Riforma del catasto sì o no? Cosa ne pensano partiti e parti sociali
L’adeguamento è un passo necessario per poter spendere i fondi del Recovery Fund. Il governo potrebbe inserire l’aggiornamento del catasto nella riforma fiscale. Lega e Forza Italia hanno dichiarato di essere contro “qualsiasi" intervento sulle tasse sulla casa. “Non si prospettano aumenti ma solo una migliore distribuzione dell'onere", dichiara la sottosegretaria all'Economia Maria Cecilia Guerra. Ecco le posizioni in campo
Già a metà agosto il ministero dell’Economia ha inserito nell’atto di indirizzo alle amministrazioni fiscali per il triennio 2021-2023 l’aggiornamento degli archivi catastali. Adesso potrebbe inserire nella riforma fiscale anche la revisione del catasto, un passo necessario per poter spendere i fondi del Recovery Fund. Ma il tema di una riforma divide partiti e parti sociali
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Tra i partiti, decisamente contrari Lega e Forza Italia, che hanno dichiarato di essere contro “qualsiasi" intervento sulle tasse sulla casa. Matteo Salvini chiede al premier Draghi di "stoppare la voglia di tasse del Pd". Il M5S ritiene che la riforma catastale non sia una priorità al momento per rilanciare l'occupazione e la crescita nel Paese
Riforma catasto, rischio aumento tasse
"Forza Italia è contraria a patrimoniali e a nuove tasse sulla casa”, ha dichiarato Antonio Tajani. “Sulla riforma del fisco Forza Italia propone di partire dal testo in discussione in Parlamento. Si tratta di una legge delega. Nel dettaglio diremo la nostra quando ci saranno i decreti delegati. Apprezziamo la linea esposta da Draghi in Confindustria: no ad aumenti delle tasse”
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Favorevole al cambiamento la sottosegretaria all'Economia Maria Cecilia Guerra. "Molti proprietari hanno paura che riforma significhi aumento delle imposte sugli immobili - spiega Guerra - perché vi è una comunicazione falsata. In realtà, non si prospettano aumenti ma solo una migliore distribuzione dell'onere"
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Negli anni la situazione delle città è cambiata. Ci sono case che hanno acquisito un valore più alto perché nella zona sono migliorati i trasporti o i servizi, ad esempio una nuova fermata di metropolitana o un ospedale. I valori catastali però non sono stati aggiornati
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"Così vi sono proprietari che pagano un'imposta non realistica rispetto al valore della casa, mentre altri pagano di più per immobili in aree interne che hanno perso valore col tempo”, fa notare Guerra
Riforma del catasto, dai vani ai metri: cosa può cambiare e chi rischia di pagare di più
Nell’ipotesi di riforma, le prime case resterebbero esentate. Con le nuove regole il Fisco non incasserebbe di più ma verrebbero riequilibrati i criteri, in modo che, per esempio, chi vive in periferia paghi meno e chi ha casa in una zona di pregio spenda di più
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Tutto questo passerebbe attraverso una rivalutazione delle rendite al valore medio di mercato, il conteggio dei metri quadrati anziché i vani e una riduzione delle categorie nelle quali sono suddivisi gli immobili
"Quindi intervenire sul catasto non significa affatto aumentare le imposte ma fare un'operazione di verità e equità", ribadisce la sottosegretaria. “Chi pagherebbe di più è solo perché possiede un immobile che negli ultimi anni ha acquisito maggior valore”
Simile la posizione dei sindacati: la Uil ritiene necessaria la riforma del catasto per "riportare equità nella tassazione sul mattone, annunciata più volte nel corso degli ultimi anni e mai attuata”. La riforma - afferma il sindacato – è attesa da più di 30 anni, dato che l'ultima revisione degli estimi catastali è datata 1989
“Bisogna partire da una revisione dei valori catastali vecchi, iniqui e che non corrispondono al reale valore degli immobili, eliminando i paradossi attuali per cui case di pregio nei centri storici hanno rendite catastali basse, mentre immobili situati in periferia e costruiti più recentemente hanno rendite catastali alte”
Sulla stessa lunghezza d'onda Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma: la riforma del catasto "è assolutamente necessaria per assicurare equità", perché "la sperequazione delle basi imponibili porta a uno squilibrio del prelievo"
Secondo Dondi, la riforma non si configurerebbe come una ‘nuova patrimoniale’, come alcuni accusano, perché "l'imposta esiste già: si tratta di compiere una redistribuzione. Il presupposto è la riduzione dei divari tra i diversi territori, che non si può garantire a livello locale quanto invece a livello nazionale"
Secondo l’ad di Nomisma la riforma non porterebbe un aggravio delle imposte. "La paura di aumenti fiscali è inopportuna. Piuttosto, bisogna far sì che non ci sia più qualcuno che paghi più del dovuto" a causa di valori catastali non allineati ai valori di mercato e accatastamenti non aggiornati all’interno delle città
Non la pensa così Confedilizia: "Se c’è un'urgenza in campo immobiliare non è certo la riforma del catasto, bensì una netta riduzione della tassazione, specie quella di natura patrimoniale. Basti pensare al fatto che, dal 2012, l'Imu pesa 12-13 miliardi in più ogni anno rispetto all'Ici", afferma il presidente Giorgio Spaziani Testa
"Ogni volta che si è pensato di intervenire sugli estimi catastali si è dato luogo ad aumenti di imposizione. Se la riforma viene fatta per dare seguito alle richieste che provengono dall'Europa, l'aumento di tassazione è certo, visto che nei documenti della Commissione è espressamente indicato questo obiettivo"
Quanto all'obiettivo di giustizia fiscale, Spaziani Testa nota che "le iniquità esistono nel catasto così come in tanti altri comparti. Ma esistono anche strumenti, attivabili dall'Agenzia delle entrate e dagli stessi Comuni, per correggerne molte"
Secondo Confedilizia il governo dovrebbe invece ridurre il carico fiscale: "Si inizi eliminando la patrimoniale sugli immobili inagibili, che ancora ne sono soggetti, e nei piccoli centri, quelli in via di spopolamento, dove gli immobili hanno valore zero non essendo né abitabili né vendibili o affittabili. Togliere l'Imu nei Comuni fino a 3.000 abitanti costerebbe appena 800 milioni di euro"