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Elezioni regionali 2020, 5 governatori scrivono a Mattarella: no al voto il 20 settembre

Politica
©Ansa

Continua lo scontro sulla data del voto. Il governo spinge per l’Election day il 20 settembre, ma i presidenti delle Regioni in cui si andrà alle urne - Liguria, Puglia, Veneto, Campania e Marche - vogliono anticipare a luglio. Così Toti, Emiliano, Zaia, De Luca e Ceriscioli hanno lanciato un appello al capo dello Stato: la proroga della data “sta assumendo i contorni di una decisione politica”

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Continua lo scontro tra il governo e 5 governatori sulla data delle prossime elezioni regionali. Mentre l’esecutivo spinge per il 20 settembre, i presidenti di Liguria, Puglia, Veneto, Campania e Marche vorrebbero anticipare a luglio. Giovanni Toti, Michele Emiliano, Luca Zaia, Vincenzo De Luca e Luca Ceriscioli hanno minacciato "la rottura" dopo l'incontro con la ministra Luciana Lamorgese, che si è concluso con un nulla di fatto. Hanno deciso, così, di scrivere una lettera al capo dello Stato, Sergio Mattarella, per chiedere il suo intervento. Le votazioni erano state posticipate per l’emergenza coronavirus (GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA - LO SPECIALE - GRAFICHE). La linea del governo è quella di un election day che includa, oltre alle Regionali, anche le Comunali e il referendum sul taglio dei parlamentari. Obiettivo dei governatori è invece far votare un emendamento al decreto sulle prossime elezioni che apra un ventaglio per le elezioni regionali dal 27 luglio. L'unica alternativa proposta dal governo sarebbe andare a votare il 6 settembre solo per le cinque regioni. 

La lettera dei governatori a Mattarella

Ma le 5 Regioni non ci stanno. La proroga della data delle elezioni regionali, che "può essere giustificata solo da ragioni sanitarie ed emergenziali, sta assumendo i contorni di una decisione politica e, ci sia concesso, basata sulla convenienza di parte, che a nostro avviso non può giustificare la compressione dell'autonomia legislativa regionale e il diritto di voto degli elettori", si legge nella lettera. I 5 presidenti sottolineano che “la difficile situazione” provocata dalla diffusione del coronavirus “ha sicuramente richiesto provvedimenti di natura emergenziale, con la necessità di un adattamento continuo dei rapporti tra Stato e Regioni, nel quale ci siamo impegnati in prima persona in continue riunioni e contatti con il governo. In questo contesto riteniamo che, nonostante i momenti difficili che abbiamo dovuto affrontare, non sia venuto meno il principio di leale collaborazione fino a quando non si è dovuto affrontare il tema del rinnovo delle legislature regionali in scadenza il 30 maggio prossimo”. “Si tratta di un argomento molto delicato – scrivono i governatori – perché coinvolge la durata di organi dotati di potere legislativo eletti a suffragio universale e diretto, dotati tra l'altro, ai sensi dell'articolo 122 della Costituzione, di potestà legislativa propria in ordine alla legislazione elettorale. La durata certa degli organi legislativi è un principio fondamentale dello Stato democratico”.

La richiesta dei governatori

Nella lettera, i governatori ricordano che “in considerazione della peculiare situazione sanitaria in atto, il governo ha ritenuto di disporre la proroga delle legislature regionali, per un periodo di tre mesi, ossia fino al 30 agosto 2020, disponendo però che, a differenza di quanto normalmente avviene, la data delle elezioni possa essere fissata soltanto nei 60 giorni successivi, ossia nei mesi di settembre e ottobre". "Di questa decisione, assunta in difformità dal parere reso dalle Regioni – continuano i cinque governatori – non è mai stata resa pubblica la motivazione sanitaria, che giustificasse come dal punto di vista dell'epidemia di Covid-19 vi siano maggiori rischi nel mese di luglio piuttosto che nei mesi autunnali, quando fin dai primi di giugno sono permesse tutte le attività economiche, culturali e sociali e financo gli spostamenti tra regioni. Al contrario, come anche si evince dal parere reso nei giorni scorsi dal Comitato Tecnico Scientifico, esigenze sanitarie sconsigliano fortemente di ritardare le elezioni verso i mesi autunnali, in quanto potrebbe aversi una recrudescenza del virus che porterebbe a dover rinviare la scadenza elettorale di ulteriori, troppi, mesi". "Riteniamo, inoltre – proseguono i governatori – assolutamente inopportuna la fissazione di una data che pregiudichi la riapertura delle scuole, mettendo a rischio i ragazzi nel rientrare in edifici frequentati da milioni di elettori".

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L’appello a Mattarella

La lettera si conclude: "Ci rivolgiamo quindi a lei, quale capo dello Stato e garante della Costituzione, per chiederle un suo autorevole intervento a tutela del principio di leale collaborazione tra gli organi della Repubblica su cui è fondata la nostra Costituzione, che rimetta al centro l'interesse pubblico alla tutela della salute e il principio democratico sul quale la Repubblica si fonda".