Il risultato delle Comunali, con la vittoria del Centrosinistra a Milano, Napoli e Bologna e il ballottaggio a Roma e Torino con il Centrodestra, apre nuovi scenari nelle coalizioni, in vista soprattutto del voto nazionale e, prima ancora, della partita del Quirinale
Il voto, complesso e articolato delle Amministrative consegna alle cronache un’Italia diversa, nuovamente bipolare, ma al tempo stesso incline a un sentimento -politico s’intende- in cui tornano anche spinte proporzionali. Tutto e il contrario di tutto, insomma. Coalizioni disegnate ma eterogenee. Movimenti al centro ma ancora troppo acerbi. Leader in cerca d’autore e di squadra. Visione del futuro diversa. E, in mezzo, nei prossimi mesi, c’è la partita del Quirinale, che potrebbe portare un ulteriore scossone alle forze politiche (LO SPECIALE ELEZIONI 2021, IL LIVEBLOG).
Il voto nelle città, i risultati e l'alta astensione
L’analisi del risultato elettorale, sebbene si votasse in quasi 1.200 comuni, 19 dei quali capoluoghi di Provincia, è stata inevitabilmente monopolizzata dalle principali città del Paese - Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna - cui aggiungere quantomeno Trieste e Salerno. Più di 12 milioni gli italiani che erano chiamati alle urne. Con il voto per la Regione Calabria e le suppletive per la Camera nei collegi di Siena e Roma-Primavalle. Se in Calabria ha prevalso nettamente il candidato di Centrodestra l’azzurro Occhiuto, i due nuovi deputati saranno il segretario Dem Letta, che vince la sua scommessa personale tornando a Montecitorio dopo 6 anni, e l’altro Pd Casu. Per il resto Democratici vincenti al primo turno a Milano, Napoli e Bologna, ballottaggio con il Centrodestra a Roma e Torino. Ma a colpire - in tutti i sensi - è stata l’astensione. Su cui si concentra soprattutto il leader della Lega Salvini con un mea culpa messo sul tavolo prima di ogni altro. Un’astensione record…con un crollo dei votanti, pari appena al 54,7% degli aventi diritto. Segno di una campagna elettorale poco avvincente e poco coinvolgente, di candidati poco conosciuti…o, forse, di una saturazione da messaggio politico, o, più semplicemente, da disaffezione. Da colmare. La riflessione tra i partiti è già aperta.
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Nuovo bipolarismo con l'ombra del proporzionale
Tutti concordano su quello che appare ormai un nuovo bipolarismo in essere. Più o meno muscolare, come si narrava un decennio addietro? Sarà da verificare. Sta di fatto che le coalizioni sono chiare. O quasi. Da una parte il Centrodestra, dall’altro il Centrosinistra: come saranno articolate di qui alle prossime Politiche è tutto da vedere. Già, perché, se a destra c’è un’ala governativa che va da Forza Italia alla Lega di Giorgetti e dei Governatori e, in parte a quella salviniana, a fronte di un'opposizione che poggia su Giorgia Meloni, nell’altro campo l’asse Letta-Conte deve ancora tradursi in un’alleanza solida tra Pd e M5S. In mezzo però c’è molta voglia di proporzionale.
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Il Centrodestra, cercasi leader e riscatto
Il mea culpa di Matteo Salvini, tallonato e spesso superato da Fratelli d’Italia.
La resistenza di Giorgia Meloni che non vuole parlare di sconfitta e rilancia sul voto anticipato con Draghi al Colle. La soddisfazione di Forza Italia che più per il risultato sul territorio (ad eccezione dell’importante successo in Calabria con l’azzurro Occhiuto) si gode la propria indispensabilità in una coalizione cui serve un collante, che oggi appare essere ancora e solo Silvio Berlusconi. Questi gli ingredienti emersi dal voto. Le politiche sono lontane. Ma non è detto… non è così scontato, quantomeno. E allora il tempo stringe. Al netto della battaglia per i ballottaggi, soprattutto a Roma e Torino, dove, certo, un ribaltamento delle proiezioni e un successo, cambierebbero la prospettiva e l’analisi del voto, lo sguardo di Salvini (e Giorgetti), Meloni e Berlusconi-Tajani, è tutto rivolto al voto nazionale. Ma prima c’è il Colle. E non è poco per le future dinamiche interne.
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Il Centrosinistra, cercasi nuova coalizione
Nel campo opposto... Da un lato il successo del Pd.. dall’altro l’atteso ma comunque molto poco incoraggiante risultato dei 5 Stelle. In mezzo quel campo largo, tutto da costruire, che Enrico Letta in primis, e Giuseppe Conte a ruota, vogliono per guardare con maggiore fiducia alle Politiche, che entrambi chiedono (e sperano) si tengano nel 2023, e cioè a fine legislatura. In mezzo però ci sono i nuovi rapporti di forza, che non sono più quelli delle ultime elezioni e della conseguente e attuale rappresentanza parlamentare pentastellata e democratica. Che pure c’è… e conterà -vedremo più avanti- nella partita del Colle. In mezzo però ci sono anche i mille rivoli… le tante altre forze politiche da far coesistere, cosa non facile, e che vanno da Calenda (fresco e forte di un importante riscontro anche personale a Roma) e le varie anime di Sinistra. Tutto per condire e preparare al meglio la coalizione anti-destre, come ama chiamarla il segretario Dem. Si parte però dall’analisi del voto, da Amministrative che hanno registrato da un lato la grande soddisfazione in casa Pd per il risultato elettorale che porta i Democratici a essere quasi ovunque il primo partito e soprattutto il successo al primo turno nelle città di Milano, Napoli e Bologna, con accanto il ballottaggio di Torino, dove non era affatto scontato il sorpasso al primo turno, e Roma con la sfida Gualtieri-Michetti che archivia l’era Raggi nella Capitale. Amministrative che però hanno anche visto un risultato che, seppur preventivato, appare in ogni caso negativo per i 5 Stelle, e, forse, anche temperato da una discesa in campo personale di Giuseppe Conte con le sue piazze piene. Insomma, un voto in chiaro scuro per la potenziale coalizione.
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Movimenti al Centro tra Calenda, Renzi e altri
Se le coalizioni presentano le caratteristiche appena indicate, quel che risulta evidente è che al Centro qualcosa si muove. In funzione di una possibile modifica della legge elettorale in senso proporzionale o meno, chissà? Di certo non solo l’attivismo di Italia Viva e Matteo Renzi (anche in chiave parlamentare e vista Colle) ma anche la nuova forza di Calenda (forte del voto romano) e tanti altri parlamentari si muovono in quella direzione.
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Il Premier Draghi tira dritto
Chi tira dritto per la sua strada, verso riforme, progetti e Pnrr è di sicuro Mario Draghi. Dopo semplificazione, Governance del Recovery, Pubblica Amministrazione, Giustizia penale e civile… è la volta della Delega fiscale. Tutte riforme necessarie per ottenere i finanziamenti del Pnrr. Come a dire: nessuna perdita di tempo è ammessa, attenzione ai temi concreti e una navigazione necessariamente tranquilla verso il rilancio innanzitutto economico del Paese. Il resto si vedrà
La corsa al Colle
E il resto …e che resto …. è anche il Colle. La partita è cominciata. Qui le carte sono coperte. E i giochi e le decisioni arriveranno a ridosso della scadenza di fine gennaio. All’ultimo…come sempre o quasi. Ma tutto si muove già da tempo. “Deciderà il Parlamento” …ha risposto più volte il premier a chi gli chiedeva di un suo possibile passaggio da Chigi al Quirinale. In molti vedono un messaggio di disponibilità. Ma le variabili sono molte. Lo stesso Draghi ha spiegato che al Paese serve stabilità e continuità. Come abbinare questa necessità all’elezione del nuovo Presidente è ancora da verificare.