M5s, il senatore Di Marzio lascia e passa al gruppo Misto

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L’addio del senatore molisano si aggiunge a quello di altri 30 tra deputati e senatori che, nel corso della XVIII legislatura, hanno abbandonato le fila dei pentastellati. Tra addii volontari ed espulsioni 11 parlamentari M5s hanno lasciato da dicembre 2019 

Luigi Di Marzio lascia il Movimento 5 stelle per aderire al gruppo misto.
Il senatore molisano, classe 1951, ha annunciato in aula la sua decisione difendendo la scelta di aver firmato il referendum sulla legge costituzionale che riduce il numero dei parlamentari: "Di fronte a un'epurazione di fatto, di cui non posso che prenderne atto e ancorché con il rammarico di separarmi da colleghi integerrimi, per fugare qualsiasi dubbio in merito, formalizzo la mia decisione di aderire al gruppo misto".

Lasciano in 31, tra addii volontari ed espulsioni

Fra espulsioni decise dai probiviri e addii, sono 31 i parlamentari che hanno lasciato le file del M5s nel corso della XVIII legislatura. Undici dall’inizio dello scorso dicembre. Parlamentari cacciati o delusi, espulsi o fuggiti. Di Marzio è solo l’ultimo.
Prima di lui, lo scorso 9 gennaio, sono passati al gruppo Misto Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri.
Il 7 gennaio a lasciare il gruppo a Montecitorio è il siciliano Santi Cappellani. Il deputato catanese ha comunicato a Di Maio l'addio con queste parole: “Non avrebbe senso rimanere in una squadra in cui non ci si riconosce più” e perché “avvertivo da tempo la profonda frustrazione” di “non poter rappresentare il temine di cui ci fregiamo” e “non poter rispondere ai territori per non minare gli equilibri di questo o quel governo”.

L'addio di Angiola e Rospi

Il 3 gennaio lasciano il deputato pugliese Nunzio Angiola e quello materano Gianluca Rospi (anche loro per aderire al gruppo Misto alla Camera). Angiola, nel suo j'accuse contro i pentastellati scrive: “Il mio dissenso deriva dalla presa d’atto che, chi più chi meno, i vertici del movimento hanno preferito trincerarsi in una chiusura pregiudiziale nelle proprie granitiche convinzioni”. E Rospi aggiunge: “Non è più tollerabile una gestione verticistica e oligarchica del Gruppo parlamentare con il risultato che ristrette minoranze decidono per la maggioranza; il M5s non vuole più dialogare, con la base che si limita a veicolare le scelte prese dall’alto senza più essere portatrice di proposte”.

L'espulsione di Paragone

Espulso "d’eccezione" del 2020 è Gianluigi Paragone che, il 1 gennaio, viene cacciato dai probiviri per aver votato contro la legge di bilancio. L’ex giornalista televisivo, ha minacciato di portare in tribunale la sua espulsione. “Io da qui non mi muovo, resto incollato al mio scranno di Palazzo Madama” il suo commento “dovranno buttarmi fuori con la forza”. “Io non sono il distruttore del Movimento - la difesa di Paragone - Vorrei fosse ancora l’ariete contro il sistema. Contesto l’eccessiva timidezza”. A lui l’appoggio di Alessandro Di Battista: “Gianluigi è infinitamente più grillino di tanti che si professano tali. Non c’è mai stata una volta che non fossi d’accordo con lui”.

Fioramonti: "Il Movimento mi ha deluso molto"

Il 30 dicembre 2019 a lasciare è Lorenzo Fioramonti che dice addio al Movimento Cinque Stelle per iscriversi, "a titolo puramente individuale", al gruppo Misto. L'ex ministro dell'Istruzione (dimessosi in in polemica sui finanziamenti destinati dalla Manovra 2020 alla scuola) affida a Facebook le motivazioni della sua decisione: "Il Movimento 5 Stelle mi ha deluso molto. Esiste un senso di delusione profondo, più diffuso di quanto si voglia far credere. È come se quei valori di trasparenza, democrazia interna e vocazione ambientalista che ne hanno animato la nascita si fossero persi nella pura amministrazione, sempre più verticistica, dello status quo".

Lucidi, Grassi e Urraro passano alla Lega 

Il 12 dicembre i senatori Stefano Lucidi e Ugo Grassi e il deputato Francesco Urraro formalizzano l'addio al Movimento aderendo al gruppo della Lega. “Il mio dissenso – scrive Grassi - nasce dalla determinazione dei vertici del Movimento di guidare il paese con la granitica convinzione di essere i depositari del vero e di poter assumere ogni decisione in totale solitudine. Abbandonare il Movimento per me diventa legittima difesa”. “Non mi sento un criceto – il commento di Stefano Lucini, ex tesoriere del M5s, “esco dalla gabbia”.
 

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