Sara Cunial, per la deputata no vax torna l'obbligo di esibire il Green pass alla Camera

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A Montecitorio si entra solo con il pass sanitario. Lo ha deciso il Consiglio di giurisdizione della Camera dei Deputati, in merito alla richiesta di esonero della parlamentare ex 5S di essere sollevata dall’obbligo di esibire il certificato. Negli scorsi giorni le era stata concessa questa possibilità. I membri delle Camere, si legge nella decisione, "non devono ledere la salute altrui, come ogni altro cittadino"

 

In Parlamento si entra solo se in possesso di Green pass. Lo ha deciso il Consiglio di giurisdizione della Camera dei Deputati, respingendo la sospensiva per la deputata no vax Sara Cunial (CHI È). L’ex esponente del MoVimento Cinque Stelle aveva presentato ricorso per essere esonerata dall’obbligo di esibire il certificato verde per entrare a Montecitorio. Inizialmente le era stata concessa l’autorizzazione, adesso il dietrofront: non c’è nessuna ragione d’urgenza che giustifichi la deroga alla regola generale, in vigore per tutti i lavoratori italiani – pubblici e privati – dallo scorso 15 ottobre. La risposta del Consiglio è valida anche per gli altri sette deputati della componente di Alternativa che si erano aggiunti al ricorso di Cunial.

Gli altri ricorsi contro il Green Pass

Anche al Senato sono state presentate in tutto 16 istanze simili a quella di Cunial, alcune di queste con le firme di Laura Granato, Michele Giarrusso, Gianluigi Paragone e Carlo Martelli. Tuttavia, la decisione che arriva dal Consiglio di giurisdizione della Camera, firmata dal presidente Alberto Losacco, parla chiaro: i deputati e i senatori “devono ricondurre ogni loro ipotetico sacrificio o disagio rispetto alla condizione di ogni altro cittadino all'insieme di responsabilità, potestà, diritti e doveri che compongono lo status di parlamentare in carica”. 

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“I parlamentari non devono ledere la salute altrui”

Il Consiglio ritiene che sia i vaccini anti Covid-19 che i tamponi siano strumenti che, “pur non potendo scientificamente garantire la certezza in assoluto della loro efficacia ed attendibilità, offrono al riguardo un significativo tasso di probabilità statistica, ed in ogni caso costituiscono attualmente le uniche misure concrete che le Istituzioni possono porre in essere nel doveroso perseguimento della tutela della salute individuale e collettiva, garantita dall'articolo 32 della Costituzione”. Inoltre, nelle due ordinanze firmate oggi con cui si tratta il tema delle richieste di sospensive, si afferma che lo strumento diagnostico del tampone “comporta, per la persona che vi si sottopone, un'invasività obiettivamente minima”. Il Consiglio ritiene che i membri del Parlamento siano tenuti, al pari e più di ogni altro cittadino, a "non ledere né porre a rischio con il proprio comportamento la salute altrui, in osservanza del principio generale che vede il diritto di ciascuno trovare un limite nel reciproco riconoscimento e nell'uguale protezione del coesistente diritto degli altri", come osservato dalla Corte costituzionale.

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"Le regole valgono per tutti"

Esprime soddisfazione per la decisione Gregorio Fontana, deputato di Forza Italia e questore della Camera: "La sentenza di oggi conferma la piena vigenza e validità dell'obbligo di certificato sanitario per entrare alla Camera, una decisione che ristabilisce, anche per i parlamentari, le regole che valgono per tutti i cittadini". Così anche Andre De Maria, deputato Pd e segretario di presidenza della Camera, secondo cui "si è così ristabilito il valore delle stesse regole per noi parlamentari e per tutti i cittadini, insieme a una condizione di sicurezza sanitaria. Auspico che ora tutti rispettino con rigore e correttezza le regole. Alla Camera come in tutto il Paese". 

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