna proposta degli avversari e chiedono un incontro per trovare una figura condivisa. Il leader M5s però avverte: "Non ci sono le condizioni per cambiare e il timoniere non può lasciare", ha detto l'ex premier
Dopo che il centrodestra ha presentato la sua lista di candidati per la presidenza della Repubblica (Moratti, Pera, Nordio) il centrosinistra, dopo un lungo vertice pomeridiano tra Letta, Conte e Speranza, ha deciso di bocciare la rosa degli avversari, perché non porta alla "condivisione" anche se è "un passo avanti" nel dialogo, che dovrà quindi proseguire anche mercoledì 26 gennaio. I tre leader hanno infatti chiesto, attraverso una nota congiunta, "un incontro tra due delegazioni ristrette in cui porteremo le nostre proposte" (SEGUI IL LIVE SUL QUIRINALE).
Letta: "Abbiamo la volontà di arrivare a soluzione condivisa"
Enrico Letta si era premurato di definire i candidati di centrodestra "nomi di qualità", prima di bocciarli. Dopo il vertice con gli alleati ha sottolimeato: "Abbiamo voluto dimostrare che abbiamo la volontà di arrivare a una soluzione condivisa e super partes", spiegando perché non è stata presentata una rosa di nomi di centrosinistra. "La proposta che facciamo è quella di chiuderci dentro una stanza e buttiamo via le chiavi, pane e acqua, fino a quando arriviamo a una soluzione, domani è il giorno chiave", ha affermato.
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Conte su Draghi: "Non si può cambiare ora"
La bocciatura dei nomi del centrodestra potrenne portare di nuovo al centro delle manovre Draghi - ieri attivissimo e oggi assai meno esposto - e magari di nuovo ancora Mattarella, di rientro da Palermo. Anche se il leader M5s Conte ha chiuso ancora una volta a questa ipotesi: "Abbiamo affidato al timoniere una nave che è ancora in difficoltà ma non ci sono le condizioni per cambiare e il timoniere non può lasciare".
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Nel centrodestra rimane la carta Casellati
Nella terna di Salvini, Meloni e Tajani c'è una carta che è rimasta coperta: la presidente del Senato Elisabetta Casellati, che lo stesso Salvini ha evocato: "Ha già in sè la dignità di essere una possibile scelta" in quanto seconda carica dello Stato, chiamata il 3 febbraio al ruolo di supplenza di Sergio Mattarella nel caso di mancata fumata bianca. Una possibile candidatura che, di fatto, rischia di indebolire già la corsa degli altri tre.