Paragone cacciato dal M5S. Il senatore: "Sono stato espulso dal nulla"

Politica

La decisione del collegio dei probiviri motivata anche per il voto contrario sulla legge di bilancio. La reazione: "Quando perdi 2 elettori su 3 ti espelle il nulla, sono uno dei tanti elettori espulsi dal Movimento di Palazzo"

Il Movimento 5 Stelle ha espulso Gianluigi Paragone. La decisione è stata presa da Collegio dei probiviri, composto da Raffaella Andreola, Jacopo Berti e Fabiana Dadone. L'espulsione è già stata comunicata all'interessato e, tra le altre cose, viene motivata anche con il voto espresso in difformità dal gruppo parlamentare sulla legge di bilancio. “Sono stato espulso dal nulla. Quando perdi 2 elettori su 3 ti espelle il nulla. Sono uno dei tanti elettori espulsi dal Movimento di Palazzo”, le prime parole di Paragone (che poi su Facebook ha pubblicato la fotografia di una scritta a mano in stampatello).

Memoria difensiva giudicata insufficiente

Da quanto apprende l’Agi, il senatore Paragone ha presentato al Collegio dei probiviri del una memoria difensiva, che è stata però giudicata insufficiente per evitare l'espulsione. Il testo difensivo di Paragone non è stato valutato idoneo a superare le contestazioni rivolte al senatore, e cioè aver votato contro la legge di Bilancio ed essersi astenuto nel voto sulle dichiarazioni del premier, Giuseppe Conte.

Una mossa per fermare i dissidenti

La cacciata di Paragone era nell'aria. Da tempo il senatore ex M5S non risparmia critiche ai vertici e ai colleghi e sulla legge di bilancio ha votato contro. Ma l'espulsione di Paragone è anche un avvertimento per gli altri dissidenti: i vertici sono passati al contrattacco e, come già era accaduto nei mesi scorsi, non hanno alcuna remora a lasciare su malpancisti e fuoriusciti la responsabilità della tenuta della maggioranza. "Qualcuno va al Misto dicendo che c'è un problema di verticismo, ma sono gli stessi che venivano a chiedermi una carica", è la stoccata di Di Maio (intervenuto proprio oggi su Facebook) a Fioramonti, che non viene neanche citato. E la scure dei vertici potrebbe abbattersi, con sanzioni disciplinari, anche sui ritardatari nei rimborsi.

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