Elezione presidente della Repubblica, Letta: "Da questa scelta dipende futuro del Paese"

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Il segretario del Pd, alla riunione congiunta direzione-gruppi parlamentari del partito, sottolinea: "Il centrodestra non ha la proprietà del Quirinale". La Lega: "Priorità del prossimo presidente sia riforma del Cms"

"Dalle scelte che faremo nelle prossime ore dipenderà il futuro del nostro Paese". È questo l'avvertimento sull'elezione del nuovo presidente della Repubblica lanciato dal segretario del Pd, Enrico Letta, alla riunione congiunta direzione-gruppi parlamentari del partito. Nel suo intervento Letta ha parlato di un patto di legislatura, un pacchetto chiuso che preveda l'elezione del Capo dello Stato e il proseguimento della legislatura fino al termine naturale. Ma, soprattutto, che salvaguardi la figura di Mario Draghi, essenziale per portare a termine il Pnrr e per fare fronte alla crisi pandemica. Intanto ieri il centrodestra ha lanciato la candidatura di Silvio Berlusconi per il Colle (TUTTE LE DATE DEL VOTO - LE PRECEDENTI ELEZIONI), Matteo Salvini rivendica "l'onere" di indicare il nome, "senza veti", e invoca Draghi a Palazzo Chigi, con un accordo per "rafforzare il governo". Mentre FdI teme patti che lo escludano e richiama il centrodestra all'unità su un presidente "garante".

Letta: "Centrodestra non ha proprietà del Quirinale"

Sulla scelta di Berlusconi come candidato alla presidenza Letta, che si è detto da subito contrario, oggi ha sottolineato: "È bene avere chiaro che il passaggio di ieri non è un piccolo passaggio formale che rimane dentro la dinamica domestica, ma riguarda tutto il mondo".  La presidenza della Repubblica non è "di proprietà" del centrodestra, ha aggiunto. "Vogliamo eleggere un presidente o una presidente che domani possa dare l'incarico di governo a chiunque, a qualunque leader di partito abbia vinto le elezioni nel nostro Paese. Una condizione di normalità che derivi dalla scelta di una personalità super partes", ha poi aggiunto. La direzione Pd ha poi affidato all'unanimità a Letta il mandato, con le capogruppo, "di seguire le trattative per l'elezione del presidente della Repubblica - si legge nel documento finale della riunione - Il Pd ritiene che sia necessario individuare una figura di alto profilo istituzionale e quindi non di parte". "A tal fine occorre giungere rapidamente a una scelta condivisa dall'arco di forze parlamentari più ampio possibile, a partire da quelle dell'attuale maggioranza", prosegue il documento, che invoca anche "stabilità nell'azione di governo e una conclusione ordinata, e nei tempi ordinari, della legislatura".

Per ora nessun nome sul tavolo

Il segretario non mette in campo, per ora, una candidatura alternativa, perché "fare nomi vuol dire bruciarli". Ma spiega che con le capigruppo tornerà a informare i grandi elettori Dem a ogni passaggio: bisognerà decidere con Giuseppe Conte e Roberto Speranza se fare un nome di bandiera nelle prime tre votazioni (si cita Anna Finocchiaro) o votare scheda bianca. E poi che fare - l'ipotesi più quotata è uscire dall'Aula - se Berlusconi tenterà l'elezione al quarto scrutinio. Il Pd continua a lavorare a un "patto" largo su un nome "di garanzia" per il Quirinale, sul governo e sulle riforme dei regolamenti parlamentari (contro il trasformismo) e della legge elettorale (centristi e Iv vorrebbero il proporzionale). La proposta viene rivolta a Leu e M5s - ma Conte non risponde all'appello - poi agli azionisti dell'attuale maggioranza. Lo schema indicato, "garantendo Draghi", potrebbe portare sia il premier al Colle, sia il Mattarella bis. E la relazione mette d'accordo tutti, in una direzione in streaming lunga quattro ore.

Le posizioni dei Dem

Ma tra le righe emergono accenti diversi, i primi distinguo. Più d'uno chiede a Letta un'iniziativa con una candidatura. Lo fa Goffredo Bettini, che vuole Draghi a Palazzo Chigi. E anche Orfini, che invoca il Mattarella bis. Secondo Orlando bisogna prepararsi anche allo scontro. E Franco Mirabelli, dell'area che fa capo a Dario Franceschini, invoca la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi. Stefano Bonaccini e Cesare Damiano dicono al contrario che sarebbe un errore escludere Draghi al Colle. Alessandro Alfieri, dell'area che fa capo a Guerini e Lotti, pone l'accento sulla continuità del governo.

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Boschi: candidatura Draghi non va bruciata

Invece sul nome di Mario Draghi la presidente dei deputati Iv, Maria Elena Boschi, a Il Foglio, spiega: "Un anno fa abbiamo chiuso l'esperienza Conte, nonostante il Pd minacciasse o Conte o voto. Se oggi abbiamo Draghi è grazie al coraggio di Italia viva. Tutto possiamo fare tranne bruciare il suo nome. Per Draghi al Quirinale serve una proposta ben più ampia del Pd".

Il palazzo del Quirinale, Roma, 16 dicembre 2021.  ANSA/ETTORE FERRARI

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Mentre la Lega guarda già ai primi temi che dovrà affrontare il futuro capo dello Stato. "Il prossimo Presidente della Repubblica, che ricopre anche la carica di Presidente del Csm, dovrà avere ben chiara la necessità di una riorganizzazione della Giustizia a partire da una profonda e radicale riforma del Csm: abbiamo vissuto e stiamo vivendo scandali inaccettabili", sottolineano fonti della Lega. "Per il Quirinale serve un profilo liberale e garantista", aggiungono dal Carroccio.

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