Manovra, scontro Lega-Pd sulle pensioni e nodo risorse. La discussione resta aperta

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La proposta di Salvini di applicare Quota 102 per due anni è stata respinta dall’esecutivo. Letta chiede un meccanismo flessibile, in particolare per lavori gravosi e donne. Il governo cerca una soluzione che metta tutti d’accordo anche su altri temi, ma che soprattutto tenga conto dei fondi disponibili. Giovedì potrebbe essere il giorno dell’approvazione della legge di bilancio

Non solo la diversità di vedute fra Lega e Pd sul tema delle pensioni, ma soprattutto la necessità di far quadrare i conti. La corsa dell'esecutivo verso l'approvazione della manovra rimane irta di ostacoli. Dopo l'approvazione del Dpb, il documento progammatico inviato a Bruxelles, che ha fissato l'impianto entro quale muoversi, adesso il governo deve sciogliere gli ultimi nodi per approdare alla legge di bilancio. Il via libera potrebbe arrivare giovedì 28, prima che il premier Draghi si concentri sull'impegno del G20 a Roma.

Come superare Quota 100

Innanzitutto, c'è da superare Quota 100. L'esecutivo ha respinto la proposta di Matteo Salvini di applicare Quota 102 per due anni, perché creerebbe uno scalone. Si starebbe lavorando su un meccanismo con età fissa di uscita a 64 anni fino al 2024 e contributi crescenti. La Lega in particolare ha provato a insistere sul meccanismo di Quota 102 per il 2022 e il 2023, ma dall'esecutivo avrebbero ribadito il "No" alla proposta, che era già stata respinta nel Cdm sul Dpb della scorsa settimana, nel corso del quale Franco aveva proposto Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023. Ora il governo avrebbe aperto alla possibilità di tenere per tre anni ferma l'età di uscita a 64 anni e aumentare gradualmente i contributi (38 anni nel 2022, 39 nel 2023, 40 nel 2024). é Enrico Letta è contrario al sistema delle Quote e chiede di intervenire con un meccanismo flessibile, in particolare per lavori gravosi e donne. Da considerare non c'è solo il disaccordo fra Lega e Pd, ma anche il parere dei sindacati, che hanno già bocciato la proposta del governo sulle pensioni. Un nuovo tavolo con le sigle confederali e una riunione della cabina di regia dovrebbe precedere l'approdo della manovra in Cdm. 

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Come potrebbe cambiare il reddito di cittadinanza

Pensioni e non solo. Altro capitolo importante della legge di bilancio è il reddito di cittadinanza. Nel Dpb (Documento programmatico di bilancio) inviato a Bruxelles, si parla del rifinanziamento del sussidio, con un fondo aggiuntivo da 1 miliardo per il 2022. Il “tesoretto” di questa misura sarà nel complesso pari a circa  8,8 miliardi di euro, ma il costo potrebbe salire perché il numero dei beneficiari ha continuato ad aumentare nonostante il rimbalzo dell’economia e la creazione di oltre 500mila posti di lavoro. L'analisi dei numeri, ma anche le notizie di cronaca suggeriscono che le frodi sul Reddito di cittadinanza sono parecchie soprattutto attraverso il lavoro nero. Oggi i beneficiari non ricevono più il sussidio solo se rifiutano tre proposte di lavoro da parte del loro centro per l’impiego, ma ciò difficilmente si verifica.  "Di qui l’idea - scrive il Corriere -  che chi beneficia del Reddito ne perderebbe una parte già al primo rifiuto di un’offerta di lavoro oppure, più probabilmente, a partire dal secondo rifiuto. Questi due interventi dovrebbero far risparmiare almeno 700 milioni rispetto all’aumento di 1,5 miliardi temuto nel costo del Reddito di cittadinanza l’anno prossimo". Quasi certamente inoltre saranno inaspriti i controlli per evitare appunto che il beneficio venga destinato soltanto a chi ne ha realmente diritto.

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Il nodo delle risorse e il capitolo bonus

Ma il nodo principale resta quello delle risorse, perché per aumentare (si parla di circa un miliardo) i fondi della manovra, bisogna trovarli o toglierli altrove. Ancora da definire è anche il capitolo del taglio delle tasse, tanto spinoso che la decisione potrebbe essere rinviata all'iter parlamentare della manovra: Draghi e Franco vorrebbero destinare gli 8 miliardi disponibili a tagliare il cuneo per i lavoratori, ma centrodestra e imprese insistono per cancellare o almeno ridurre l'Irap. Sul capitolo dei bonus si annuncia un'altra battaglia. Perché l'estensione al 2023 dell'incentivo al 110% non solo per i condomini ma anche per le villette, come chiedono tutti i partiti, avrebbe costi troppo elevati, secondo le stime del governo. Non è escluso che alla fine venga concessa una proroga di pochi mesi - da giugno a dicembre 2022 - anche per le abitazioni unifamiliari, ma le perplessità dell'esecutivo restano, visto che la misura nel lungo periodo è insostenibile e la ripresa dell'economia la rende meno essenziale a spingere il settore edile. Il Pd, con il ministro Dario Franceschini, insiste anche per il bonus facciate, già bocciato in Consiglio dei ministri da Draghi, anche con una riduzione della percentuale dal 90% al 70%. Senza dimenticare il leader M5s Giuseppe Conte, che preme per la proroga (ad oggi non prevista) del 'suo' cashback.

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