
Riforma del catasto, dai vani ai metri: cosa può cambiare e chi rischia di pagare di più
Il governo sarebbe pronto a inserire nella riforma fiscale anche la revisione del catasto. Ma il tema divide la maggioranza e i tempi si allungano. I cambiamenti più significativi sarebbero diversi: il valore di reddito potrebbe essere affiancato da quello medio di mercato e le molte categorie catastali potrebbero essere drasticamente semplificate

Un sistema per un nuovo catasto diventa un'ipotesi sempre più concreta. Se ne parla già da metà agosto, cioè da quando il ministero dell’Economia ha inserito nell’atto di indirizzo alle amministrazioni fiscali per il triennio 2021-2023 l’aggiornamento degli archivi catastali. Adesso, secondo le indiscrezioni, il governo sarebbe effettivamente pronto a inserire nella riforma fiscale anche la revisione del catasto. Ma il tema divide la maggioranza e i tempi si allungano
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Lega e Forza Italia sono contro "qualsiasi" intervento sulle tasse sulla casa. Ma è tutto il centrodestra a puntare il dito contro un vero e proprio "affronto al Parlamento", attacca anche Fdi, visto che a fine giugno le commissioni Finanze di Camera e Senato, dopo un lunghissimo ciclo di audizioni, hanno prodotto un articolato documento con le proposte condivise per la riforma del fisco e in quelle carte si era scelto di non citare la questione del valore catastale degli immobili
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Per stemperare la polemica politica, però, nel testo che arriverà in Parlamento potrebbe esserci un'indicazione molto generica, che cita il tema ma rinvia la vera discussione al dibattito parlamentare sulla delega o ancora più in là a quello sui decreti attuativi. L'intero pacchetto, infatti, non entrerà in vigore prima del 2023

I cambiamenti più significativi per il catasto, sarebbero diversi: si ipotizza che l’indicazione dei vani catastali lascerà lo spazio ai metri quadrati. Il valore di reddito potrebbe essere affiancato da quello medio di mercato e le molte categorie catastali potrebbero essere drasticamente semplificate, fino al punto di cancellare la separazione tra case popolari e di lusso. A fare la differenza potrebbe invece essere la fattura e tipologia edilizia, l'affaccio, l' ''intorno'' e i servizi

VANI - Il valore di una singola unità immobiliare sarà dato dal valore unitario della propria categoria in una singola zona. Nella precedente ipotesi di riforma a questo si sarebbero applicati dei correttivi, per aumentare o diminuire questo parametro, prevedendo poi di moltiplicare il risultato per la superficie in metri quadrati. Di fatto si mandano in pensione i vani catastali

CATEGORIE - Potrebbe arrivare l'indicazione di suddividere tutti gli immobili in due grandi gruppi, in base alla destinazione d'uso. Da una parte le unità Ordinarie, dall'altra quelle Speciali

Nello specifico, il processo per stimare il valore dei cosiddetti immobili Ordinari utilizzerebbe il metro quadrato come unità di misura, specificando i criteri di calcolo della superficie dell'unità immobiliare

Mentre per quelli Speciali potrebbero entrare in gioco funzioni statistiche per determinare valore di mercato, localizzazione e caratteristiche edilizie dei beni per ciascuna destinazione catastale. Le possibilità di successo si basano anche sulla sinergia tra Entrate e Comuni nella determinazione dei nuovi valori catastali dei beni e nel loro aggiornamento periodico

CENTRO-PERIFERIA - Il nodo da sciogliere è anche quello del divario che esiste tra i valori dei centri storici e quelli delle periferie

Per avvicinarsi a un riequilibrio l'ultima ipotesi di riforma prevedeva l'affiancamento al 'reddito' così come è ora calcolato, di un ulteriore parametro, una sorta di valore medio di mercato degli ultimi anni. Già da molto tempo, infatti, negli atti di compravendita oltre al valore catastale viene indicato anche il prezzo reale d'acquisto, senza che quest'ultimo abbia impatto sulle imposte da pagare